SAGGI/CIAFALONI ~i potrebbe tutt'al più sottolineare che queste identità collettive non dovrebbero stringere in politica, dovrebbero restare identità deboli. Una parte di queste identità può essere così esterna, o apparentemente esterna, alla sfera intellettuale, da non sembrare neppure memoria; è memoria del corpo più che memoria consapevole. È quella parte di noi che possiamo persino dimenticare di essere, o di avere, fino a che non ci manca, o fino a che nessuno la mette in dubbio. È quella parte di noi che consiste nel preferire il peperoncino al tartufo e le rape coi fagioli al sufflé. Oppure nel considerare naturali talune forme di ospitalità e non altre; nel dare maggiore o minor peso all'amicizia, o al paese, o ai parenti. Ma anche i ricordi del paese, degli amici, dei racconti tramandati, del modo di concepire il lavoro e la festa, sono memoria inconsapevole. Certo, quando le emigrazioni sono molte, l'universo sociale si sconvolge e muta, queste identità sono sottoposte a rielaborazioni numerose. Proprio perché manca il tessuto interpersonale reale, la presenza delle persone fisiche di cui la memoria si affolla, la rielaborazione, sempre presente, diventa arbitraria. E può essere naturale che quando le memorie private si popolano di personaggi pubblici, o quando la tradizione di cui si è parte è culturalmente molto ricca, molto alta, la rielaborazione è insieme più guidata, incanalata in vie oggettive, ma è anche maggiore. Se della propria tradizione fa parte, che so io, la Bibbia, si entra in un campo sterminato, perché Javeh era forte in letteratura, e il proprio patrimonio familiare comincia a confondersi con il proprio pensiero universalistico.L'elemento micro si riduce, può ridursi, a solo colore. Nel colore non c'è nessuna particolare positività; ma neppure nessuna negatività. Se viene presentato con fantasia e mestiere è un prodotto culturale, un'arricchimento culturale come qualunque altro, è storia o letteratura. Quello che vale dipende dalla capacità di chi lo elabora, lo pensa, lo dice o lo scrive. . · Il problema diventa diverso se le memorie di gruppo diventano una forma politica, diventano la base di aggregazione e di esclusione, della richiesta di particolari privilegi o della negazione di diritti o risorse per altri. Non volere altri, di diverso gruppo, nel proprio quartiere, nella propria strada, nel proprio paese. Ritenere di avere un diritto implicito, come gruppo, a ricoprire un certo tipo di incarico o svolgere un certo tipo di funzione e non altri. Il nazionalismo è un tipo estremo e particolarmente pericoloso di queste identità forti perché, per via della sacralità dello stato e del monopolio della forza, facilmente finisce in un esito bellicoso o bellico, o nella emarginazione anche legale e non solo di fatto degli immigrati. Ma anche i nazionalismi regionalistici, quelli violenti e quelli folcloristici, o le identità di gruppo con una qualche base culturale non,sono molto migliori. , E staL?già notato (da Michael Welzer in Sferedi giustizia) che e pro~~b1le che fino•a che gli stati restano chiusi o fortemente selett1v1per l'immissione di nuovi cittadini dall'esterno, e fino a che reg_geuna identificazione ampia dei cittadin.i con lo stato, è pro~b1le che i gruppi, le comunità di '.iicinato, le identità regio- ?al1 siano_deboli e non particolarmente'Tesive dei diritti altrui. Se mvece gh stati diventano aperti e l'identificazione dei cittadini 72 con lo stato, la stessa partecipazione alla vita politica e istituzionale diventa scarsa o si restringe a una minoranza di cittadini, è probabile che i gruppi divengano i depositari reali delle identità collettive, anche politiche, e che gli arbitri, i soprusi, le ideologie intolleranti e totalitarie cacciate dalla vita della politica statuale e delle istituzioni legali si rifugino, senza diventare affatto meno pericolose, in associazioni o istituzioni private, volontarie, che però detengono il monopolio di risorse importanti (l'istruzione, il territorio, l'igiene, un'ambiente vivibile, contatti sociali importanti per attività pubbliche ecc.) o creino un monopolio di fatto su beni che dovrebbero essere pubblici e diventano invece di gruppo. Basta scorrere le notizie di cronaca sui condomini esclusivi negli Stati Uniti, o sulle associazioni, i Country Club, i circoli del golf negli Stati Uniti e in Giappone, o sui conflitti razziali dei ghetti americani, inglesi, francesi o sui problemi dei Gastarbeiter in Germania; o sulla espulsione degli zingari dai quartieri della periferia romana, o sul sorgere e il relativo successo di gruppi. regionali nelle ultime elezioni politiche italiane per vedere che il ·fenomeno è estremamente diffuso e ci riguarda direttamente. Se poi si tiene presente che in futuro la società italiana sarà più mista di oggi, per i nuovi immigrati dalla sponda sud del Mediterraneo e per il ritorno dei figli dei vecchi emigrati, che accentueranno il fenomeno, perché provengono da paesi con una frammentazione politica etnica e perché vivranno una impossibile . ambiguità, saranno più stranieri di altri e vorranno essere i più italiani di tutti, ci si rende conto che questo è uno dei massimi problemi politici che ci aspettano. Anche perché non riusciremo ad allontanare da noi i conflitti del Mediterraneo meridionale, che si estenderanno e ci coinvolgeranno per forza, per contiguità spaziale, commerciale e culturale e per contiguità fisica, personale, perché lavoratori e profughi, o lavoratori profughi cercheranno in futuro la loro patria presso di noi più di quanto non abbiano fatto in passato. Non mi fa paura la marea dei nordafricani. Mi fa paura la nostra cecità e la nostra ignoranza. Mi fa paura quello che faremo per impedirgli di insidiare il nostrO'recente benessere, per chiuderli nei loro ghetti, a casa loro o a casa nostra, per prendergli il lavoro dandogli in cambio qualche soldo e null'altro: né diritti di cittadinanza, né rapporti culturali, né la più elementare delle attenzioni umane verso altri esseri umani, la curiosità, che è così forte da vincere persino la paura. Temo i nostri falsi ricordi di gruppo, le nostre ideologie particolaristiche perché sono false, perché sono ideologie e perché sono il surrogato della curiosità, della speranza e dell 'interesse impliciti nella curiosità. Mi fapaura il rinchiudersi nella memoria in questi anni perché proprio in questi anni sta sparendo la memoria, ma perché proprio in questi anni sto scoprendo di ricordare poco; e sto scoprendo che in più di un senso anche gli altri ric~rdano poco. Basta guardare come è cambiato il paesaggio italiano, in particolare il paesaggio urbano, per rendersi conto che qualcosa è irrimediabilmente andato perduto. Sarà perché sono spariti i vecchi mestieri dell'edilizia tradizionale, insieme con i vecchi materiali e le vecchie tecniche e nessuno ha rielaborato culturalmente questo patrimonio dialettale né ha elaborato un patrimonio nuovo, in dialetto o in lingua, ma
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