Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

CONFRONTI Leonardo Sciascia.La tentazione cattolica Gaspare Giudice Uno dei temi più intriganti dell'opera di Sciascia è il tema religioso e più precisamente il suo cattolicesimo. Da esso deriva l'immagine centrale ed emblematica di Todo modo, che è quella di un diavolo con gli occhialetti. Il diavolo, in questo romanzo, è il riflesso del personaggio di don Gaetano, che è il riflesso rovesciato, ma rovesciato, nonostante le intenzioni, solo fino a un certo punto, del personaggio del narratore, e questo è il riflesso abbastanza immediato dell'autore. In un'intervista rilasciata nell'estate del 1978, egli dice: "Il cattolicesimo è tentatore perch_i è nato nella sua sfera. Io ho tentato di fare definitivamente i conti con il cattolicesimo in Todo modo P• Cercò infatti con questo libro di scrivere un libello antimetafisico. Ma finì in esso col parlare piuttosto del proprio interiore dibattito religioso. Avveniva che nel modello illuministico del romanzo-pamphlet non riuscisse a escludere i dati e le tentazioni dell'irrazionale religioso. Certo i conti non li chiuse con Todo modo. Todo modo, al di là dell'essere un libello contro la Democrazia cristiana in Sicilia, è una vera e propria autoanalisi, un training psicoanalitico, tutto fatto per proiezioni, che vorrebbe mettere le cose definitivamente a posto con il suo Gattolicesimo. ("Mi assalì allora il pensiero, un po' molesto un po' ironico, che continuando così a riflettere e ad accusarmi, avrei finito col fare davvero gli esercizi spirituali: e sarei stato il solo, poiché tutti quegli altri che a fare gli esercizi erano venuti sembravano ed erano, del tutto alieni dal farli"). In realtà appunto come una cura psicanalitica nell'opinione dello stesso Sciascia ("Considero le cure psicanalitiche una vera e propria truffa di tipo religioso" 2 ), questa analisi non ha esito: il malato ne è irritato di più a dibauere il problema dentro di sé. L'uccisione di don Gaetano alla fine del libro, per quanto allusa come una paradossale esecuzione della giustizia divina (non crediamo che abbia molta importanza domandarsi se l'esecutore del delitto sia o non sia il personaggionarratore del romanzo), non è per niente catartica; non purifica niente, non libera l'autore dal suo complesso cattolico. Don Gaetano portaocchiali "a pincenez, colla montatura nera" che sono una copia esatta di quelli del diavolo rappresentato in una pittura nella cappella dell'Eremo dì Zafcr, che è l'albergo in cui si svolge il romanzo. Questa pittura è un rifacimento della tentazione di Sani'Antonio del Manetti, pittore del Seicento, che si trova nella chiesa di Sant'Agatino aSiona: il rimando è a una diabolicità millenaria. Affiancati, diavolo e don Gaetano costituiscono un' allegoria melanconica. Gli occhiali sono una sorta di tram ite, servono a scoprire un mondo in cui prevale il male, offrono una colpevole "correzione della natura", sono occhiali che rendono equivoco il mondo. La malinconia del gran prete, del "pretaccio" caduto nell'immaginazione di Sciascia durante una passeggiata tra le lave nere di Zafferana Etnea, è una malinconia profonda: riflette le sorti metafisiche degli uomini, anche quelle dei piccoli uomini siciliani, degli "ominicchi" della politica. Questi ultimi appaiono alla luce del disprezzo totale del diavolo prete, del narratore e dello scrittore e, vivi, sono già visti nella loro sorte infernale. Don Gaetano è il diavolo regista che li costringe, ancora vivi, nella bolgia dantesca dei ladri: "quelle loro voci che si levavanò nel Padrenostro, nell'Avemaria, nel Gloria con un che di atterrito e di isterico; la voce di don Gaetano, che succedeva alle loro, distante 34 e fredda: e da quella voce espressioni come 'misterioso messaggio', 'mistero della salvezza', 'antico serpente', 'spada che trafiggerà l'anima', si intridevano di un senso tutto fisico, non più metafore, ma eventi che stavano realizzandosi, che si realizzavano, in quel posto al confine del mondo, al confine dell 'infemo; che era l'Hotel di Zafer. In quel momento anche chi, come me, li vedeva nella abieLtamistificazione e nel grottesco, scopriva che c'era qualcosa di vero, vera paura, vera pena, in quel loro andare nel buio dicendo preghiere: quasi che fossero e si sentissero disperati, nella confusione di una bolgia, sul punto della metamorfosi". (Fra cento anni. questa scena dei ladri politici nella bolgia sarà probabilmente un'icona molto efficace per riconoscere l'identità morale di questa classe dirigente italiana della metà del nostro secolo). Don Gaetano è uno dei preti di Sciascia, il più sintomatico. È stato tanLevolle sottolineato come il tema dei preti sia centrale nei romanzi e nella sua saggistica, quasi un altro tema "ossessivo", dopo la mafia, e spesso in continuazione con questo. Perché tanto di frequente il prete si affaccia nell'immaginazione, come un rovello, a suggerire personaggi e riflessioni mai sufficientemente pacate, anzi tutte umorali, partecipate ·e parziali? Fu chiesto a Sciascia più di una volta perchè tanti preti nella sua opera. Le sue risposte parlavano soprattullo della responsabilità negativa dei preti nella storia e nel costume italiano e siciliano; Parlava di "due tipi di preti": "Ho conosciuto due tipi di preti. In primo luogo, il prete siciliano, spesso ignorante e anche peggio, voglio dire gaudente e privo di scrupoli( ...). L'altro tipo di prete, simboleggiato dal don Gaetano di Todo modo, è un prete colto; lctLerato, che appartiene più alla cultura cattolica francese che al l'italiana: Per trovare nella realtà l'equivalente di don Gaetano - un prete colto, intelligente, grande amatore d'arte ed estetabisogna arrivare ai cardinali in Italia. Io ne ho conosciuto solo uno" 3"È da loro e tramite loro che traggono origine molti dei mali che affliggono l'Italia. I preti mi interessano anche come personaggi: gli ignoranti perché ignoranti, materializzazione dell'intolleranza allo stato grezzo (qualcuno ha detto che il prete italiano sta tra il cane e il prete spagnolo); e i colti per il cinismo raffinato da secoli di espcrien1.a, per la tremenda saggezza che in loro si è accumulata" 4 Anche queste risposte sull'importanza dei preti nella sua opera, come sempre quando Sciascia doveva dare spiegazioni che lo riguardavano da vicino, non pescano a fondo. Ci devono essere infaLtianche ragioni più personali. Il prete deve essere stato una figura molto incidente, molto stigmatica nella visione del mondo del fanciullo, nella fantasia del ragazzo e dell'adolescente. Il prete, per il bambino, in quel paese siciliano, è un essere solitario, forse un po' misterioso, dotato di potere, ed esce ed entra in una grande chiesa che è sua, sembra; e dà il battesimo e sposa tra loro gli uomini e le donne; è una figura forte che compie le cose più importanti; entra nella sorte degli uomini, li accompagna alla morte e li congeda sulla tomba. Per Candido è "un uomo misterioso, chiuso nella sua veste nera, che meLtendosi addosso trine e damaschi ecco che faceva diventare l'ostia corpo di Cristo e otteneva che un morto salisse dal purgatorio al paradiso"; lo scherzo è dello Sciascia del 1977, non poteva essere del bambino

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