IL CONTESTO rendono questi libri, oltretutto, due divertenti romanzi picareschi. L'aspetto più clamoroso del problema è stato proprio, come è noto, l'incerto diritto di residenza (ossia, in qualche modo, di esistenza) per questa massa di immigrati. Che la Legge Martelli ha risolto solo in parte. E infatti il puntiglioso racconto sull'applicazione dell~ legge che Marina Forti pubblica in appendice al libro di Balbo e Manconi, conferma clamorosamente l'incertezza della condizione di "inclusi, esclusi, semi-esclusi". In alcune città, per ottenere i diritti previsti dalla legge, bastavano semplici, formali, addomesticabili dichiarazioni; in altre la procedura è stata così complessa da non permettere praticamente alcuna regolarizzazione. Sono pagine da racconto dell'assurdo. Ma quel che più conta, è che quell'incertezza dei diritti appare in qualche modo un'espressione, una variante, una superfetazione della straordinaria varietà di attèggiamenti praticati dagli italiani nei confronti dei neri, dalla straordinaria aleatorietà dei diritti loro riconosciuti non solo nelle aule delle questure che applicano le leggi sull'immigrazione, ma già nelle strade, nelle piazze, nei bar dove gli extracomunitari vivono, lavorano e incontrano gli italiani. Italiani che appaiono tutti - in borghese o in divisa, ricchi e poveri, rampanti e perdenti- imprevedibili. Dalmmigratoe lo, venditore di elefanti emerge un catalogo di comportamenti incredibilmente vari: c'è il vigile che sequestra'e quello che compra tutto, c'è il gestore del bar che caccia immediatamente il venditore africano e quello che gli fa pubblicità e obbliga i clienti a comprare qualcosa, c'è il poliziotto che aiuta a trovare casa e quello che in questura sbatte tutti per terra: "Che cosa cì'tanno questi seduti sulle sedie? Non ne hanno il diritto ..."; ossia, l'inéertezza del diritto alla sedia ... Non è solo questione del!' alternarsi di sentimenti di bonarietà e diffidenza, di solidarietà e rifiuto, ma di ciò che questo produce su scala sociale sul piano dei diritti, della politica e dell'amministrazione locale. Qui si fa evidente il dramma di un paese senza diritti - ovvero dove i diritti sono appannaggio di istituzioni e funzioni apposite e irregolari: la famiglia, la corporazione, la lobby clientelare ... Costretti sulla strada a fare i conti quotidianamente con tutto questo rapidamente Salah Methnani, Pap Khouma e mille ·altri imparano a comprendere gli italiani, li conoscono come le proprie tasche, li radiografano meglio di qualunque sondaggio di opinione. Forse, ma questa è solo un'ipotesi e un timore, imparano a essere come noi, a mimetizzarsi in un paese dove perfino i diritti sono incerti e imprevedibili. Ma intanto scoprono pure quello che c'è tra noi e che non vorremmo vedere, presi come siamo dalla celebrazione delle magnifiche sorti di uno dei paesi più ricchi del mondo. (E allora, per non chiudere gli occhi e cerc;:u-edi fondare un 'idea di questo paese sulla realtà e non sulle sue (auto) rappresentazioni, un piccolo consiglio, infine: il li brodi Giorgio Ricordy Senza diritti edito da Feltrinelli. Decine di storie di italiani che, esattamente come quegli immigrati e venditori di elefanti, vivono in assenza di garanzie, di diritti di organizzazione e di parola - e perfino di vita, a volte. E non sulle strade, nelle piazze delle fiere, dentro le stazioni della metropolitana: ma su posti di lavoro visibili, in grandi e piccole fabbriche dai nomi noti e pubblicizzati. Quelle situazioni che i nostri enormi, potenti, ricchi sindacati dovrebbero da anni aver "regolarizzato". Sono questi del lavoro nero e sottopagato, decentrato e pericoloso, gli ultimi italiani suggeriti da queste letture: italiani, italianissimi; visti da vicino, talmente da vicino che quasi non si vedono). L'arena gladiatoria Il posto dell'occulto tra chi ci governa Luigi Robbio "Le bombe di Milano ... hanno offerto ... uno spaccato ricchissimo della trama di potere della società italiana, di che istitizioni e · di che uomini è fatta. Non per la scoperta dell'uso vigliacco dell'assassinio da parte della classe dominante, che non è una scoperta per nessuno, ma per il modo in cui su questo episodio si sono misurate e smascherate tutte le componenti istituzionali di quella società, dal Parlamento della 'Repubblica ai partiti, dalla polizia alla magistratura, dai giornalisti al sottobosco delle spie, dei provocatori, degli agenti segreti, dei fascisti, degli aguzzini ufficiali" 1 • Così scriveva nel luglio 1970 quell'Adriano Sofri sul cui capo pesa ora una condanna a 22 anni. Ed aggiungeva:"Qualcuno ci ha rimproverato di aver troppo insistito su questo; il nostro limite réale è il contrario, di non aver saputo mettere al centro della nostra attività di massa... la denun8 ,, eia e la mobilitazione su un episodio così esemplare" 2 • Dopo vent'anni potremmo ripetere, pari pari, quelle parole, con qualche elemento di cognizione in più. Forse, oggi, le depureremmo di alcuni toni troppo enfatici (gli "aguzzini", !'"uso vigliacco") - peraltro non ingiustificati - ed eviteremo di abbandonarci a quella sorta di fatalismo rivoluzionario secondo cui i crimini della classe dirigente "non sono una sorpresa per nessuno", ma nello stesso tempo dovremmo.1nasprire i termini dell'analisi: parlare di "trama di potere" e di "episodio esemplare" ormai non basta evidentemente più. Le rivelazioni sull'operazione Gladio non aggiungono infatti molto a quello che avevamo intuito, dedotto, temuto, e, in definitiva, saputo. Permettono però di precisarne meglio i contorni, sia per quel che riguarda il passato, sia per quel che riguarda il presente. Il passato Possiamo ormai affermare con sicurezza che in Italia, nel corso degli anni Cinquanta, si è costituito un governo occulto composto da un potente quadrilatero: da un lato i rappresentanti della politica estera americana e alcuni tra i più importanti dirigenti della Dc (i nuovi padroni), dall'altro gruppi fascisti e
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