Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

nugae Jean Starobinski L'ordine del giorno Alda Merini Il tormento delle figure Sion Segre Amar Amico mio e non della ventura opuscula R. Koselleck - H. G. Gadamer Ermeneutica e istorica Enrica Salvaneschi Briciola. Storia faQtastica di un'idea. itinera Hannah Arendt Teoria del giudizio politico Leo Strauss Diritto naturale e storia opera Marie-Christine Pouchelle Corpo e chirurgia ali'apogeo del medioevo Martin Heidegger Principi metafisici della logica Immanuel Kant Epistolario filosofico· 1761-1800 Idra (n~ 2) semestraledi letteratura Saggi: A. Cavaglion, M. Marchi Testi: A. Canobbio, M. Bocchiola, S. D'Arzo Traduzioni da: S.Beckett, J.Federspiel, R.Walser Vladimir Dimitrijevic a colloquio con l' «Idra» il melangolo via di Porta Soprana 3/1 16123 Genova - te!. 010-203802 IL CONTESTO precisare. Il libro ha anzi questa caratteristica piuttosto sgradevole: di accogliere moltissime affermazioni della propaganda antisemita, limitandosi a rovesciarne il segno. Le accuse agli ebrei esteuropei di essere in gran parte comunisti, anzi stalinisti, sono accolte e rivendicate con fervore, per dimostrare che l' antisemitismo era in realtà una semplice copertura dell'anticomunismo. D'altronde, la tesi di fondo di Mayer non è altro che quella di Nolte, riformulata in un gergo politico leggermente diverso. Beninteso, una tesi storiografica non può essere condannata per associazione. Rimane però il fatto che molte delle osservazioni di Mayerpotevano essere in realtà riprese di peso dalla storiografia revisionista filonazista di Arthur Butz e Paul Rassinier (che difatti appaiono nella bibliografia) o anche _quellaneogiustificazionista di Ernst Nolte (che stranamente non compare). Il vero problema del libro di Mayer è un altro, e cioè la sua cecità nei confronti dell 'ovvio. Cercando analogie storiche per spiegare lo sterminio degli ebrei, M~yer va alla (prima) Guerra dei Trent'anni, ma più ancora ai massacri di ebrei in Renania durante la Prima crociata. È davvero il caso di andare così indietro, al Seicento e al XII secolo? Non ci si potrebbe fermare un po' prima, per esempio all'epoca del massacro degli armeni nel 1918? Hitler ce l'aveva ben presente. Magli armeni (e i turchi) non entrano bene nella dicotomia comunismo/ anticomunismo. Quindi Mayer non menziona gli armeni neppure una volta. Ma lasciando da parte le analogie, quel che davvero lascia esterrefatti nel libro è la totale omissione degli slavi. L'imbianchino austriaco, cresciuto in un 'isola tedesca circondata da un mare di slavi, aveva qualche idea in proposito. Ma per Mayer gli slavi non •esistono. Il fatto che ci fosse stato un conflitto tra slavi e tedeschi, che alla fine della guerra le perdite umane più elevate in assoluto furono tra polacchi, ucraini e bielorussi, non lo interessano; o meglio, lo interessano solo e soltanto se questi fatti possono essere ricondotti ali' anticomunismo.4 Mayer non menziona quindi (neppure in bibliografia) 1il lavoro di Fritz Fischer, che dimostrò la sostanziale continuità tra gli obiettivi di guerra tedeschi della Prima e della Seconda guerra mondiale. Fischer in altre parole ha dimostrato che il problema tedesco non va visto tanto in termini di origini del nazismo nella Germania guglielmina, quanto di continuità della storia tedesca dal 1871 al 1945. Ma Fischer non deve comparire, perché la sua posizione sconvolgerebbe lo schemadiMayer. Poco importa che Fischer abbia ispirato una intera generazione di storici di sinistra tedeschi.5 Escludere gli slavi presenta anche un altro vantaggio: non dover menzionare la collettivizzazione ucraina, che ovviamente ha molto a che vedere con le reazioni delle popolazioni slave all'occupazione tedesca, e in particolare il collaborazionismo. Mayer si dilunga molto sul comportamento delle nazionalità baltiche durante la guerra, ma si guarda bene dal menzionare le deportazioni sovietiche nel 194041. 6 Ma fu. soprattutto l'atteggiamento delle popolazioni slave a essere l'elemento cruciale nel decidere le sorti della guerra. Se solo i nazisti non avessero avuto un atteggiamento così decisamente antislavo, essi avrebbero potuto far leva sull'anticomunismo delle popolazioni slave occupate molto più di quanto non riuscirono effettivamente. Il problema non è quello di capire perché ci furono fenomeni di colJaborazionismo come queJJo di Vlasov, bensì di capire perché il fenomeno fu relativa- _mente ridotto: e la risposta è sempre la stessa, l' antislav ismo dei nazisti. 7 Mayer era partito da un'esigenza valida, e cioè quella di estendere il processo di comprensione storica anche allo sterminio degli ebrei. La stessa disputa tra funzionalisti e intenzionalisti ha in realtà ben poca ragione di · sussistere, dal momento che pochi contestano la realtà delle stragi naziste. SulJa famosa questione dell'ordine preciso della "soluzione finale", Gerald Fleming ha proposto di recente (nel suo libro Hitler and the Final So/ution, 1982) la seguente spiegazione: l'ordine scritto della strage non esiste perché non doveva esistere. La formula doveva essere sempre (per via orale): "Il Flihrer vuole che ..." ("Es ist der Fi.ihrers Wunsch ..."). La funzione di questa formula era non solo quella di non lasciare prove scritte, ma soprattutto quella di non coinvolgere l'esercito tedesco come tale. Sotto quest'ultimo profilo, va notato, l'operazione ebbe un successo completo. D'altronde, tutta la questione dell'intenzionalità o meno delle stragi naziste è assurda: il problema avrebbe ragione di esistere se esistesse una forte discrepanza tra mezzi e fini dei nazisti, ma questa.discrepanza non c'è. La disputa è alimentata solo da quella parte della società tedesca che cerca di dissociare il nazismo dal resto della storia della Germania moderna, in questo senso a demonizzarlo. La destra tedesca non ha avuto alcuna difficoltà ad accettare che l'incendio del Reichstag fosse stato fatto dai nazisti. In realtà, come osserva lo stesso Mayer, è del tutto irrilevante che l'incendio sia stato creato da van der Lubbe da solo o meno. Quando A. J. P. Taylor dimostrò (in The Origins of the S econd Wor IdWar, 1962) che Hitlernon intendeva scatenare la Seconda guerra mondiale (e in termini di pura storia diplomatica Taylor non è stato confutato) la conseguenza non era affatto che si trattò di un colossale equivoco, ma semplicemente che le radici del nazismo erano più profondamente legate al passato tedesco. Il fatto che esistano conseguenze non intenzionali nelle azioni umane non costituisce esattamente una grande scoperta. Il grado di corresponsabilità nelle conseguenze di queste azioni non è però un problema storico, bensì etico. Se è visto nei termini dei conflitti nazionalisti modemi:lo sterminio degli ebrei e degli slavi non richiede maggiori spiegazioni di quello degli armeni un ventennio prima. Mayer sembra aver in realtà introiettato una ortodossia terzinternazionalista degna d'altri tempi. Anche Isaac Deutscher avanzava tesi analoghe a quelle attuali di Mayer, ma in modo molto più moderato. 8 E parlava con cognizione di causa,

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