CONFRONTI Epidemiologia e storia: le differenze Su un importante saggio di Paolo Vineis Giorgio Bert La collana in cui il libro di Paolo Vineis Modelli di rischio (Einaudi, Torino 1990, pp. 159, L. 24.000) è pubblicato (Microstorie) potrebbe trarre in inganno: in realtà Modelli di rischio di Paolo Vineis non è un libro di storia ma di epidemiologia, cioè di medicina. Certo, non si tratta di un libro di testo su cui preparare l'esame: come regolarmente accade nella pratica medica, all'autore viene spontaneo riflettere sul principio di causalità, sul linguaggio, sulla comunicazione; e tuttavia Vineis deriva queste riflessioni da una trattazione rigorosamente scientifica; la base, insomma, resta l'epidemiologia, cioè lo studio dei rischi e delle ineguaglianzedi fronte ad essi, e dei metodi e delle tecnichein uso per individuare gli uni e le altre. I curatori della collana affermano che epidemiologia e storia sono accomunate dal fatto di essere discipline osservative e non sperimyntali,e che questa analogia può comportare uno scambio proficuo di metodi e di tecniche; a ben leggere questo libro, l'osservazione appare in realtà un po' ingenua, in quanto le diverse discipline non si distinguono tra loro per le tecniche usate ma per gli obiettivi che si prefiggono; e gli obiettivi dell'epidemiologia (e della medicina in generale) sono assolutamente dive_rsida quelli delle discipline storiche. La medicina, ogni medicina, si propone infatti di modificare la storia naturale di un evento sfavorevole per la salute in modo tale da ridurne o eliminarne gli effetti sull'individuo o sulla collettività; il suo scopo è quindi la modificazione di uno stato di cose. Altri e diversi sono, ovviamente, gli obiettivi della storia: senza dubbio essa "osserva" ma non può, sulla base di quelle osservazioni, produrre modificazioni nei comportamenti, n~lle decisioni, nello stile di vita, nelle scelte di individui o collettività. Contrariamente a quanto amavano ripeterci i professori di un tempo, dalla storia non è possibile imparare niente che serva a rendere diversi l'oggi e il domani: essa è un affascinante romanzo che narra avvenimenti irripetibilie, forse, mai realmente accaduti. Non solo: la storia diventa massimamente falsa e irreale proprio allorché viene impiegata, in buona o in mala fede, per indirizzare o giustificare (non provocare) mutamenti in atto nel presente. Ora, sono proprio i cambiamenti, come è evidente dal libro di Vineis, che costituiscono la ragion d'essere dell'epidemiologia. II fattoche le due disciplinepossano talora utilizzare strumenti simili mi pare quindi abbastanza irrilevante: per il medico, e Vineis losottolinea, la significativitàstatistica ha importanzasolo se coincidecon la significativitàclinica,cioè con il cambiamento; osservareper cambiareè bendiversodal semplice osservare; l'analogia è più nellaparolachenellasostanza. Mi pare opportun.osottolinearequeste differenze, perché attualmente è di moda, magarinel nome della "complessità", proclamarearbitrarie superati confiniche delimitano le diverse discipline; ora, l'interdisciplinarietàè seriza dubbio una cosa positiva, se con questoterminevogliamoindicare scambi proficui e sensatitradisciplinebendefinite; è invece inutile e deviante . la confusionedi metodie ditecniche,di analisi e di terminologie in un unico calderonedai confinimaldefiniti. Il risultato è ben evidente: giornalisti che si atteggianoa storici, linguisti che parlano di cosmologia,biologimolecolariche danno lezioni di filosofia,storiciche si credonopolitici,economisti che spiegano cosa è la salutepubblica,sociologicheparlano di tutto... Un gran mucchio di parole e un granmucchiodi sciocchezze, su cui vivonoe prosperanogiornalie tavolerotonde televisive, fortunatamente usa e getta. Vineis ha il grandissimomerito di evitare la banalizzazione interdisciplinare,il batesonismomalcompreso (rileggete Bateson, per favore!), la con~usio~cdeicontesti.Ed è proprio perché rimane innanzi tutto ep1dem10logoche Vineis finisce col ·dire cose importantiper tutti.Conunrarosensodell'understatement, che nel suo caso è un atteggiamentodi vita e non un'etichetta, Vineis evita accuratamentedi ostentare la sua vasta cultura storica ed epistemologica;essasi avverte ciononostante come sfondo,siaquapdosiparladelconcettodi rischio che sta allabase dell'epidemiologia, sia che ci vengamostrata l'epidemiologia stessa al lavorosul campo,attraversoesempie indagini, difficoltà e incertezze. IIprimolungocapitolodedicatoalrischio,permette di analizzare il concettodi causalitàe i suoirapporticol tempo. È tipico di Vineisevitare le citazionioggimaggiormentedi moda e riferirsi volentieria ricercatorimenoattualie probabilmente più importanti, come il medicopolaccoLudwigFleck (la cui influenza è ben evidente in tutto il libro),SimoneWeil, Wittgenstein, Virchow. In questi e in altriautoriVineistrova quanto il medico ha sempre saputo, se non è contaminatoda uno scientismo mal compreso:checioè "leproprietàattribuiteaHecose sono in realtà proprietà del soggetto._(-) La legge di natura trapassa da un'interpretazione prescntt1va(lecose devono andare così) ad un'idea di vincolo impostodall'osservatorealle osservazioni possibili, sulla base di unmodelloteorico". 23
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