CONFRONTI L'inconscio. dei metodi Il sogno politico di Fredric Jameson · · Francesco Binni Marxismo e postmodernismo: una combinazione che oggi rischia di non apparire più tanto paradossale o singolare, con tutte ie rispettive nostalgiche immagini accessorie che i due termini portano con sé.Un inconscio sempre più computerizzato congegna rapidamente l'immagine di unpiccolo, minuziosamente riprodotto ristorante dellanostalgiadecorato con le ingiallite fotografie rivoluzionarie, con camerieri sovietici che servono di malavoglia indigesti pasti.russi- incapsulato in una nuov.a,abbagliante stravaganza architettonica mult'icolore. L'effetto su di noi è ovvio - ovvio che non ci meravigli più di quanto non faccia il settore sovietico del Momi londinese. · Ovvio anche, è comico, che questo contesto generale colori di sé uno dei più gloriosi strumenti di conoscenzadelpassato:il metodo dialettico. Formulata per superare gli errori di una causalità lineare, oggettivista, continua del metodo storico, è destino oggi sempre più frequente de11a dialettica di Marx essere assimilata proprio a quegli errori. Nessuno vuole più essere un marxista volgare, ma sembra proprio che quella di un antimarxismo volgl!fe sia la pratica di oggi che più viene incentivata. Forse non si può più pensare alla tradizionale politica della guerra fredda, resta allora il semplice clima poststrutturalista, la cui generale antipatia per il pensiero marxista non è escluso che sia dovuta al riconoscimento di una comunione di scopi e procedimenti. La critica epistemologica che il postrutJuralismo rivolge al metodo dialettico ne11a letteratura assuine una forma familiare: la rivendicazione di riferirsi a, e dunque conoscere, un'area di esperienza separata da quella de11a propria ,pratica testuale è un'illusione alimentata da un'empirista "retorici! della referenzialità". La critica è una versione di quella del circolo ermeneutjco e fornisce un ulteriore senso (il più radicale) ciell'accusa rivolta al metodo, quella di teleologia-essere cioè guidato da un telos che segretamerite predetermina il carattere di quello cui esso dichiara di "riferirsi" solamente. È ovvio come la critica rivolta al metodo dialettico dia rilievo centrale alla critica del suo presunto 'realismo' e alle conseguenti separazioni o divisioni illusorie-del presente dal pa%ato, del soggetto dall'oggetto, del concettuale dal ma.teriale,del conoscente dal conosciuto: divisioni che; per il metodo dialettico, sono sempre operative e provvisorie. In breve, c'è una tendenza paradossale ne11ascena critica odierna per cui la volontà di castigare la critica storica attraverso la rigorosa "testualizzazione" della storia è servita in qualche modo a autorizzare critici "meramente" letterari a riferirsi implicitamente e improblematicamente alla natura reale dei loro testi come se le illusioni della referenzialità fossero confinate allo scopo manifestamente scriteriato di riferirsi a un "passato" fiduciosamente separabile. Questo è un po' il generale Urtext che sollecita l'attenzione critica di Fredric Jameson(sudi lui si vedano gli interventi in "Linea d'ombra", 38, maggio 1989) e il suo intervento per un risarcimento della dialettica marxista: è la scena primaria da cui emergono i sùoi scritti'più recenti e che essi cercano di diagnosticare e,possibilmente, curare. La situazione di immensa frammentazione, reificazione.immiserimento nei "paesi sovrasviluppati" richiede quello che,Jameson chiama un "marxismo postindustriale", un ripensamento del marxismo alla luce delle nuove configurazioni storiche. Ancora una volta la storia stessa richiede il pensiéro storico_:_ in questo caso, un rivitalizzato pensiero marxiano - perripensare la teoria sociale radicale alla lucç del presente e per pensare al di là di quest'ultimo con l'aiuto delle più avanzate prospettive teoriche a nostra disposizione. L'intervento jamesoniano nel dibattito sul postmodernismo è non già un caso, né, pènso, una mossa opportunistica per cavalcare una fonte pagante di capitale culturale, ma un e.stremo tentativo di provare la giu~ 34 . stezza della sua attività precedente, un tentativ·odi colmare uno spazio teorico vuoto nella propria oeuvre. È opportuno che I' apparizione di questo L'inconscio politico (Garzanti 1990, traduzione di Libero Sosio pp. 376, L. 30.000) segua quella (stesso editore, 1989) del saggiojamesoniano sul postmodernismo. Se infatti, il , primo risale al 1981, eprecede di un triennio il saggio,quest'ultirno fornisce l'indispensabile correttivo a una lacuna nel progettp teorico di Jameson: la trasmissione alla nostra scena contemporanea de!Jrfi1osofia dellà storia che informa The Political Unconscious,in cui{analisi riguarda piuttosto le premesse metodologiche e il confronto 9i queste con il nostro passato premodernista e modernista. Non sarà irriverente cominciare dicendo che questo Inconscio politico nasce sul terreno della critica accademica statunitense - la più efficiente ed ecumenica di oggi- in seno alla quale costituisce unarisposta anticipata alle spinte anti- dialettiche di cui si diceva all'inizio. Interpretare il proprio passato letterario alla I uce di un presente cui turaimente così differenté da esso significa per Jameson ribadire con forza la propria adesione al marxismo: quest'ultimo infatti legge nella storia un 'unica narrativa collettiva che collega passato e presente - la critica. letteraria ·marxista rivela l'unità di quella ininterrotta narrativa. Jameson tenta coraggiosamente di stabilire che la critica letteraria marxista è il più inclusivo e comprensivo quadro_teorico incorporando nella propria analisi un complesso disparato cli approcci metodologici competitivi: fornisce una visione d'insieme della· storia della forma letteraria e conclude con l'articolazione di una "doppia ermeneutica" di ideologia e utopia-che critica l'ideologia e insieme preservamomen_tiutopicicome il più appropriato metodo mar)(iano d'interpretazione. Jameson impiega una narrativa storica di chiara matrice lukacsiana per dirci come i testi culturali contengano un "inconscio politico", narrative e storia sociale sepolte, che richiedono un'ermeneutica sofisticata che lo decifri. Una linea narrativa particolare di Inconscio politico eone.eme, come lo stesso James incisivamente afferma,"la costruzione del soggetto borghese nel capitalismo emergente e la sua disintegrazione schizofrenica nel nostro tempo". Stadi chiavenell 'odisseadelladisin-. .tegrazione della soggettività borghese si articolano nella parte centrale - e più incisiva - del libro, dove Jameson mette all'opera la propria ermeneutica, disegnando un itinerario che dal tardo romance - attraverso il realismo (Balzac) e il naturalismo (Gissing) - al modernismo (o, meglio, al suo inizio in Conrad). Jameson traccia insomma accuratamente il plot della narrativa ottocentesca, la combinatoire o pensée sauvage dell'immaginazione narrativa ottocentesca. O, da ·un altro punto di vista, troviamo qui la genealogia del modernismo(il centro assente dell'intero libro, s•ipotrebbe dire): un modernismo che alla fine fa a meno di narrativa e carattere narrativo per dare rilevo assoluto al puro momento, da una parte, e a un raggiunto stile autoconsapevole, dall'altra. Con quello che Jameson chiama alto modernismo, la Storia è costretta a sommergersi da unapervasiva reificazione della vita, referen-
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