depositi abbandonati... È proprio quanto è accaduto all'Ozerlag: via via che la costruzione della "traccia" in direzione di Bratsk proseguiva, i campi rudimentali, costruiti quasi interamente in legno venivano abbandonati. L'inverno (che qùi dura sei mesi . pieni, con neve abbondante e un freddo che raggiunge i 50 gradi sottozero), le piogge torrenziali delle stagioni intermedie e i bisogni degli abitanti dei villaggi e borghi disposti la s_trada, hanno avuto come risultato lo smantellamento di quest'architettura del crimine. Nel 1956-57 i campi rimasti in funzione vennero ufficialmente chiusi e il processo di cancellazione delle tracce proseguì. Nella geografia e nella topografia locali si produsse come in un 'allegoria lo stesso processo che colpisce la memoria sovieticj: I '"arcipelago gulag" è una parentesi da chiudere. Questo processo, difficilmente concepibile per chi considera il mondo concentrazionario sovietico come una copia dei campi nazisti, ferma l'attenzione su una differenza decisi va tra l'uno e l'altro: se l'universo concentrazionario nazista va inteso in senso stretto come un luogo di ammassamento, dì massificazione, come l'incubo industriale o urbano di Metropolis spinto.all'estremo, il gulag realizza invece un modello molto più estensivo, disperso in dozzine e dozzine di colonie raggruppanti ognuna diverse centinaia o diverse migliaia di uomini lungo i trecento chilometri della "traccia". Si produce una circolazione continua dai luoghi di detenzione a quelli di lavoro posti fuori del campo, dalla foresta in cui si disbosca alle città e villaggi che gli zek vanno edificando, e da un campo all'altro-perché, ci dice un ex detenuto, si stava bene attenti a evitare che tra gli zek si formassero legami di solidarietà che potessero sfociare in movimenti di protesta contro le condizioni di lavoro, contro la fame o la nocività dei luoghi ... Il termine "arcipelago" si attaglia dunque alla perfezione a questa costellazione di "isolotti" scaglionata su quell'immenso cantiere che è I' Ozerlag, nel bel mezzo della taiga. Questa frantumazione di atolli penitenziari costituisce à sua volta solo un'infima parte dell'oceano del gulag ... In un solo settore esistevano quattro ospedali di fortuna suddivisi tra Taiset e Bratsk; di essi non restano in piedi che poche macerie, vicino alla strada ferrata, la cui ubicazione è. stata indicata dagli ex protagonisti del mondo dei campi con grande . esattezza.· Come tutte le "colonie", con le loro baracche di legno, le loro palizzate e le loro torrette che le fanno somigliare agli accampamenti degli antichi romani, questi ospedali erano tutti costruiti in legno - il che spiega il loro rapido e completo smantellamento. Tutte queste costruzioni er~o state fatte per durare soltanto per il tempo che sarebbe durato il grande cantiere... Questa particolarità mette in rilievo il secondo elemento la cui importanza ci colpì nel corso della nostra esplorazione: il ruolo economico fondamentale dei campi. Quali che fossero le basi politiche del terrore di cui erano vittime i "nemici del popolo" deportati nell' Ozerlag, tutto indica che essi vi furono deportati prima che per ogni altro motivo per far nascere in piena taiga "la vita moderna", là dove non esistevano prima che rari villaggi collegati tra loro da piste aleatorie; è grazie agli zek che l'esistenza sovietica, i segni della sua forza, il suo modello di sviluppo urbano e industriale fanno irruzione in questa regione; e gli zek diventano dei ·pionieri loro malgrado. Il treno, mezzo di comunicazione e trasporto sicuro, funziona in ogni stagione e diventa il simbolo di questa conquista dell'Est e della taiga da parte degli involontari eroi delJavoro sovietico; quali che siano le condizioni atmosferiche, essi aprono al treno la strada attraverso la fitta foresta, costruiscono la massicciata, posano le traversine. Taiset, un · brutto borgo fangoso, diventa un centro industriale e amministrativo, con il suo comitato di partito, la sua fabbrica chimica, il suo ILCONTESTO snodo ferroviario, e i suoi inevitabili casermoni uguali in tutto il mondo; lungo la strada ferrata sorgono piccole città - Cuna, Vikorievka ... - e villaggi dOve gli zek costruiscono scuole, uffici, case d'abitazione. I muri di questi posti non portano traccia del debito che hanno con gli zek, ma gli abitanti ·della regione abbastanza anziani da sapere le cose non ne fanno mistero e non esitano a volte a proclamarlo: "Cuna (o qualsiasi altra città della zona) non sarebbe esistita sen:z;agli zek". Allo. stesso modo certi ex detenuti rimasti nella regione dopo la loro liberazione considerano retrospettivamente i loro anni di prigionia essenzialmente sotto questo punto di vista - come il loro contributo alla"edificazione de_lsocialismo1 ' sotto questi cieli... Nell'Ozerlag si è assistito a un processo inverso rispetto a quello dei campi nazisti: il tessuto-locale ha in qualche modo riassorbito i campi e il mondo degli zek. Non soltanto sono state cancellate o disperse dagli uomini e dalla natura le tracce materiali delle colonie penitenziarie, così come una giungla inghiotte i resti di un aereo caduto; ma anche gli ex protagonisti di quest'arcipelago nell'arcipelago, detenuti e guardie curiosamente rimasti nella regione dopo la loro liberazione o lo smantellamento dei campi, si sono in qualche modo confusi nel paesaggio. I nostri a.miei di Memorial ci hanno raccontato più volte il caso dell'ultimo capo dell' Ozerlag, un certo colonnello Igneseev che, al tempo della sua gloria, ispezionava la "traccia" con un treno speciale sorvegliando lo zelo delle sue migliaia di schiavi, e che, invece di fuggire dai posti in cui ha esercitato le sue competenze, se ne è andato pacificamente in pensione restandosene a Bratsk: provocato dall'attività di Memoria! e dai dibattiti sul terrore staliniano, adesso moltiplica i suoi interventi sulla stampa locale per dimostrare quanto fossero umane, sotto la sua giurisdizione, le condizioni di detenzione nell'Ozerlag, e non ha paura di ricevere i nostri amici e discutere con loro; di mostrar ioro documenti confidenziali (presi dagli archivi dei campi) che ha conservato presso di sé. In modo non diverso, durante la nostra ' 1spedizione" le nostre guide hanno ritrovato nel vecchio villaggio di Kvitok,.preesistente ai campi, a qualche dozzina di chilometri da Taiset, un ex tenente preposto al controllo dei prigionieri dell' Ozerlag, oggi in pensione. "Diadia Vassi a", settuagenario dall'impressionante faccia da ubriacone, ha accettato di buona grazia di portarci - in una specie di jeep messa a nostra disposizione dal comitato del partito di Taiset - in alcuni dei luoghi dove; come lui dice, "ha lavorato". (Il voqibolario ha la sua importanza: gli ex funzionari e guardiani dell'Ozerlag insistono sulla loro condizione di "lavoratori" nell'ambito di questa grande impresa, e noi non abbiamo sentito nessuno che se ne indignasse.) In un idilliaco paesaggio d'agosto, abbiamo interrogato "Diadia Vassia" con una veemenza che stupiva i nostri amici di Memorial: "Dove sono sepolti i morti di questo ca.mpo?""Laggiù, laggiù, lontano ... " Il gesto è La ferrovia costruita dagli zek. 25
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