/ E proprio queste ricchezze straccione sono l'indice del loro fallimento anche come sfruttatori. I nostri bonzi avevano barche lussuose? Andavano a caccia? Adoperavano Omo per i loro. bucati a Wandlitz 3? Coprivano di privilegi la loro progenie? Una dacia per il week-end di una figlia viziata? Una bella macchina per un figlio poco intelligente? Banalità risibili. In occidente i ricchi fanno le stesse cose, solo molto più in grande, con più stile e senza rimorsi di coscienza. Del resto hanno avuto più tempo per elaborare una cultura del potere, non sono neofiti del soldo e del potere come i nostri. Il socialismo non rappresenta più un fine cui tendere. E la gente non vuole più sentir parlare di un socialismo da] volto umano. Nel 1968 Dubcek aveva infiammato i nostri cuori proprio con una tautologia del genere. Anche quysto è passato. Si è concluso un vasto esperimento su cavie umane. Peccato, ma in fondo è stata anche una fortuna. Persino la più volgare delle annessioni alla Repubblica Federale è sempre meglio di tutto quello che è stato. lo, a direi I vero, avevo in mente cose tutte diverse. Ma il compito della storia non è certo quello di esaudire i desideri del povero Biermann. E io desideravo chiaramente l'impossibile: una nazione tedesca in grado di soddisfare non solo i propri miopi bisogni, ma anche di trovare, proprio grazie a1lasua sperimentala capacità di fare, un modo per evitare la pacifica autodistruzione del genere umano. Ma visto come stanno e come andranno avanti le cose, la mia gioia può solo èssere tutta negativa. Sono contento che i miei vecchi nemici abbiano subito una tale sconfitta, e auguro ai criminali <lollaStasi tempi durissimi. Sono felice e non provo nemmeno un'ombra di compassione se penso a11'idiozia di Mielke 4, ali 'impudenza di Markus Wolf 5, al rimbambimento di Hager 6 e a11e'menzognedi Hermann Kant. E auguro tutto il male possibile a Gtintc~Mittag 7 , nazista che ha saputo prontamente riciclarsi, e al suo temuto Wolfgang Biermann, direttore generale delle officine Zeiss di Jena. Ma che accadrà al popolo, c~e improvvisatosi poeta in dialetto. sassone ha saputo urlare una frase veramente originale come questa: "Il popolo siamo noi!" E anche la variante successiva era destinata a piacermi: "Siamo un solo popolo!" "Germania, Germania!" urlava a mo' di saluto la gente venuta ad ascoltarmi sulla piazza del duomo di Erfurt. Certo siamo un solo popolo e tale vogliamo essere. Ma che tipo di popolo? Questa è la domanda cruciale. Nella mia nuova canzone Ballata dil an Gat sotto il cielo di Rotterdam dico: Due mezzi porci non fanno ancora una patria intera. Sto vivendo la riunificazione come un'infame commedia rosa, un grossolano, rozzo matrimonio d'amore. Un disgustoso bellimbusto tedesco carico di soldi sposa la cuginetta povera e maltrattata, appena uscita daJI'ospizio. Eppure, qualcosa c'è che non funziona! La povera ragazza,dell'est, in realtà, non è .poilanto povera. Infatti, tra tutti i paesi del blocco socialista, la Rdt rappresentava fino a poco tempo fa un paradiso di benessere. E adesso, proprio in un mondo che muore di fame e di sete, la Rdt appartiene a1piccolo ed esclusivo Club dei super ricchi. Chi fugge con la sua Trabant nel paese della Mercedes scappa forse da11'ottavo paese più ricco del mondo per andarsi a rifugiare nel terzo paese della terra in ordine di ric~hezza. Honecker e i suoi ipocriti seguaci avevano avuto l'impudenza di dire la metà della verità definendo la Rdt un paese prospero. Ma il Cancelliere Kohl e gli squali della riunificazione che gli fanno corona sono ancora più impudenti con l'altra me'tà della verità, quando affermano cioè che la Rdt non è altro che un mucchio di rottami privo di valore e che non potrà salvarsi senza l'annessione immediata alla Repubblica Federale. E la Cecoslovacchia? Un paese ancora più IL CONTESTO malridotto della Rdt! Si annetteranno anche quello? L'Ungheria continua imperterrita ad andare avanti appoggiala a1suo bastone. La Polonia fedele è il ritratto della miseria e l'Unione Sovietica è ridotta a dover rosicchiare la sua falce e martello. Tutti questi paesi si salveranno solo se Helmuth Kohl deciderà di adottarli al più presto? Tutto ciò, osservato dalla prospettiva dcli 'Etiopia, appare come un cinico gioco. La mia fantasia politica arrivava a malapena a11afine di questo meraviglioso·anno '89: cacciare i bonzi, va bene. Spodestare la ·Stasi, ancora meglio. Abbattere il muro, benissimo. Arrivavo addirittura a immaginare una rivoluzione senza spargimento di sangue e obsolete barricate. Per anni e anni ne avevano parlato e · cantato. Oggi la realtà ha fatto schiudere i nostri sogni. E dalle uova sono sgusciati fuori animali tutti diversi da quelli che avevo sognato: più coccodrilli che usignoli. Ancora una volta la realtà ha dimostrato di possedere più fantasia di qualsivoglia creazione poetica. Le pasquinate insolenti a' commento delle quotidiane polemiche politiche, tutte le · allegre canzoni fatte di veleno e bile che ho gettato nella mischia, tutti i versi cbe ho scritto nel dolore o nel riso scivolano adesso dalla storia attuale nella storia della lètteratura. A novembre la Ballata del poeta proletario Max Kunkel del/' azienda di Stato Leuna aveva ancora la forza di un urlo. Adesso, due mesi più tardi, non è altro che un appuntino da studenti in vena di copiato, a uso di una coscienza storica che voglia difendersi da un troppo disinvolto oblio. Hans Modrow: chi era costui?. e chi erano Honecker e Ulbricht, Axen 8 e Schnitzler 9, e che cosa fu mai la Stasi? Può darsi che un giorno, quando avremo raggiunto tutto, io non avrò raggiunto altro che un nuovo inizio, da capo. Il mio concerto di Lipsia cominciava con questa canzone. E così dovrebbe essere anche per la Rdt, un inizio, nuovo davvero. Ma l'inizio da capo si rivela oggi come una annessione in coda. Non per me. Io ricomincio da capo. Adesso non ho più . bisogno di fare il grillo parlante. Adesso non posseggo più la verità di chi è nell'opposizione, e finalmente ho smesso di avere ragione. La vecchia commedia è finita. Escono dal palcoscenico, insieme, i soliti cattivi e i loro oppositori, la nuova commedia è ancora tutta'da scrivere. Questa rivoluzione mi ha liberato da un personaggio e da una parte sempre uguali. La voce nel deserto può ora smettere di urlare, anzi può addirittura balbettare o ~cere. Non mi resta altro da fare che un 'ultima verifica di cassa intellettuale e raccogliere gli ultimi spiccioli di utopia comunista. In mano mi rimangono monete senza valore, un po' di soldi messi da parte facendo la cresta. Malgrado tutto è chiaro che resto sempre della mia opinione: Non riesco a soffocare il mio sogno di una società più giusta. Un sogno più antico di tutto quanto si sia mai chiamato comunismo. Antico come l'umanità, un sogno che è stato continuamente soffocato perché continuava sempre a risorgere. Alla ricerca di un futuro possibile, c9me tanti altri, anch'io, in tutta la mia insicurezza, vado scavando esempi dal passato. Sgomento come sono ho riesumato dalla naftalina della storia i comunardi, l'eroico popolo parigino massacrato nel 1871. L'ho fatto senza pensarci, eppure non può essere stato un caso: nelle mie nuove canzoni mi è capitato di citare tre volte questa vecchia sorgente di speranza. Come un bambino nel buio canto la Commune de Paris e la sua democrazia radicale. Forse il cimitero del Père Lachaise è il nostro ultimo spazio, forse la mia utopia sente sotto i piedi un terreno solido solo dove esso è imbevuto dal sangue dei Comunardi. E forse un camino del crematorio di Auschwitz è l'unico sul quale un barbaro come me è ancora in 9
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