STORIE/RUTIGLIANO Anche lui, come noi, è un giocolière di favole. Sulla piazza di Marrakesh non esibisce dentiere e serpenti ma parabole e archivi mentali, documenti su cosmologie situate in cosmografie diverse dalle vostre e che bisognerà cercare di alloggiare in qualche punto del tempo e dello spazio. Insomma, se vi sedete a bere un tè con me apriremo il libro delle Storie della Storia, · delle Mitologie della Mitologia. A meno che non crediate che esiste una sola e unica Storia e che tutto il resto sia illusione. Bisognerà allora che mi spieghiate e che io capisca chi illude chi e quale cosmologia-e _Storiaè più vicina alla verità. E perché il discorso è d 'importan:r,avitale, e perché vorrei che mi aiutaste a capire meglio, vi proporrò di accompagnarmi lungo la stradina di terra rossa che conduce fuori delle mura della città, in un quartiere nascosto tra i palmeti. Adesso, tuttavia, non ricordo più ... Non mi ricordo se vi sedeste veramente con me, se accettaste il mio invito, se prendemmo un tè, se ci incamminammo verso la periferia della città, se per strada comprammo un cartoccio di ceci arrostiti, se prendemmo il sentiero d'argilla tra i palmeti, se - come me - pensaste che Ur non era poi così lontana, se entrammo con dovuta discrezione in una stanza gremita di gente seduta su tappeti e cuscini. Forse restammo ore in ascolto dei versi e della musica di canti di una corporazione popolare di tradizione sufica. Non mi ricordo più se cercaste di capire perché eravamo lì, quale impulso ci aveva portati a spezzare i limiti della nostra storia per cercare oltre, oltre quello che ci era stato dato per certo da un mondo che sembrava avere vinto tutte le battaglie e stabilito, una volta per tutte, la propria configurazione statica, vittoriosa, ineluttabile. Come il progresso che mai muore.- Non so se vi sembrò di intuire che le cose sarebbero potute andare anche diversamente, che altri tempi sarebbero venuti i quali, come il vento notturno e come la bufera che cancella le tracce dell'accampamento e il corso dei guadi nel deserto, avrebbero modificato dati, eventi e frontiere. Certezze. Non so se, mentre il cantante dagli occhi verdi e dalla tunica bianca cantava estatico, anche voi pensaste alla fragilità del Secolo dell'Illuminismo, circoscritto da tutto quello che in suo nome ci è dato come conquista, fardello e utopia. Non so se, come me, eravate decisi ad avventurarvi il più lontano possibile, il più liberi possibile, nell'eritro terra di questi pensieri. Forse, invece, vi sedeste borbottando qualcosa in nome del medioevo e del progresso, certi che tutti questi ragionamenti non vi interessano, né vi interessa il cronico sottosviluppo del mondo perché gli ingranaggi che si inceppano non vi riguardano e neanche tre miliardi di persone che possono spazzare la vostra storia in pochi istanti. Come illusione, s'intende. Mentre il cantante cantava estatico, sinceramente estatico, l'eterna seduzione delle vertigini e della trance, non so se meditaste sulla voluttà che Bataille ha descritto come un.elogio dell'istante, una seduzione della "discontinuità". Come ogni individuo, ogni civiltà sente il bisogno di spezi.are la durata continua della sua tensione, del suo robotico andare tra le ombre. Non so se sentiste il desiderio di mettervi a cantare. Non so più. D'altronde, forse non c'eravate, forse non prendeste mai il sentiero con me quel tardo pomeriggio. Non camminaste tra i palmeti. Quando uscii a sera inoltrata infatti, ero sola. H. era rimasto addormentato su un tappeto perso nell'estasi della sua ascesi. Lo avrei ritrovato in città, oppure no. Questo non ha grande importanza perché, come Sijilmassa sotto la sabbia del deserto e come Marrakesh nel labirinto della sua mente, H. aveva occultato in me una infinità di verità e favole, menzogne e realtà che porto come la balena portava Giona e le vestigi di passati naufragi. Io ripresi allora il cammino con coloro che tornavano in città su un carretto.che la luna, clemente, faceva sembrare adeguato alle circostanze. Il vecchio mulo mi avrebbe come sempre riportata verso lo stessocaffe, la stessa piazza, dove sarei rimasta seduta osservando il gioco delle Forze e della Storia aspettando H., aspettando gli eventi, aspettando che voi passiate un giorno e vi decidiate a sostare un momento, ad ascoltare i miei improbabili racconti - insomma, che accettiate il mio invito. Il mio ultimo tè a Marrakesh. 78 XANTIA EnzoRutigliano ... in atto che fu studio e parve errore ... (T. Stigliani, 1625) Attorno alla metà degli anni Cinquanta frequentavo la scuola di avviamento commerciale "Raffaele Rubini" di Brindisi. Come ero arrivato a quella scuola, diciamolo pure, squalificata? Avevo cominciato, negli ultimi anni delle elementari, a frequentare la bottega di un sarto. Era quello il mestiere che avrei dovuto fare. Poi, alla percezione definitiva del mio fallimento in quella disciplina, era troppo tardi (e anche costoso) tentare esami di ammissione alla scuola media. Non rimaneva che la scuola d'avviamento, per la quale non si sostenevano gli esami. Non ti davano infatti con quella licenza niente che potesse poi servire, e che dunque valesse una selezione. La scuola era popolata nel modo più strano: vi si incontrava una umanità non consueta, nonnormalecome nelle scuole medie; certamente un' umanità di emarginati, non borghese. Quasi tutti i ragazzi e i professori, le famiglie, potevano vantare una storia, per lo più di guerra, di profughi, di emarginati, di differenti, di decaduti. La nos~ra stessa preside qualche armo dopo ch'io ero andato via impazzì e si buttò nella tromba delle scale, pare a causa di un matrimonio infelice contratto in tarda età. La vedo ancora alla sommità delle scale, i capelli grigi scarmigliati, accogliere in silenzio i saluti di noi che entravamo a scuola. li nostro professore di educazione fisica era invalido di guerra. Si è mai visto? Persino il nostro professore d'italiano era un profugo istriano, scampato ai titoisti, contro i quali, ogni tanto e senza apparente ragione, inveiva accomunandoci nel triste destino che augurava loro. La sua considerazione per noi, per i nostri genitori e la nostra cronica e a sentir lui radicale lontananza dal sapere - e dalla volontà di incontrarlo - lo induceva a strani giudizi e valutazioni. Quelli di noi che giungevano a scuola venendo da paesi vicini a Brindisi, col treno o con corriere, per esempio, meritavano ai suoi occhi di essere promossi: pagando il biglietto, infatti, dimostravano un qualche interesse che agli altri totalmente mancava. La scuola stessa era ubicata in modo inconsueto, in un antico palazzo barocco con un portale di calcare corroso dal mare, che era lì a due passi. Il fiato del mare lo sentivamo salire dal porto attraverso la tromba del vicolo della Dogana e correre su per il vicolo dei Guerrieri, ancora più stretto e misterioso, deviando poi in due vicoli laterali, vicolo Glianes e vicolo Scolmafora, che· si fronteggiavano. Quest'ultimo, a gradoni, saliva fino alle colonne romane, prima tappa quando si marinava·la scuola. Da quel belvedere si dava un'occhiata al porto e alle navi, decidendo presso quale fermarci e iniziare i nostri traffici coi marinai stranieri. Attraverso il vicolo della Dogana scendeva la baronessa D. con un· bastone dal pomo d'oro. Più in giù, allo slargo del vicolo verso la banchina, aveva un palazzo e un giardino segreto e inselvatichito, dove antiche palme avvolte da gelsomini rampicanti svettavano altissime. Dentro, un'antica vera da pozzo con stemmi aragonesi nutriva un muschio verde e scivoloso che tendeva.a ricoprirla. Spesso mi chiedevo dove quel pozzo pescasse acqua dolce: dieci metri più in là c'era l'acqua del porto che stagnava, limacciosa e iridescente, sciabordando le fiancate delle navi che sovrastavano i palazzi più bassi del lungomare. La nostra scuola aveva, accanto a quel giardino, affittato due stanze dalla baronessa che servivano come aule aggiunte. Senza corridoio, l'una dopo l'altra, avevano due portè: l'una sul giardino l'altra sulla strada. Per un anno io stetti in quella della porta finestra sul giardino e il mio banco era posto in modo da poter osservare fuori l'incredibile minuscola vita
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==