Linea d'ombra - anno VIII - n. 54 - novembre 1990

- Più interessanti sono le prove poetiche di Brown, che pubblicherà tre mc.colte, Come Soflly lo My Wake del 1971, Background Music del 1973 e Of Snails and Skylarks del 1978. La riduzione per il teatro di Down Ali lhe Days, scritta dal giovane Peter Sheridan, presentata nel 1980 all' Abbey Theatre di Dublino ha un grande successo. Il 6 settembre 1981 Christy Brown si spegne assistito dalla moglie. Tornano alla mente i versi di Come Softly lo My Wake, e lo storpio di My Mo1her's Son che aveva vissuto "with a certain slow irony, a flong-tothe-sky frenzy with lips tight-pressed against blame", muore "with a littlee.ffort, with a well-sprung wish", come aveva previsto in End. Come si era potuta compiere la metamorfosi della lingua fredda, asettica, ovvia ed edificante di My Left Foot, a quella violenta, allusiva, metaforica, esuberante, dalle frequenti marcature dialettali, che si potrebbe dire pasoliniana, di Down Ali lhe Days e delle poesie migliori? Parlando di Swift e Joyce, altri due grandi irlandesi maestri di metafora, lo studioso Splitterdiceche ''l'i_dentificazione di parole e cose tradisce un grande timore che non ci sia dopo tutto quella tal cosa chiamata spirito." La particolare sensibilità linguistica, I' accorte7.7.acon cui Brown collega le parole alle cose e ricrea le sensazioni anche olfattive attraverso forti metafore potrebbe dipendere dalla menomazione fisica di emarginato dall'azione, ma non è solo così. Il protagonista del romanzo non fanuila o quasi, sempre rannicchiato sullo sgangherato carrozzino che i fratelli o la madre spostano secondo i ritmi della vita quotidiana. Ma questa è per lo scrittore una posizione privilegiata. È innanzitutto emblcma.tica del mondo in cui Brown vive, per dirla con Joyce, "quella.emiplegia o paralisi che molti considerano una città". Il protagonista non agisce, ma è in uno stato di assoluta disponibilità fisica e psichica per cui ogni atto degli altri, ogni scena che entri nel suo ristretto campo visivo, lo t~cca, lo colpisce e ne mette in moto la parte più integra: il cervello, si fa parola, segno sulla pagina. Nella lingua di Brown si è detto che c'è una "inflation of modifiers", ma gli aggettivi che appunto gravano sui sostantivi, modificandone il senso e la portata, sono legati spesso dall'allitterazione che implica un intreccio di segno e senso e crea e sfrutta l'aspettativa mai disattesa del lettore. È un proc~dimento caro ad altri artisti celti, da Dylan Thomas a Joyce fino all'estremo limite di Finnegangs Wuke. Lo scrittore sembra voler giocare sino in fondo la pàrtitacon l'intero lessico della lingua-segno e senso. Lo stile di Brown non è caratterizzato solo da una rissa di aggettivi semplici, ma anche di composti sostantivali in funzione attributiva, che rendono quasi impossibile la traduzione della sua poesia. La lingua è "ingombra" di "oggetti. A cosa si aggiunge cosa. Le parole sembrano rivendicare una consisténza fisica, un peso specifico, tra loro attirandosi come per gravitazione. Parole come segni sulla pagina. Non. per nulla il talento di Christy Brown fu all'inizio talento di pittore. A differenzadiMyLe/t Foot in Down Ali lhe Days l'autore-narratore si dissocia dal personaggio, che è posto sotto una lente d'ingrandimento e osservato clinicamente. Così nello sconvòlgente incubo in cui è ripercorso il trauma della sua nascita, un sistema di specchi rimanda molteplici identità: "He saw the unborn infant curled up within her, shaped like a question mark ... the face that stared out... was his own" ("Lui vide il bambino non ancora nato arrotolato dentro di lei come un •· punto interrogativo ... La faccia che fissava fuori ... era la sua.") · In realtà l'intero romanzo è una magnifica1.ione della funzione visiva, che diventa metafora esistenziale. Se il protagonista è un voyeur, I 01 Danicl Day lewis e Brenda Fricker in una scena di // miopiede sinistro di Jim Sheridan. POESIA/BROWN il narratore lo è altrettanto e il lettore, per quel complesso sistema di richiami lessicali e visivi di cui si è detto, condivide la stessa sorte. La pagina è mappà del tesoro, cifra, e la realtà è un'ombra intravista dal buco della serratura, appunto.· Mettendo in sequenza le scene della propria vita, Brown ci dà il quadro di un mondo orrendo senza che la sua menomazione ne sia una pur minima scusante. Lo scrittore Christy Brown esprime inevitabilmente "con una certa ironia" un giudizio etico-morale sul mondo dell'uomo Christy Brown, abilmente evitato e ignorato nel film di successo. Nel film mancano infatti due personaggi essenziali, la vecchia· Rcd Magso e la sua amica Essie, che passano le ore nella cucina dei Brown e a cui di volta in volta si uniscono altre donne per bere e per parlare. Nell'intimità, indisturbate dalla presenza degli uomini, ma all'orecchio attento dello storpio, esse sciorinano la loro visione della vita, fatta di sesso, goduto e temuto, di innumerevoli gravidanze, di morti vissute nella pratica della vestizione dei cadaveri, delle veglie funebri dalle illimitate libagioni, dei funerali pagati profumatamente al parroco. Un'umanità bestiale, da cui si salvano solo le donne. Nell'episodio della veglia fun·ebre alla piccola Noreen ci sono ben tredici volte, in forme composte di aggettivazione o altro, nomi di animali riferiti ad esseri umani: gatti, corvi, galline, lupi, cani, maiali, pecore. Questo è il bestiario per nulla esotico a cui attinge Brown. Ma pur criticando la qualità della vita, non la rinnega mai: e lo fa attrave~so. le donne che della vita rimangono in ascolto, in sintonia con essa, come sua madre che ricorda con tanta struggente angoscia in The Visit. Anche in questa capacità di dar vita a indimenticabili figure femminili Brown non tradisce i suoi maestri, O'Casey, Joyce e Behan. Alla fine del romanzo, dopo il funerale del padre, Eli, che è per il ragazzo donna, madre e sorella, lo culla· e ne desta la coscienza sopita dalla pena con il canto di una vecchia ninnananna. (Carla de Petris) 61

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