è una memoria personale, fondata in un cervello individuale, che vive omuore solo. La memoria sarà affollata di ricordi di altri. Ma gli altri sono personaggi, le immagini della memoria, che si affollano o si cancellano, ingigantiscono o svaniscono seguendo le vicende di un processo selettivo e sintetico, di integrazione, razionalizzazione, rimozione, completamento, che è strettamente individuale. Ma ciò che gli altri dicono e fanno, o semplicemente sono, è la causa, la fonte della memoria. Parlare, scrivere, sono un modo di produrre memoria condivisa. Le tradizioni, i miti, i riti, sono memoria condivisa. Viene dagli altri, da alcuni altri, o dalla memoria di alcuni altri il senso di appartenenza a gruppi, magari appartenenze plurime, a gruppi molteplici, che poi sono gran parte dcli' identità. Se l'identità nazionale è, almeno per la maggior parte delle persone, un artefatto consapevole, una manipolazione di alcuni su altri, un a<;sorbimento inconscio di materiali propagandistici, il risultato di manifestazioni oceaniche, istruzioni scolastiche, campi SAGGI/CIAFALONI ginnici, l'identità collettiva, le identità collettive anzi, di cui siamo parte, difficilmente sono spiegabili solo con un'attività consapevole. Almeno in Italia, l'adesione politica è anche una identità; molti danno un voto di identità. I fili rossi, che hanno riempito gli anni trasçorsi fino a trasformarsi in una matassa, non sono riconducibili facilmente e unicamente a iilteressi,'anche se spesso, come ho già accennato, possono aver corrisposto alla legittima7.ione personale di alcuni, possono essere stati una sorta di genealogia intellettuale romanzata, del tipo di quella che gli arabi e i berberi, quando ne hanno motivo e possibilità, condensano nei patronimici veri e adottivi. · In questo lavorio della memoria, che è anche µn implicito progetto, una scelta di valori, un popolare il mondo, non ci sarebbe nulla da obiettare. Fotodi FoscoMaraini (da Civillòcontadina, De Donato 1980).
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