Linea d'ombra - anno VIII - n. 55 - dicembre 1990

parli delle gerarchie militari (il vecchio regime). Parlare cli "governo" non signil"ica ipotizzare un unico centro di potere o un unico grande compiono. Si può piuLLosLoimmaginare un sistema variabile di interazioni che, con l'aiuto di alcuni "imprenditori souerrnnei", ha tenuto legate fra di loro componenti che perseguivm10 obiettivi non sempre ciel tullo coincidenti (con tempi e modalitù diverse), ma che avev~inocomunque bisogno di appoggiarsi le une alle altre. · Questo sistema di relazioni occulte si è dimostrato, nel tempo, particolarmente flessibile e adattabile alle circostanze. Nato - almeno ufficialmente-per far fronte a un 'invasione delle truppe del patto di Varsavia, si è prontamente riconvertito negli anni Cinquanta contro il principale nemico interno - il Partito com unista; ha funzionato egregiamente per imbrigliare, con minacce armate, le potenzialità modernizzanti e riformiste del centrosinistra; si è scatenato negli anni Settanta per fermare il più grande processo di mobilitazione di massa e di presa di coscienza collettiva che sia avvenuto in Italia nell'ultimo secolo. Probabilmente, sottovalutandone le reazioni. Io non ho mai creduto all'esistenza di un'unica e consapevole strategia della tensione diretta a una stabilizzazione autoritaria e conservatrice. Penso piuttosto a una serie di reazioni semi-automatiche di vari gruppi e apparati, che si sono poi coperti a vicenda in una rete di crescenti· complicità e ricatti, al cui centro non potevano non esserci - come del resto nei due decenni precedenti - quei dirigenti democristiani che soli potevano garantire una qualche legittimità politica (la ragione di stato) a una serie di iniziative ai margini della legalità o addirittura apertamente criminali. Ma tale rete era occulta solo nei suoi aspetti concreti e specifici. Nella sue linee generali era fondamentalmente conoscibili mediante l'analisi e l'induzione. Chiunque si muovesse allora nelle scuole, nelle fabbriche e nelle piazze ne ipotizzava l' esistenza e ne teneva conto. La sua "invisibilità" ufficiale ne accresceva, agli occhi dei militari, la potenza e la compattezza. Lo stesso Sim (Stato imperialista delle multinazionali) delle Brigate Rosse non era che la proiezione, un po' maniacale, di ciò che effettivamente esisteva ed era generalmente percepito. Fatto sta che fino ali' 11 dicembre 1969 (fino a quando cioè il governo occulto non si era ancora rivelato in tutta la sua atrocità) nessuno nel movimento aveva mai seriamente pensato a una "via militare". Dopo di allora, questa divenne, per alcuni, il pensiero dominante. Se guardiamo con gli occhi di oggi ali' organizzazione che i fondatori delle Brigate Rosse cominciarono a mettere in piedi alla fine del 1970, non può non stupire la sua straordinaria somiglianza con quella, già esistente da decenni, dell'operazione Gladio: un calco perfetto, se non fosse per il carattere artigianale e la povertà di risorse dell'organizzazione brigatista. La rivoluzione cominciò a prendere la forma assunta dall'avversario. Si cercò di rispondere al segreto con il segreto, alle armi con le armi, ali' organizzazione clandestina con l'organizzazione clandestina, al governo occulto con la rivoluzione occulta.Si sviluppò insomma un processo di gladizzazione di alcuni settori del movimento. molti commentatori si sono soffermati sulle caute ammissioni fatte da Moro, nelle carte di via Monte Nevoso, sulle strategie anti -guerriglia predisposte dalla Nato. Ma l'elemento più rilevante non sta nella risposta;sta nelle insistenti domande delle Brigate Rosse su questo punto: chiedevano dell'antiguerriglia perché questa era la loro ragion d'essere e la loro ossessione (che noi oggi s,1ppiamonon del Lulloirrealistica). Ecl era del resto l'ossessione (ragionevole, razionale) di Feltrinelli, di Lanliex-partigiani, cli molli di noi. Con questo non voglio assolutamente giustificare il terrorismo. Anzi la sua specularità rispetto ai complotti gladiatori ne . IL CONTESTO Foto Teom/G. Neri. accresce, ai nostri occhi, la stupidità strategica e l'aberrazione umana (anche se i gladiatori di sinistra non si spinsero mai - bisogna ricordarlo - fino alla'strage degli innocenti). Semplicemente non si può ignorare la genesi. Non dobbiamo stupirci se in quelle condizioni alcune frange del movimento si misero sullo stesso terreno del governo occulto; dobbiamo piuttosto stupirci del fatto che la stragrande maggioranza dei militanti non li abbiamo affatto seguiti su quella strada. E comunque nell'ultimo decennio gli ex-militanti dei movimenti di sinistra (terroristi e non) hanno scavato nella loro storia, attraverso un processo di critica sofferto e profondo (anche, non abbiamo difficoltà ad ammetterlo, sotto il peso della sconfitta). Nulla di simile è avvenuto dall'altr!i parte. Ci è addirittura capitato di sentire un ex sottosegretario alla difesa, diventato poi presidente della repubblica, che rivendica come un merito- non si sa se per incoscienza o per arroganza - l'aver contribuito all'organizzazione clandestina dei gladiatori. E ci è dispiaciuto che uno dei pochi dirigenti dignitosi della Dc, l'ex ministro Martinazzoli, osasse dichiarare: "È demenziale solo pensare di poter implicare la Dc in tutto questo (la strategia della tensione, · 11clr).Noi abbiamo avuto i nostri morti, basta ricordare Moro"3 • Martinazzoli dovrebbe sapere che se la· Dc non fosse stata implicata, Moro non sarebbe stato rapito e ucciso. Il presente Le condizioni che avevano fatto nascere e rigenerare il governo occulto non esistono più. La guerra è finita, per estinzione dell'avversario. Il più grande partito comunista dell'occidente è declinato e ha cambiato nome. La sfida dei movimenti è un ricordo del passato. E del resto, rivelazioni fino a poco tempo fa 9

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