J ANTOLOGIA Dall'altraparte. Ovvero:come lo diciamo ai bambini? Gilnter Grass Questi brani fanno parte di un saggio di Grass del 1979compreso in Aufsatze zur Literatur (Luchterand 1980), tradotto da Roberto Menin e di prossima uscita presso l'editore Garzanti, che ringraziamo. Ci è sembrato interessante proporli come "altra faccia" del problema affrontato nello scrilto di Eroder. I tedeschi nati dopo la guerra, quelli stessi che hanno ricevuto risposte evasive, menzognere o ìngenue, come fanno a spiegare ai loro figli quello che successe allora, "nel nome del popolo tedesco", ad Auschwitz, a Treblinka, a Majdanek, e che tramandandosi di generazione in generazione rimarrà, senza cancellazioni, la colpa tedesca? Altri popoli sono più fortunati in maniera sospetta, cioè dimenticano più facilmente. (...) Solo ai tedeschi non sono concesse scappatoie. Quanto più si mostrano innocui, tanto più sembrano minacciosi ai loro vicini. Il loro successo economico non può nascondere il vuoto morale dovuto a una colpa incommensurabilé. Nessun appello all'innocenza di chi· nacque dopo il disastro, nessun riferimento ai delitti di altri popoli, nulla può discolparli. Li si mostra a dito, loro stessi si mostrano a_dito. Con la stessa pedantesca inesorabilità con cui hanno tollerato, pianificato e portato a termine lo sterminio di sei milioni di ebrei, i tedeschi si interrogano oggi sui motivi, sul motivo di tanto orrore, e vengono interrogati (di generazione in generazione con sempre maggiore insistenza) dai loro figli. La colpa rimane e si tramanda, in maniera vetero-testamentaria. Verso la fine degli anni Sessanta, io che avevo per anni messo sotto accusa gli altri, cioè la generazione dei miei genitori, venni a mia volta .interrogato dai miei figli, che allora avevano quattro, otto e, i gemelli, dodici anni. A seconda dell'età le domande erano: "Hanno ucciso col gas anche dei bambini?" Oppure: "E perché i bambini?" Le domande si perdevano magari in dettagli tecnici, come: "Che tipo di gas?" I numeri a sette cifre rimasero incomprensibili. Appena i figli più grandi ponevano domande sui motivi di tanta mostruosità, che rimaneva un'astrazione, i genitori si perdevano in spiegazioni di fatti complessi, che andavano motivati storicamente, socialmente, religiosamente. Un guazzabuglio di relazioni e connessioni la cui causalità sembrava semplicemente a~surda. L'interesse infantile si spostava allora su altre domande, rivolte al quotidiano: il criceto, il programma televisivo, le prossime ferie. ( ... ) [Quando mi trovai] per la prima volta in balia dell'interrogativo: Come lo spieghiamo ai bambini? fu relativamente facile chiarire lamiabiografia,qu~diunodella Gioventù hitleri~he aveva 17 anni alla fine della guerra e diventò soldato dopo l'ultima chiamata: io ero troppo giovane per essere colpevole. Ma ecco subito la domanda che non autorizzava nessuna risposta univoca: "E· se tu fossi stato più grande?" Io non potevo fare il garante di me stesso. L'antinazismo acquisito della mia generazione non garantiva l'immunità, perché ipericoli erano passati.Non era possibile escludermi a priori da qualsiasi partecipazione agli orrendi delitti nel caso avessi avuto semplicemente cinque, sei, sette anni di più, tant'è che ero oppresso da incubi terrificanti (e sempre più frequenti col procedere degli anni), nei quali io fallivo, mi rendevo colpevole. Non c'era più un confine netto· tra atti e misfatti reali e possibili. La discutibile fortuna di appartenere alla "classe d'età giusta" trovava espressione in frasi stentate eh~ riempivano il mio diario stimolate dalle domande dei miei figli. In qu«.llepagine trovarono posto anche gli appunti della campagna elettorale, le annotazioni dalla provincia. Il presente che portava le macchie del passato. La precarietà dell'idillio. Il frenetico "oggi"raggiunto ormai dallo "ieri". Slittamenti temporali della Germania. Anche il futuro già segnato dal pa~sato. Tracce striscianti che si potevano leggere in avanti o all'indietro. Dal diario di una lumaca. Così doveva intitolarsi il mio libro, nel quale volevo raccontare ai miei e ad altri bambini la storia della comunità ebraica attorno alla sinagoga di Danzica, intessuta dalla quotidianità post-bellica della campagna elettorale, attraversata reciprocamente da malinconia e utopia, e sottoposta al principio fondante del dubbio. Io volevo che i bambini, quelli che crescevano e che sarebbero cresciuti, intuissero la diversa dislocazione cronologica dei processi storici, gli effetti ritardati degli avvenimenti, non più alterabili con scorciatoie; avvenimenti che per un verso tras_cinavano con sé il progrçsso sociale, per l'altro alimentavano a piccole dosi •. quella colpa che si sarebbe poi ingigantita nel crimine immane: un fardello di cui non ci si poteva più liberare. Volevo insegnare ai bambini che ogni storia della Germania di oggi è iniziata già da secoli, che queste storie tedesche, con i loro fardelli di colpevolezza, non potevano cadere in prescrizione, non potevano finire.( ...) Nel frattempo il passato ci ha raggiunto per l'ennesima volta. Sconvolti, i figli adulti, quelli che crescono, i loro genitori più volte turbati e i nonni come sempre interdetti, tutti siedono davanti alle televisioni familiari e guardano la serie Olocausto. Gli esperti di statistica calcolano immediatamente le reazioni del pubblico:· ammissioni, orrore, rifiuto e approvazione. Alcuni scoprono che un particolare storico non corrisponde al vero, e considerano tutto il film come pura menzogna; gli altri si mostrano sconvolti, come se non avessero mai sentito, visto o letto prima di allora niente di simile. All'incirca: "Tutto questo non lo sapevamo!", "Non ce l'hanno mai mostrato così! Perché non ce l' - hanno detto prima?" Trentacinque anni dopo Auschwitz, i mezzi di comunicazione di massa festeggiano il loro trionfo. Ormai conta soltanto l'ampiezzadell 'effetto, l' entitàdell' audience.( ...) La questione "Come lo raccontiamo ai bambini?" troverà la sua calzante risposta in televi~ sione (tra uno spot pubblicitario e l'altro). A tutto ciò ci si vuole qui opporre. I successi dell'illuminismo triviale hanno sempre avuto, in ogni epoca, risultati superficiali. IL CONTESTO Per quanto siano dimostrabili (con sondaggi d'opinione) effetti quali il turbamento e l'orrore, la pietà e il rimorso suscitati sia nel singolo che nelle masse - queste furono le reazioni a Olocausto - tuttavia i mass-media non sono affatto in grado di mostrare l'articolazione complessa delle responsabilità, la "modernità" dello sterminio di massa. All'origine di Auschwitz non c'era la manifestazione della più bassa bestialità umana, bensì la ripetibilissimaespressione di una volontà guidata da criteri rigorosamente oggettivi, con responsabilità così ben distribuite da essere OJ;mairriconoscibili, e che si è affermata nella fuga generale dalle proprie responsabilità. Tutti quelli coinvolti o meno nel crimine agivano, coscienti o non coscienti, obbedendo a un intimo senso del dovere. Condannati furono soltanto quelli presi sul posto - che si chiamino Kaduk o Eichmann - ma coloro che, con obbedienza, li'hanno serviti alle loro scrivani e, quelli che avevano perso l'uso della parola, che non avevano niente a favore e niente contro, che hanno saputo e non hanno impedito; loro non sono stati sottoposti a giudizio, non si erano sporcati neanche un dito. A t\Jtt'oggi non è stata ancora fatta un'attenta valutazione della correitfi della Chiesa cattolica e di quella protestante in Germania. E però la corresponsabilità di entrambe le Chiese rispetto ad Auschwitz è dimostrata dalla passiva accettazione del crimine. (...) Non furono barbari o bestie sotto sembianze umane, bensì i dotti rappresentanti della religione, dell'amor prossimo a non impedire il crimine: loro sono ancor più responsabili dei grandi artefici sulla ribalta, siano essi stati Kaduk o Eichmann. ( ...) La chiesa_cattolica e protestante in Germania, con la sua viltà, si è resa complice inerme. Nessuna serie televisiva ne parla. La bancarotta morale del1' occidente cristiano, a ogni li.i vello, non si lascerebbe ridurre in una trama coinvolgente, emozionante, terrificante. E come lo diciamo ai bambini? Guardatevi dagli ipocriti. Non fidatevi dei loro umili sorrisi. Temete le loro benedizioni. I farisei della Bibbia erano ebrei, quelli di oggi sono cristiani. 19
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==