ULTIMO TÈ A MARRAKESH ToniMaraini Se volete seguirmi, toglietevi le scarpe. Siete troppo ben addestrati. Sommersi, come diceva Gurdjeev. Sommersi dal vostro io-robot. Certo, anch'io ho un io-robot ben addestrato che assume, forse non gloriosamente, le grandi fatiche della vita, che parla e agisce per me e, come un mulo che conosce la via da percorrere, sirivestedi mansueta sobrietàquotidiana. Ma ho anche imparato a congedarlo quando la sua prolungata presenza mi affatica e quando, affacciata alle cose del mondo, voglio essere ... come spiegarvi ... Bisognerà che vi togliate le scarpe e interi lembi di pensieri. Strati di memoria; il peso del robotico pensare, mangiare, agire-scrivere. La vostra cultura, che supponete eterna, è, come ogni altra, una fantasmagoria. Nel migliore dei casi. Nel peggiore, è un teatro d 'ombre in perpetua agitazione come le termiti di un termitaio. Ogni civiltà crea la propria caverna, il proprio termitaio. Vi crede fermamente. D'altronde, senza questa fermezza non esisterebbero certezze, né civiltà. Ma la certezza cos'è? Perché alcuni di noi non la posseggono mai? Perché vi si sottraggono come un dormiente stanco si sottrae ai sogni eppure ne rincorre la visione, ne cerca il.riposo, ne risente la mancanza? È a tutto questo che stavo pensando un giorno seduta aun piccolo caffè all'entrata del vecdùo suq al-sommarindi Marrakesh. Eravamo nel 1965. O, forse, eravamo nel 1972 (o era il 1984?). A dire il vero, adesso che ci penso, in quel caffè sono rimasta seduta per più di vent'anni e ancora oggi continuo a prendervi piccole sorsate di tè da un bicchiere che le api attorniano per cercare di soffermarsi sui suoi bordi zuccherati. Anch'io, un'ombra. Nel frattempo, in questi venti anni e più, i nostri termitai si sono agitati all'impazzata. A modo mio, anch'io mi sono data da fare. Ma in senso inverso al vostro. All'inizio mi avete osservata con curiosità; poi mi avete data per dispersa.A displaced per son èun assente che assume tutte le assenze da voi colmate con alibi e miti. È un essere di dubbia funzione; continente alla deriva senza regole apparenti. Eppure, non è certo che abbiate avuto ragione voi. Ma quale ragione poi? Al culmine di un secolo pochi hanno ragione. La forza della storia scardina eventi e certezze. Beato chl ne aveva poche, delicate, vaganti e ab-origini. Umane,.Allora quando il dormiente, munito di parole levigate da quest'umano sapere che sfugge ad ogni alibi e compendio, si risveglia e chiede "quanto tempo è passato? Su cosa devo testimoniare? Dove sono?" è sulla Irrealtà che deve testimoniare, irrealtà del tempo e del luogo, perché è la sola misura Reale dell'esistenza di ogni istante. Il suo risveglio capovolge il mondo in una smisurata caverna di dormienti. No, no. Non svegliate nessuno. Piuttosto, sedetevi. Vi invito a tenermi compagnia. Chlederemo un altro tè. Voglio celebrare con voi la strada di terra rossa di un tardo pomeriggio di fine estate, perché in nessun archivio - vostro è menzionata. Eppure, come ha osservato Borges, "nelle improbabili testimonianze si nascondono i vostri segreti ricordi". Quello che non volete sapere. lo sto aspettando H. Siamo nel 1965 o, forse, nel 1972. Di certo non il 1984 perché allora le cose erano già mutate in voi, e in me, e anche nella stradina di terra rossa che una volta conduceva alla villetta disadorna dove una corporazione di artigiani di tradizione sufi mi avevano ospitata per una serata di melhun. Cioè, di canti estatici. H. ha il volto illuminato e asciutto di un giovane asceta. I suoi denti sono bianchissimi. Potrebbe essere descritto come qualcuno che ha per anni decifrato e studiato manuali antichi, è partito in pellegrinaggio nel deserto e, poi, è tornato in città perché nostalgico dei dolci di miele al profumo di hashish e della luna piena scorta del patio di un palazzo in STORIE/MARAINI rovina. Ma H. non è tornato in una qualsiasi città. È tornato a Marrakesh; e di Marrakesh egli è l'unico e incontestato conoscitore. Nessuno, proprio nessuno tra coloro che, locali e (estrema presunzione) stranieri, di lei hanno scritto l'ha studiata e la conosce come H. I monumenti, le pietre (quelle visibili e quelle nascoste), le mutazioni del tracciato urbano della medina dalla prima cavalcata almoravide ad oggi, i caravanserragli scomparsi, i trattati - tutti, da quelli di agronomia a quelli di astronomia e misticismo -, H. li conosce a memoria come conosce la genealogia delle mosche locali, anche di quelle verde smeraldo importate da terre babiloniche e che si vendono in grandi boccali per afrodisiache orgie d'amore. H. conosce le singole varianti dei poemi del melhun e la biografia dei passanti che una volta pellegrinavano tra i Sette Santi quando la città era la Città enon qual vago inglorioso scenario che ad imitazione dei film americani è stato creato attorno auna Città scomparsa. Come_Sijilmassa, leggendaria città del medioevo sahariano, si è persa sotto la sabbia, così Marrakesh si è occultata nei ricordi di H. Non era con lui che decisi un giorno di scrivere il secondo tomo del Necronomicron di 'Abu' 1-Afia,ma è con lui che avrei scritto la premessa al lettore in via di smarrimento. Lo smarrimento, io l'ho praticato come segreta arte di vita, arte di far perdere le tracce, di giocare me stessa inseguendo i segni del tempo e della storia disseminati tra caverne e termitai. Col rischlo, non previsto allora, di perdere le tracce di me, unica perdente-e-vincente di un gioco solitario la cui estrema presunzione e'ra quella di diventare un giorno un vostro segreto ricorpo. Così, quando vi ho intravisti aggirarvi sulla piazza concreti e sicuri, io ho pensato che cercaste me. Che venivate a interrogarmi su quello che ho imparato uscendo-e-entrando da una caverna all'altra, da un termitaio all'altro. Da un sogno all'altro. Che veniste a rintracciarmi. Invece, era proprio quello che non volevate; le certezze devono perdurare. Anche quando tutto si scardina e forzenuoveci giocano nellaStoriae per la Storia. Ma quale Storia? Quali Forze? Forse oggi che questi interrogativi cominciano a farsi strada nel vostro pensiero vi siederete a parlare con me. Per rispondere dovrò ricostruire una parabola palindromica, andare a ritroso, • nel tempo e, poi, avanti sino ai limiti estremi del secolo. Dovrò inventare uno psicodramma e, ironia della sorte, dovrò usare voi per ritrovare le tracce del mio smarrimento, il senso della Storia, perché era dal vostro termitaio che volevo smarrirmi, dalle sue croniche, rozze, vane, cavernose certezze. Allora, sedetevi pure; tenetemi compagnia. Questo è forse l'ultimo tè che prenderemo insieme, realmente liberi. Questo è un momento sacro. Non archiviato; avvenuto in quel illo temporedi ogni singola vita che ognuno porta in sé come tacito patto con le rovine della memoria. Questo è il mio ultimo tè- ultimo da anni e anni-, ultimo come il tango a Parigi, ultimo come ogni respiro, come ogni alba che ci sembra prima e costante eppure sfugge verso te dune di sabbia, vasta clessidra di dimenticanza, ultimo tè a Màrrakesh istante perpetuo riposto nel tempo come un marabuttico sepolcro, forma che perdura-nel Caffè dell 'Avvenire - tra spezie e cannella. Poi, politica, cultura, amori, certezze (anch'io ho avuto la mia dose); poi, gli autobus di campagna, gli affitti da pagare, gli articoli da finire, la nave che non attraversa più il mare, poi le sette, i clan, i partiti, le ombre che ci dividono, poi l'esplorazione delle sperdute valli dell'Alto Atlante - paradiso perduto dove non mi accompagnaste-, ci separeranno sempre più. Da questa e dall'altra parte delle coste della Barbarie, una grande agitazione assedia realtà che credevamo immutabili. Ecco perché vi invito a sostare un momento. Forse vi racconterò delle cose improbabili. Forse capirete che risvegliarsi alla Storia è doloroso. Vi presenterò H., che sarà cordiale e cortese come tutte le antiche anime che questo paese non sa - e non vuole - esportare perché recluso e velato nel proprio sogno. Eppure, per ospitalità e perché siete con me, vi offrirà qualche parcella di verità e di menzogna.
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