LEffERA APERTA AL REVERENDO DR. HYDE DI HONOLULU Robert Louis Stevenson traduzione di OrsolaNemi e HenryFurst Riproponiamo questo testo stevensoniano, poco noto al lettore italiano, dal volumettodelle economiche Longanesi l,a casa lucente ( 1951,lire 50) che, per cura di Henry Furst, comprendeva altresì il racconto Il diav,olo nella bottiglia, quella originale sorta di preghiera che è Pulvis et umbra, e infine, in appendice, il breve resoconto di Lloyd Osboume sulla morte dello scrittore, a Vailima nelle Samoa, nel 1894. StevensoneragiuntoaHonolulu~moalNataledell888,giàminato dalla tisi, e pochi mesi dopo aveva voluto visitare Molokai, l'isola dei lebbrosi. Ecco come raccontò la sua visita: "Giungemmo al promontorio dei lebbrosi: terrapiatta e completamente nuda e cruda e rozza, un paesino di casette di legno, due chiese, un pontile d'imbarco; ogni cosa orrida a vedersi, aspra, nordica, nell'albeggiare, con il grande muro di pali che chiudeva il mondo verso sud. I nostri lebbrosi furono mandati sullaprima barca, circa una dozzina, fra cui un povero bimbetto spaventevole e un uomo bianco che lasciava l'intera famiglia a Honolulu; poi nella seconda barca le suore ed io. Non so che cosa sarebbe stato di me senon vi fossero state le suore. L'orrorecheioprovodavanti all'orribileèforseil miopunto più debole; ma la bellezza morale al mio fianco cancellò tutto il resto; e quandomi accorsi che una delle suorepiangeva, povera creatura, silenziosamente, sotto il suo velo, piansi un po' anch'io; poi mi sentii fermo come un treppiede, soltanto mi umiliava un poco l'essere così inutile. (...)Quandosi giunse, e vi era una grande folla, centinaia'di (Dio ci aiuti!) maschere da teatro in povera carne umana, che aspettavano per ricevere le suore e i nuovi malati. Tutte le mani erano protese; io portavo i guanti, ma avevo deciso a bordo di non dare la mano; ciò mi sembrava meno offensivo del guanto. In via di massima lo spettacolo della vita in questa comunità tarata e moribonda, con il suo ozio, la tavola imbandita, le cavalcate, la musica e la galanteria sotto l'ombra della morte, confonde le aspettazioni del visitatore. Egli non può osservare con distacco, ma deve pur riconoscere che questo vivere appartato non solo è bene per gli altri, ma che è anche la migliore cosa per gli stessi lebbrosi. Il luogo è un vasto ospedale, posto in condizioni straordinarie; nel quale il morbo, sebbene orrendo e inguaribile, avanzalentamente; nel quale imalati raramente subisconosofferenze, spesso sonocapaci di energico movimento, tutti avidi di piacere, e tutti, entro i limiti del recinto, liberi ... Il caso dei bambini è di gran lunga il più triste; eppure (grazie a Damiano, e a quella grande signora hawaiiana, la gentile signoraBishop, e alle gentili suore) i loro stenti sono stati ridotti al minimo. Anche i ragazzi, nell'ancora primordiale asiloper loro aKalauao, hanno l'aspetto allegro e fanciullesco, alternano i loro divertimenti alla stregua di tutti i ragazzi. In quanto alle ragazze nell'asilo Bishop, tra le mo!tebellecoseche hopotuto vederenellamia vita, esse, e ciò che siè fatto per esse, non sono la meno bella. (...) Mi furono raccontate cose che ascoltai fra le lagrime, alle quali penso qualche volta di notte, e che risparmierò al lettore; mi mostrarono le sofferenti restate a casa; una, mi ricordo, bianca dal dolore, col pianto negli occhi. Ma, grazie a Dio, il dolore non è la regola in questa ripugnante malattia; e dalla casa emanava· in genere un'impressione di allegria, di pulizia e di agio. (...) La sera si divertivanomolto acommedie messe insieme da loro. Avevanoun giuoco di croquet; aiutarle in questo giuoco fu la cosa utile che seppi fare durante il mio soggiorno al lazzaretto. Non so se l'interesse al croquet sia sopravvissuto alla mia partenza; però era vivo mentre io vi soggiornavo; e l'ultima volta che passai di lì andando verso la lancia del piroscafo e la libertà, i bambini si affollavano intorno alla siepe e mi apostrofavano con inviti affettuosi.Mi domando dove io abbia trovato il coraggio di rifiutare quell'invito." Quando, il lunedì della "settimana santa" del 1980, morì l'animatore di quella comunità, il "Servo di Dio" Giuseppe Damiano de Veuster (nato nel 1840 nel paesino belga di Tremeloo), contagiato dalla malattia che curava, si parlò di lui come di un esempio,e in Inghilterrasiprogettòanzi (e poi si realizzò) un monumento commemorativosottogliauspicidel futuro Edoardo VII; ma capitò a Stevensondi leggeresu Wl giornale presbiterianouna lettera scrittadaunpastorecongregazionista O settacui apparteneva lo stesso Stevenson, consideratauna dellepiù aperte) che, dando del padre Damiano un'immagine assainegativa,suscitòlosdegno di Stevell$on e lo spinse a scrivere una "lettera aperta" di risposta, dapprima pubblicata a Sydney in forma di opuscolo,poiripresasullo "Observer" di Edimburgo, e diventata rapidamente,inqueglianni,celeberrima. Per ironia del caso, l'autore dellaletteradenigratoriasichiamava Hyde... Sydney,25febbraio1890 Signore, probabilmentenon Vi ricorderetecheci siamoincontrati,che ci siamo scambiati alcune visite, e che abbiamo conversato; da partemia,con interesse.Vi ricorderete chemi aveteusatodiversecortesie,perlequaliero pronto a esserVi riconoscente. Ma vi sono doverida anteporrealla gratitudine, e offese che giustamente dividonogli amicie tantopiù i conoscenti. La Vostra lettera al reverendoH.B.Gageèundocurnento che, dal mio punto di vista, se Voi mi avesteriempitodipanequandomorivo di fame, se aveste vegliato miopadrequandogiacevasul ettodimorte,mi assolverebbe tuttavia dai legami di gratitudine.Voinesapeteabbast;mza, senza dubbio, sul processo di canonizzazione,persaperechecentoanni dopo la morte di Damiano apparirà un uomoincaricatodelladolorosa funzione di advocatusdiaboli. Quandoquelnobilefratellomioe di ogni fragile argilla avrà riposato un secolo,unol'accuserà,unolodifenderà. È insolita la circostanza che l'avvocato del diavolosiaunvolontario,che sia membrodi una sètta direttamente rivale,esiaffrettiadassumerelasua antipatica funzione prima che si siano raffreddatele ossadelmorto; insolita e di un gusto che lascio al giudiziodeimieilettori;insolitaeper me suggestiva. Se ho imparato gli elementidelmestierecheinsegna operare parole per comunicar la verità e per suscitarel'emozione,Voi, signore, mi avete finalmente fornito un soggetto.Poiché ènecessario, nell'interesse dell'umanità e per la causa dellapubblicadecenzainogni regione del mondo, non solo che Damianosiariabilitato,macheVoie la Vostra lettera siate messi in piena luce, neiVostrivericolori,davantialla pubblica opinione. Per farlo adeguatamente, bisognaeh' iocomincicitandoViliberamente:poi proseguiròcriticando ilVostroscritto da diversipwitidivista,divini e umani. In questo modo io tenteròdi ritrarrenovamente,conmaggiore chiarezza, il carattere del santo scomparsocheVoiVisietecompiaciuto di avvilire e, fatto ciò, mi congederò da Voipersempre. · Lettera di C. M. Hyde al reverendoH.B.Gage Honolulu,2diagostodel1889 Caro fratello, . inrisposta alle Suedomande riguardoalPadreDamiano, iopossosolo rispondere che noi, i quali conoscemmo l'uomo,siamostupitidegli stravaganti elogi dei giornali, quasi che eglifosseunsantissimofilantropo. La sempliceverità è che egli fuuomorozzoesporco,testardoebigotto. Egli non fumai mandato aMolokai, mavi andòsenzaordine;nonsifermò nella colonia dei lebbrosi (prima di diventarloeglistesso),macircolava liberamente attraverso l'intera isola (pocomeno di metàdell'isolaè · dedicata ai lebbrosi) e vcniva spesso a Honolulu.Eglinonebbepartealle riforme e ai miglioramenti inaugurati, che furonol'operadelnostro comitatodi salute, secondo l'occasione e secondoimezzifomiti.Nonera 75
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