Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

consolidano sembra capovolgere l'esperienza storica della Nep, che bloccò definitivamente una possibile democratizzazione quando l'emergenza sociale ed economica pareva conoscere una lunga boccata d'aria. La ingenuità che caratterizza l'impegno di Annunziata e Karol, e che arricchisce in modo così considerevole il loro racconto, manifesta una differenza profonda, che non incide sul valore delle loro analisi ma evidenziale diverse strade e la diversa prospettiva che può oggi accompagnare una scelta di impegno. Una differenza forse legata a esperienze generazionali molto dissimili, avvenute in contesti storici troppo caratterizzati e formativi, che l'attuale crisi epocale tende a divaricare e a lasciare accomunate solo nell'intensità (in questi casi una alta intensità). Nel tentativo di comprendere e di non farsi fuorviare da pregiudizi consolidati, Annunziata concede forse troppo credito all'interlocutore che accompagna l'intera sua ricòstruzione, il dilpo~atico americano David Reed. Non credito personale, né morale, e neppure politico, ma storico. L'ingenuità, in questo senso, non è quella di sottolineare troppo positivamente la strategia della controinsorgenza che Reed éercà di attuare in Salvador, o di esagerarne .la distanza politica ed etica con gli Americani incliru ad appoggiare ancoragli squadroru della morte. L'ingenuità consiste nel privilegiare, e quasi assolutizzare, una ottica della differenza, più per esorcizzare il proprio passato manicheismo che per effettive necessità di analisi. Il Reed disegnato da Annunziata appare più che credibile e reale; meno la interpretazione un po' troppo idilliaca della teoria della controinsorgenza o delle buone intenzioru di Kennedy. Opposta, invece, l'ingenuità di Karol, che tenta con ostinazi_one di ridurre la complessa dialettica sociale e politica russa ai modelli teorico-ideali che starebbero dietro alle diverse forze. Anche qui si fronteggiano tre campi, più astratti di quelli analizzati in Salvador da Annunziata (il mercato e cioè il capitalismo, il socialismo di stato autoritariò e burocratico, un socialismo autentico capace di coruugare stato di diritto e pianificazione democratica). Le ragioni di chi non condivide la sua fiducia nelle possibilità di una fuoriuscita democratica ma ancora socialista dalla crisi attuale appaiono a Karol il frutto di una crescente fascinazione per il mercato da cui sembrano progressivamente colpiti molti degli iniziali sosteIÙtori di Gorbaciov. L'ingenuità, in questo caso, non consiste certo,nel sottolineare i pericoli e i rischi inerenti a una più rapida fuoriuscita dal sistema esis tente o a una illusione sui caratteri del paradiso occidentale. Riguarda, invece, il non considerare questa illusione come un prodotto - un tragico prodotto materiale - del socialismo stesso, alla stregua della stagnazione, del partito unico e delle code ai negozi. E credere quindi che possa avere un senso, per !'Umane Sovietica, ipotizzare e proporre un socialismo senza virgolette. • La passione politica e giornalistica di Annunziata e Karol, con i suoi tratti comuni di impegno e di curiosità, di attenzione e di lucidità, sembra a un certo punto divaricarsi: verso il bisogno di nuove convinzioni che facciano piazza pulita di antichi settarismi nel primo caso; verso il timore che si buttino alle ortiche vecchie credenze ancora utili nel secondo. Per l'una perorando la fine dell'utopia e aderendo senza riserve a un'ideologia pragmatista; per l'altro riproponendo la vera utopia e restando integri nel rifuto della nuova sirena della fine delle ideologie. Nel primo caso il rischio è che si comprenda troppo per poter giudicare, che l'ottica della differenza possa sconfinare in un eccesso di giustificazione. Nel secondo che si continui a giudicare senza tener conto di quanto si è compreso, cercando di adattare la realtà ai modelli invece che viceversa. Una conclusione molto personale di questa IL CONTESTO _lettura incrociata può essere così formulata: l'impegno, per fortuna, non è morto, e quando è operante getta sui fatti una luce che è insieme etica e conoscitiva; ogni tipo di impegno ha bisogno di qualche sistema di riferimento, sia esso politico o filosofico o morale; nell'attuale crisi è possibile - ed anche auspicabile e utile - che coesistano diverse forme di impegno, l'una proiettata un po' confusamente verso il futuro, l'altra lucidamente avvinghiata a un passato ben selezionato e circoscritto; per motivi più che altro generazionali (in senso culturale e politico) rIÙ sento assai più attratto dalla prima ipotesi, anche se non posso fare a meno di guardare con simpatia alla seconda. Sotto: Veterani di guerra moscoviti in una foto di RobertoKoch (Contrasto). In basso: Solvador 1983, una foto di Jacques Pavlovsky(Sygma/G.Neri). 11

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