POESIA/BROWN Vieni dolcemente alla mia veglia funebre Vieni dolcemenie alla mia veglia funebre · In punta di piedi come la Pavlova alla fine del giorno che ingrigia: nel fumo e nel caldo entra sorridendo silenziosa, silenziosa sconosciuta tra gli ospiti loquaci raccolti in nidi di birra a ricordare e a piangere: non venire con un dolore appariscente a profanare il mio sonno · ma con un calmo congiungersi di mani quieto.come sabbia senza vento e se devi piangere che sia per quel ·vecchio guizzo di voluttà ora perduto ne11apolvere che tu sola sapevi stanare. Vieni dolcemente ' alla mia veglia funebre e bevi e rompi la crosta rugosa del pane dell'amicizia e non piangere perché son morto ma perché :;on steso lì stupidamente su un letto senza donna con uno sguardo asessuato e senza più un pensiero in tésta. Fine Morire è una cosa curiosa. Non che sia proprio mai morto se non per poco, ogni tanto, ·come una testa calda, come un poeta. Non ci vuole molto ingegno per farlo. Un rapido tuffo di delfino nell'acqua nera e dopo il primo anno di lutto le margherite ondeggiano indisturbate sulla tua tomba. Con ~n piccolo sf~rzo potre.i morire oggi, ~tre, morire oggi con un desiderio ben mirato nd e nd0 0 piangendo sommessamente senza trombe senza cerimonie senza trarre conclusioni 8 Mount Jerome l sotto l'erba fine e bagnata. 1) C . . . (da Come Softly to My Wake, Seckcr. & w~rhurg 1971) un1tero d1 Dublino •• • - Il figlio di mia madre Ho sofferto molto prima che la vità mi insegnasse la necessità dell' ipQCrisiache devi chinare la testa a terra, chinare anche l'anima ribelle a terra, in lacrime, sebbene tu vaghi tra le stelle. . Ho ferite antiche di battaglie dei tempi dell'asilo e altre non così remote. Quando c'era un dio da criticare e da lodare, non andava poi così male:_ ero soddisfatto di quello che la vita faceva per me, non sapendo che le gole aperte della mente, i neri tuguri di Calcutta della mente . dovevo incolpare per la mia disgrazia; per l'umanità mia, rachitica e .sordomuta. La vita è intransigente. Sapere è sopportare con una certa lenta ironia, una pazzia scagliai.a contro il cielo con labbra serrate senza più biasimo, perché non c'è imputato da accusare se non noi stessi ché non c'è nessuno, nessuno che ci veda commettere l'ultimo peccato e voltare le spalle a noi stessi, perché questa è l'ultima vigliaccheria. I frangenti sciabordrufti dell'oscurità consumano l'anima mia tremebonda e quando non c'è un dio giusto da mettere nella categoria del biasimo, · senti al fine la tua piccolezza. Il nostro autoinganno non si scoraggia. Io spero ancora, raccolgo speranza dal nulla come una bimba che coglie papaveri per i suoi capelli e canta tra sé nella quiete. Non sono molto coraggioso,.e con ciò 'Ìntendo che non sono uno che soffre in silenzio, sono io, il figlio di mia madre. I miei fratelli Ne ho otto, alèuni hanno mogli gentili e eccellenti perennemente coinvolte nella maternità; Altri amoreggiano un po' stancamente; · lasciano il cervello indisturbato e risolvono le dispute con i pugni a volte .scorticati a metter su mattoni cementati senza amore; parlano di calcio e valutano le forme delle puledre sia equine che umane e molestano gli impiegati; sputaçchiano come stoppini infiammandosi, bestemmiando, urlando alla vita lasciva, amabile bianca violenza che erutta ·
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