Linea d'ombra - anno VIII - n. 54 - novembre 1990

ILCONTESTO - Non è possibile, Wolf! - Eppure è così, Barbelchen. - Non dire sciocchezze, domani le potresti leggere sulla "Bildzeitung" o sullo "Spiegel" e solo questo ci manca! - Ma certo che bo fatto parte della premiata ditta! Barbe! Bohley mi ha trascinato fuori dalle stanze del Neues Forum. Traversata la Liebknechtstrasse siamo entrati in un caffè, abbiamo ordinato una coppa di. gelato e abbiamo cominciato a mangiare. - Hai un po' di tempo? -Sempre. - Barbel, ecco la storia dei miei rapporti con la Stasi. Tu sai che il 15 maggio 1953, non avevo ancora compiuto diciassette anni, sono venuto nella.Rdt Le lacrime per la morte di Stalin non si erano ancora del tutto asciugate e il sangue del 17giugno ancora non era scorso. Il 'partito aveva organizzato il mio trasferimento. lo andai a finire a Gadebusch, non lo conosci, è un p·aesiòodimenticato nelle pianure del lv,1ecklenburgo.Frequentavo il ginnasio nel convitto che si trovava nel vecchio castello costruito su una collina artificiale al centro del paese. I miei compagni di classe tornavano ogni fine settimana a casa dai genitori nei paesi vicini. Siccome Amburgo era troppo lontana, dal sabato alla domenica io restavo · solo al castello. Poiché, secondo la legge della Rdt, ero una Vittima del Fascismo, un "compagno" di questa organizzazione si occupava di mc: un certo Georg Schonberner, casualmente procuratore distrettuale a Gadebusch. Viveva con la moglie e il cane in una casa d'affitto. E mi invitava a pranzo ogni domenica. Mi ero ambientato facilmente, stavo bene. Sentivo di essere felicemente approdato nella mia patria, il che per me significava letteralmente il paese di mio padre. Non mi accorsi della ·rivolta operaia di Berlino, nel mio Disegno di Fobian Gonzales Negrin. 16 idillico paese ascoltavo solo quello che mi veniva propinato. In quei giorni fui convocato per un "colloquio" alla Federazione della Fdj 6 • Dopo una bella passeggiata intorno al lago arrivai alle baracche che ospitavano la Libera Gioventù Tedesca. Mi aspettava un giovane che mi invitò a seguirlo. Ci dirigemmo verso la stazione, o meglio verso una viJla signorile, un po' appartata, ma non lontana dai binari. Non conoscevo quella casa e non potevo sapere che, ogni tanto, dalle sue cantine si sentiva urlare. La maggior parte degli abitanti di Gadebusch sapeva che la casa era la sede della Stasi. Entrai in una grande stanza, era appena passato mezzogiorno, le imposte erano accostate. Un uomo anziano, robusto, entrò e mi disse senza tanti complimenti: "Sei un agente dei nostri nemici di classe. Ti abbiamo scoperto. Hai chiuso". Risposi: -No, io sono Wolf. Wolf Biermann di Amburgo. -Certo. Sei un agentetlei nostri nemici di classe. Ti abbiamo séoperto. Hai chiuso: - Sciocchezze. E stato il partito a farmi venire qui. - No. Sei un agente dei nostri nemici di classe. Ti abbiamo scoperto. Hai chiuso. - Ma io sono il figlio della compagna Emmi Biermann di Langenhom ad Amburgo. _ - Non fa niente. Sei un agente dei nostri nemici di classe. Ti abbiamo scoperto. Hai chiuso. Tra mille contorcimenti io continuavo a sostenere di essere solo Wolf, un bravo ragazzo. Ma quel pappagallo di partito continuava a martellarmi sulla testa le stesse tre frasi. Io passavo. dalla furia alla calma, dalle urla alle proteste, tentando sempre di spiegare le mie ragioni. Ma non perdevo il controllo perché ero certo che quel compagno si stava sbagliando. E quando tutto si fosse chiarito mi avrebbe chiesto scusa e, forse, ci saremmo fatti una bella risata insieme ... Dopo una mezz'ora circa ci fu una pausa e quell'individ,uo

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