11 ·i~ ■ i il· i~i i ■ ..;.·_· ___________ ~~ storia e l'inconscio come la 'folk music' degli anni sessanta intensifica gli accordi ogniqualvolta si sente impari a ottenere l'intensità; ma anche . se la regressione geroglifica non ma~chera i concetti, il pensiero espresso sgretola qua~i ognuna delle analisi del libro. Se, infatti, non c'è alcun inconscio politico "genuino" anteriormente ali' alto modernismo, allora cos'è l'inconscio politico che Jameson analizza in termini di sistemi caratteriali ecc. nei capitoli su Balzac, Gissing e Conrad? For,se questo significa che nessuna repressione genuina esiste anteriormente all'alto modernismo? Come giustifica Jameson l'asserzione che "non è oggetto di questo libro" considerare l'alto modernismo se proprio questo è il punto in cui di fatto inizia l'argomento del libro? ' Jameson dice all'inizio di aver "cercato di mantenere una prospettiva essenzialmente storicista in cui la nostra analisi del passato dipende vitalmente dalla nostra esperienza del presente"; ma esclude dall' esperienza ogni valore di verità, la identifica con l'ideologia, e, invece di interpretare romanzi, non fachededurreleloro condizioni. L'indifferenza all'esperienza del presente si fa necessariamente indifferenza al passato:il personaggio narrativo diventa effetto di un sistema, parimenti indifferente alla sua esperienza, col risultato che nessun inconscio dinamico può essere descritto. · Che dire poi dell'estremo tentativo jamesoniano di tornare ali' esperienza e a un utopico valore collettivo da una pura deduzione di strutture? Come si diceva all'inizio, anche qui il nostro sbrigativo inconscio congegna un disegno che interrompe il sogno politico di Jameson.: e.sso riguarda una soggettività che si affanna a mimare la sua conquista dell'oggettività e mostra una sbiadita terrazza panoramica del Grand Hotel Abisso: stanchi intellettuali, abitanti di un mondo che è,già "uno", si ostinano a osservare l'abisso di una frammentazione che esiste solo "per noi"~ e un'utopia, anch'essa "semplicemente ...per noi" ..... Qualcosa diventa chiaro nel le.parole finali di Jameson a favore della propria ermeneutica marxista non strùmentale:"Oggigiorno è sempre più chiaro ...che una Sinistra che non è in grado di cogliere l'immenso richiamo utopico" degli oggetti culturali "non può davvero sperare di 'riappropriarsi' di queste energie collettive e deve di fatto condannarsi all 'impotenz,a politica". Il contenuto della teoria di Jameson è camuffato dalle virgolette che circondano l'atto della riappropriazione. · U.S.A: il tempo, il fumetto, la televisione L'azzeramento di Batman, Gianni, Robin & Pinotto · Francò Minganti 1. Con la pubblicazione in volume, ilBatman di Frank Miller è uscito dalla cerchia ristretta degli appassionati 1 : quelli dello zoccolo duro, che si erano preoccupati quando i singoli albi erano spariti dal mercato americano (finiti sottobanco, incellophanati, a prezzi decuplicati, a designare il loro status di collector' s items '.'istantanei:'); quelli che avevano pazientemente atteso le uscite in volume negli Stati Uniti e in Inghilterra; o quelli, variamente anglofobi, che avevano sopportato a malincuore la balzana periodicità della versione italiana proposta da "Corto Maltese" (a partire da quel primo episodio del gennaio 1988 incensato persino da Eco in una Bustina di Minerva). Avevo fatto la conoscenza del Batman milleriano negli Stati lJniti nell'estate del 1986, all'uscita del terzo dei quattro fascicoli, restandone notevolmente impressionato; tuttavia, riflettendo sulle caratteristiche di quel mercato e sulle radicali differenze da quello europeo, in una nota mai pubblicata sullo stato dell'arte del fumetto americano, forse improvvidamente concludevo come fosse difficile dire se un fumetto del genere avrebbe fatto breccia nel cuore conservatore dei consumatori abituali degli albi di avventura. Come scrive Alan Moore (accreditato tra i tanti, sceneggiatori e disegnatori, che nel corso del tempo si sono alternati alla produzione degli albi di Batman; autore con Dave Gibbons del graphic nove/ di culto The Watchmen, 1986-87) nell'introduzione all'edizione inglese di The Dark Knight Returns, "(Frani<Miller) ha scelto un personaggio ogni più ·piccolo dettaglio triviale o casuale del quale è scolpito nel cuore e nella mente dei fedelissimi seguaci ed è riuscito a ridefinirlo significativamente senza contraddire quasi nulla della mitologia del personaggio." Il fatto è che Batman, come molti eroi mitologici e/o letterari, è innanzitutto un'idea, la cui continua riproposta su media differenti a opera di mani sempre diverse produce unastratificazionedi immaginario che rende difficile poter prescindere dalla penultima performance. Alairt Reyparlerebbe probabilmente di schizofrenia, là dove ricorda a esempio il lavoro "delirante" di Michael Fleischer sul corpus del fumcttoBatman, collegando la moltiplicazione degli elementi del fumetto stesso (nomi, individui e oggetti) a "un lento cammino che va dalla esplosione schizoide ali' ossessione e poi all'isterismo". 2 Certo è che Miller ha dovuto fare i conti soprattutto con il serial televisivo degli anni Sessanta, fondamento della batmania dilagante e responsabile primo del rilancio del personaggio, e con !"'oltraggiosa" interpretazione camp di Adam West contro cui i batmaniani di provata 36 fede, veri e propri adoratori dell 'uomo-pipistr'ello come lo stesso Moore o come Stephen King, hanno severamente preso posizione: Moore mette sotto accusa l"'outrageously straight-faced camp dialogue" dello schermo, mentre King parla di un Batman televisivo "unpleasantly campy" 3; anche se, per la verità, si intuisce che abbia negli occhi e nel cuore il Batman di Miller (e, forse, le tavole di Bill Sicnkiewicz) più che quello, disegnalo da autori diversi perun'unica storia, del fascicolo in questione. La scelta di Miller è stata quella di sottrarre il personaggio alla sua aura, al suo eterno presente di fumetto e di eroe televisivo consacrato dal ciclo delle repliche, riaffidandolo: A) al tempo, ovvero all'invecchiamento e, forse, persino alla morte - Moore, nell'articolo già citato, parla della ritrovata dimensione del tempo come dcli' elemento che consegna definitivamente il personaggio alla leggenda: "Tutte le nostre più_ antiche e affascinanti leggende riconoscono il trascorrere del tempo e il fatto che la gente invecchi e muoia. La leggenda di Robin Hood non sarebbe completa senza quella freccia scagliata alla cieca per determinare il luogo della sepoltura. Le leggende scandinave perderebbero molto del loro potere se non fosse per la consapevolezzacji un Rangnarok finale, così come sarebbe per la storia di Davy Crockett senza un Alamo"; B) ai tempi, ovvero ai mutamenti culturali nella percezione di una dimensione eroica del vivere- il nuovo Batman ritorna ali 'antico ruolo di vigilante messo a punto nella cultura popolare degli anni Trenta 4 , · riletto però alla luce dell'inquietudine urbana e della violenza privata dei giorni nostri: preso tra due fuochi, il nemico giurato Jolly e la Polizia (non l'alleata di un tempo, ma un organismo che pare aver ridiscusso il r,uolo
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