disse: "Sei ancora un ragazzo. Ti diamo un'altra possibilità. Ti lasciamo· libero. Ma solo se lavorerai per noi. Ogni settimana dovrai portarci un rapporto scritto sui tuoi compagni di convitto e sui vostri professori. E questo rapporto lo infili, senza dare nell'occhio, nella cassetta delle lettere di questa casa. Ti pagheremo anche, per questo lavoro!" A questo punto finalmente capii. Non era un equivoco, ma una procedura infame. Urlando mi precipitai su quell'uomo per· colpirlo. Una cosa ridicola, un lupacchiotto contro un cane adulto. L'uomo si difese con un paio di colpi secchi e mi fece capire chi aveva il coltello dalla parte del manico. Poi mi chiese una firma. No, cara Barbe!, non come spia della Stasi. Dovevo solo firmare una dichiarazione secondo cui non avrei mai parlato con nessuno al mondo del nostro incontro, nemmeno con mia madre. Avevo paura e firmai. Turbato com'ero, la domenica seguente andai a pranzo dal mio paterno amico che mi chiese: - Che cosa hai Wolf? Mi sembri molto abbattuto. - No, Georg, non ho niente. La domenica dopo, appena mangiato, l'interrogatorio si ripeté: - Ma Wolf, io ti conosco, hai combinato qualche guaio! Con me puoi parlare apertamente ... metteremo tutto a posto ... sono il procuratore distrettuale ... Avete combinato qualcosa a scuola? Infastidito i professori? O è una storia di ragazze? - No. Niente. - Wolf, ascolta, siamo tra compagni ... e amici ... Tu hai fatto qualche stupidaggine e non vuoi dirmelo. -Non posso. - Sciocchezze. - Georg, ho firmato qualcosa ... non posso ... sono stato in quella cai;;avicino alla stazione ... Non avevo nemmeno finito di balbettare queste parole, che il mio amico gridò alla moglie in cucina: Non è l'ora di portare il cane fuori? Si alzò di colpo, prese cane e collare e scomparve. Non una parola di più. Vidi il suo sguardo incerto, respirai la paura che lo aveva colto e non capii niente. Questo è stato il mio ultimo pranzo dal procuratore distrettuale. La Rdt è piena di storie simili, come il cielo di stelle. E quasi tutte non finiscono in maniera così innocente. Questo è stato trentasette anni fa. E in queste settimane, di fronte a sempre nuove rivelazioni sui trascorsi della Stasi, quel brutale tentativo di reclutamento mi sconvolge molto più profondamente di allora. Infatti se l'uomo in quella casa sulla ferrovia mi avesse parlato diversamente, anche la mia vita sarebbe stata diversa. Sarebbe ba<;tatoche mi avesse detto: "Wolf, siamo molto contenti che, da Amburgo, tu sia venuto in quella che è la parte migliore della Germania. Sai bene che molta gente accecata dalla propaganda odia la nostra Rdt. Tradimenti, fughe dal paese, sabotaggi, provocazioni. Noi ti conosciamo e perciò ti chiediamo aiuto. La Rdt è in pericolo. I nazisti hanno assassinato tuo padre e metà della tua famiglia. La maggior parte della gente che vive nel nostro paese sono stati entusiasti ammiratori di Hitler. Educano i loro figli contro di noi. E neppure tutti i professori della tua scuola sono dalla nostra parte. Non ci attaccano più frontalmente, ma aizzano i ragazzi ... Wolf, dobbiamo vigilare, Wolf, dobbiamo smascherare i nostri m;mici". Questo discorso corrispondeva assolutamente ai principi secondo i quali mi ero formato, e non avrei provato nemmeno l'ombra di una riserva morale, anzi, sarei stato orgoglioso della fiducia che il partito mi dimostrava e avrei annientato, col fuoco del mio zelo, chiunque avesse detto o pensato di dire una parola contro la nostra, la migliore Rdt del mondo. Lentamente,comemillealtri, mi sarei trovato a vivere una vita da spia. Il mio poco intelletto ~arebbe stato sempre sufficiente a IL CONTESTO giustificare ogni infamia della ditta, e avrei trasfigurato ogni delazione facendone un episodio eroico della lotta di clac;se. E anche se, più tardi, avessi letto Brecht, non sarebbe bac;tato a farmi abbandonare quella carriera. Dalla sua ricca produzione avrei pescato giusto ciò che giusto non era. Brecht ha scritto infatti: A che serve ritenersi migliore, Sprofonda nella sporcizia Abbraccia il boia Ma cambia il mondo Ne ha bisogno. Sì, sarei caduto nel fango e, probabilmente, ne sarei riemerso solo ora. Forse non sarei corso dalla "Bildzeitung" con tutto il carico di menzogna della mia vita, forse avrei parlato come Markus Wolf sull' Alexanderplatz il 4 novembre. Sì,.Barbelchen, sarei diventato uno della Stasi. E.nessuna Musa sarebbe stata capace di liberarmi, nessuna donna mi avrebbe salvato. In quella feccia avrei scelto i miei amici. Niente più critiche all'esterno, niente più controllo. Il ciclo stellato della rivoluzione su di me e nel cuore il tradimento eletto a norma etica: non avrei avuto più alcuna possibilità di salvezza. Un sistema stabile, in sé concluso, fatto di privilegi e sete di potere, è molto più difficile da superare di terreni minati, armi, sistemi automatici di difesa antiuomo e muri. Vedi, Barbel, capisco benissimo come sia facile diventare uno di loro. Ma ncm è più lecito avere comprensione per tutto, solo perché capiamo le cose. Barbe!, ho avuto più fortuna che cervello! Durante ilmio I ungo racconto il gelato si era quasi tutto sciolto e somigliava a una poltiglia disgustosa fatta di casalinga marmellata di amarene mista a crema di vaniglia e liquore. La cameriera invece era tutta freschezza. Nero, nero, nero: camicetta, gonna e Per sapere cosa leggere CATALOGO RAGIONATO DEI PERIODICI ITALIANI 1991 tutte le riviste italiane ordinate per argomento e alfabeticamente con la scheda anagrafica, i dati e la presentazione dei contenuti. Da dicembre in libreria e per abbonamento una produzione de laRivisteria Via Daverio, 7 - 20122 Milano - Tel. 02/5450777
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