Linea d'ombra - anno VIII - n. 53 - ottobre 1990

SAGGI/STEVENSON e le notti che passai sul promontorio di quell'isola (otto giorni e sette notti) senzasincero·compiacimento di trovarmi altrove. Vedo nel mio diario che parlo di quel soggiorno come d'una "esperienza massacrante"; una volta ho scritto sul margine: "angosciosa": è la parola; e quando i mokolii mi portarono finalmente verso il mondo esterno, io continuai a ripetere a me stesso, con nuova concezione della loro ·suggestività, quelle semplici parole della canzone: 'Tis the most distressful country that ever yet was seen. E notate: ciò che vidi e che mi fece soffrire era una colonia migliorata, abbellita; un villaggio era stato costruito, l'ospedale, la Bishop-Homc, egregiamente organizzati; le suore, il medico, i missionari, erano tutti infaticabili nei loro nobili compiti. Era un altro luogo quando Damiano vi venne e fece la grande rinuncia, e dormì quella prima notte sotto un albero tra i suoi fratelli marci, solo con la pestilenza; e guardando in avanti (con quale coraggio, con quale pietoso sgomento, sa soltanto Dio) verso una vita dedicata al medicare ferite e moncherini. Voi direte, forse, che sono troppo sensibile, che simili spettacoli abbondano negli ospedali per il cancro e sono affrontati giornalmente dai medici e dalle infemùere. Da molto tempo ho imparato ad ammirare e a invidiare i medici e le infermiere. Ma non esiste un ospedale per il cancro 1 così grande e così affollato come Kalauao e Kalaùpapa; e in una materia simile, ogni nuovo caso, come ogni centimetro di lunghezza aggiunto al tubo d'un organo, rende più profonda la nota dell'impressione; ciò che atterrisce lo spettatore è quella mostruosa somma di sofferenze umane da cui egli si vede circondato. Infine, nessun d!;)ttore,nessuna infermiera è invitata a entrare una volta per sempre per le porte di quella Geenna; non dicono addio, non abbandonano la speranza su quella triste soglia; seguono solo per un tempo la loro alta vocazione. E, mentre partono, possono antivedere il sollievo, il ristoro, il riposo. Ma Damiano chiuse con le proprie.mani le porte del suo sepolcro. Ora estrarrò tre passi dal mio diario di Kalauao. A) "Damiano è morto, e ha già lasciato un ingrato ricordo sul campo dei suoi lavori e delle sue sofferenze. 'Egli era un uomo buono, intromettente', disse l'uno. Un altro mi dice che era caduto (come altri preti cadono facilmente) un po' nei modi e negli abiti mentali d'un kanaka, ma egli aveva~bbastanza spirito per riconoscere il fatto, e abbastanza buon senso per riderne. Pare che siastatoun uomo semplice; non posso trovare che sia stato popolare." B) "Dopo la morte di Ragsdale (Ragsdalc era un famoso luna o sopraintendente della indomabile colonia) seguì un breve periodo d 'uffi" cio del Padre Damiano, che servì soltanto a manifestare la debolezza di quel nobile'uomo. Era rude nei modi, e non aveva autorità. La disciplina si indebolì; la vita di Damiano venne minacciata ed egli presto volle dar le dimissioni." C) "Di Damiano comincio a farmi un'idea. Dev'essere stato un uomo della classe contadina, certamente un tipo contadino: astuto, ignorante e bigotto, eppure dì mente aperta, e capace di ricevere e di digerire un rimprovero se veniva dato francamente; superbamente generoso così nelle più piccole cose come nelle più grandi, e pronto a dare la sua ultima camicia (sebbene non senza un umano brontolare) com'era stato pronto a sacrificare la sua vita. Essenzialmente indiscreto e intrufolone, era perciò un collega difficile; tirannico nei modi, era irrimediabilmente impopolare con i kanaka eppure privo di autorità, a tal punto che i suoi ragazzi ridevano di lui, ed egli era obbligato a giungere ai suoi scopi per mezzo di donativi. Fu preso addirittura dalla mania di far il medico; e schierò i kanaka contro i rimedi dei suoi rivali autorizzati: forse (se qualche cosa può aver importanza nellacurad 'una simile malattia) la peggiore cosach' egli abbia fatta, e certamente la più facile. I migliori e i peggiori lati dell'uomo 78 appaiono molto chiaramente in ciò che fece con il danaro del signor Chapman; egli lo aveva all'inizio destinato interamente a beneficio dei cattolici, e anche così non saviamente; ma dopo una lunga e franca conversazione, ammise in pieno il suo errore e rifece la lista. "Il triste stato del ricovero dei ragazzi è in parte risultato dalla sua mancanza d'autorità; in parte delle sue abitudini disordinate e delle sue erronee concezioni igieniche. I suoi colleghi solevano parlare della Chinatown di Damiano. 'Ebbene', dicevano, 'la sua Chinatown continua a crescere'. Ed egli rideva con perfetta bonarietà, e persisteva nei suoi errori con perfetta testardaggine. Queste sono le verità che ho potuto raccogliere intorno a questo semplice, nobile, umanff fratello e padre nostro; le sue imperfezioni sono i tratti del suo viso, per cui lo riconosciamo come nostro compagno; il suo martirio, il suo esempio, nulla si può sminuire o cancellare; e soltanto una persona che sta qui sul posto può giustamente apprezzarne la grandezza". Ho riprodotto queste note private, come avrete veduto, senza correzioni; per merito Vostro, il pubblico le può leggere nella loro franchezza originale. Sono quasi un elenco dei difetti di quest'uomo, perché questi io cercavo: le sue virtù e il profilo eroico della sua vita erano già abbastanza noti a me e al mondo. Del resto dubitavo un poco della testimonianza cattolica: in nessun senso cattivo, ma semplicemente perché gli ammira•

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