Linea d'ombra - anno VIII - n. 54 - novembre 1990

IDENTITAE MEMORIA Come eravamo, come abbiamo voluto essere . e come slamo diventati Francesco Ciafaloni Almeno in Europa il nazionalismo si ripropone in forme sempre più impoverite e· astratte, si riduce• esplicitamente alla volontà di alcuni, o di molti, di appropriarsi della sacralili/,, dell'autorità e del monopolio della forza dello stato. La compresenza di motivi e di interessi che ha fatto in passato dello stato nazionale un elemento necessario per lo sviluppo dell'industria e della comunicazione sembra, almeno in Europa, infranta. Non c'è più coincidenza tra istanza di libertà e nazionalismo perché l'istanza di libertà si realizza nella democrazia, quale che sia la lingua parlata o l'identità culturale di coloro che si riconoscono reciprocamente come cittadini. La nazione è un elemento importante per il raggiungimento della libertà.quando si tratti di rivendicare la sovranità a essa, al popolo che si presume sia nazione, contro un'autocrazia straniera, perché si dà il caso che straniero e autocratico coincidano. Ma cosa succede se una minoranza che vuole stabilire su di sé e sugli altri iIdominio di una famiglia autocratica appartenente alla propria etnia (o, più realisticamente, di una classe di funzionari che parla la propria lingua) si ribella contro le leggi di uno stato democratico che ha il torto di avere dato la maggioranza a un'altra etnia, ai parlanti di un'altra lingua? Casi del genere non sono rari e possono riguardare sia la conservazione del potere di una maggioranza che è diventata minoranza, sia il recupero del potere di una minoranza che lo ha perduto. È difficile sostenere che nel sudest asiatico o in Africa sia opportuno congelare una situazione di frammentazione linguistica che costringe all'uso di una lingua europea mal nota ai più come koinè e lingua di governo; e anche se si sostenesse che è opportuno, non si vede con quali mezzi si potrebbe farlo, dato che i parlanti le varie lingue si stanno scontrando con le armi, si espellono reciprocamente dal potere con la forza, si muovono guerra, si escludono reciprocamente dal diritto di proprietà e di commercio e dai diritti civili. Processi di formazione di identità collettive, di produzione di lingue franche, di diffusione di lingue dominanti proseguiranno. Aree di conflitto imploderanno senza possibilità di salvezza; aree di prosperità si formeranno. Quello che qui voglio sostenere è che questa bellicosa trasformazione non sarà in nessun. modo rappresentabile come un liberarsi di identità collettive naturali grosso modo già esistenti, che si affermeranno contro i cadaveri di istituzioni non nazionali imposte dall'esterno. Per quel che ci riguarda più da vicino, in Europa il problema della nazionalità riguarda soprattutto l'ammissione ai diritti della cittadinanza dei lavoratori immigrati.- In questo caso evidentemente subordinare i diritti all'appartenenza alla comunità nazionale, in quanto distinta dalla comunità dei cittadini, è un modo di giustificare l'esclusione o di rallentare l'inclusione, e difficilmente può essere contrabbandata per una richiesta di libertà. È piuttosto un modo per usare forza lavoro a basso prezzo senza concedere ai titolari la pienezza dei diritti, cioè la piena umanità. Nei casi incui di fatto non si tratta di immigrati temporanei che hanno la possibilità reale di· ritornare stabilmente nel paese di provenienza oppure di integrarsi lentamente nella cittadinanza 70 con procedure magari lente e volutamente rallentate ma reali, bensì di stati a macchia di leopardo prodotti per conquista o per acquisto (e i casi più clamorosi, con elementi di somiglianza e di differenza tra loro, sono Israele e il Sudafrica), qualunque soluzione di tipo nazionalistico si realizza o attraverso la stabilizzazione dct permanente dominio di alcuni e della permanente esclusione di altri (cosa assai improbabile, a meno di un trionfo generale, mondiale, di governi basati solo sulla forza) oppure attraverso la guerra e il massacro. Anche la scelta della separazione territoriale, che in passato è · stata praticata, per esempio tra greci e turchi, porta a massacri, a guerre, à massicci spostamenti di popolazioni. Può risultare del tutto impossibile in casi come il Libano in cui l'eredità culturale è particolarmente complessa e l'intreccio è particolarmente intricato o in casi come Gerusalemme in cui alla complessità culturale si aggiunge il valore simbolico del luogo per tutte le parti in causa e anche per qualcuno che non è parte in causa. È difficile dire quanto sia reale o quali aspetti riguardi una identità italiana, in quanto distinta da mediterranea o padana, abruzzese o siciliana, oppure da europea, occidentale, umana. · Immagino che lo stesso problema si ponga, forse più marcatamente per una identità inglese. È noto che, se si prendo-no tre inglesi a caso, chi voglia qualificarli English ha una forte probabilità di avere dei problemi, perché al massimo si sarà nel giusto qualificandoli British, con riferimento allo stato di Gran Bretagna, ma magari l'uno si riterrà English, l'altro Welsh e il terzo Scot. Questi nazionalismi o subnazionalismi, che pure talora hanno un certo peso (e basta pensare alla questione irlandese per rendersene conto), hanno pochissime basi nazionali in senso proprio. Tom Nairn in ThebreakupofBritain sostiene che la questione irlandese vede in campo almeno due nazionalità sul territorio irlandese: gli irlandesi che vogliono l'indipendenza dalla Gran Bretagna e quelli che vogliono restare nella Gran Bretagna, che parlano gli uni e gli altri inglese per lo più e per la maggior parte del tempo. Senza contare quei cittadini non irlandesi della Gran Bretagna, che parlano anch'essi inglese e che stanno lì in divisa a reprimere o a separare gli altri, o per altri motivi. In quanto al nazionalismo gallese e a quello scozzese, Nairn ritiene più forte il secondo. Ma non perché ci siano più parlanti gaelici in Scozia, che anzi ce ne sono sempre meno, né perché gli scozzesi abbiano una forza militare separata, perché i tempi delle rivolte giacobite sono remoti, e gli scozzesi sono stati parte importante della forza militare dell'impero, ma perché la Scozia ha una tradizione statuale e una struttura giuridica parzialmente diversa e separata. Il nazionalismo si riduce al~a sua forma astratta, àlla statualità. Il resto (''una d'arme, di t'ingua, d'altare, di memorie, di sangue, di cor") svanisce (o si riduce al "cor"). Sono una nazione quelli che vogliono esserlo e sono capaci di costruire uno stato proprio. · Tuttavia è difficile negare che la nostra identità oltre che al progetto è legata alla memoria, sempre; e per giunta legata a una memoria non puramente individuale. È in dubbio che la memoria

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