Janet Frame è nata a Dunedin nell'agosto 1924, terza di cinque figli (quattro femmine e un maschlo ), da George e Lottie Frame. Dopo essersi trasferiti in numerose cittadine nell'estremo sud della Nuova Zelanda, i Frame si stabiliscono nel 1930 a Oamaru. Qui Janet riceve la sua istruzione fmo alla fine della scuola superiore. Nell'estate 1937 la sorella maggioreMyrtle muore annegata, forse dopo un attacco di cuore. Nel 1942 Janet inizia un corso di due anni al Dunedin Teaching College come preparazione ali' insegnamento nelle scuole elementari. Comincia a insegnare nel 1944, ma non rimane a lungo; abbandona entro l'anno ed entra in ospedale per sei settimane. Si guadagna poi da vivere assistendo donne anziane in una pen~ione, ed è durante questo periodo che comincia a scrivere i primir~onti. Nel 1947 lasorella Isabel, più giovane, annega in circostanze simili a quelle nelle quali Myrtle era annegata dieci anni prima. Janet viene sopraffatta dal ripetersi della tragedia familiare. Per breve tempo lavora come cameriera a Christchurch, poi torna nel sud e viene ricoverata prima nell'ospedale psichlatrico di Seacliff, dopo in quello di Avondale, dove rimane per la maggior parte dei successivi otto anni. Mentre è in ospedale viene pubblicata la sua raccolta The Lagoon (1951 ), che attira l' attenzione sulla sua condizione in ospedale. Non molto tempo dopo t viene dimessa. . Dopo aver lasciato l'ospedale la Frame vive per oltre un anno nei sobborghi di Auckland. Qui si dedica alla scrittura, prima a storie e poesie, poi a un romanzo. Su suggerimento di Frank Sargeson fa richlesta e ottiene una borsa di studio per viaggiare ali' estero. Lascia la Nuova Zelanda alla fine del 1956 e non ritornerà fino alla fine del 1963. Dopo un breve soggiorno a Londra, la Frame trascorre la maggiorparte del suo primo anno all'estero nell'isola di lbiza e nel piccolo stato di Andorra, a lei congeniali ed economici per viverci. Durante questo anno Owls Do Cry viene pubblicato in Nuova Zelanda e la fa riconoscere come scrittrice di primo piano. · Nel 1958 ritorna a Londra dove cerca aiuto al Maudsley lnstitute. Viene rincuorata da un dottore che la esorta anon cercare di conformarsi ai modelli sociali comuni ma di esprimere la sua vita immaginativa nella scrittura. Cominciano gli anni più produttivi della sua carriera narrativa. La Frame trascorre il 1965 alla University of Otago a Dunedin grazie a una borsa di studio e completa qui altri due romanzi. Nel 1967 compie il primo di alcuni soggiorni negli Stati Uniti, e tra il 1967 e il 1971 si alterna tra gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda, trascorrendo tre periodi differenti alla Yaddo Foundation nello stato di New York. Non molto tempo dopo il suo ritorno a Dunedin nel 1972 viene premiata con la Winn-Menton Scholarshlp a Mentone, unll;piccola città sulla riviera francese dove Katherine Mansfield aveva vissuto per qualche tempo. Trascorrequilaprimapartedel 1974. Si trasferisce ad Auckland dopo il suo ritorno in Nuova Zelanda; ma la trova rumorosa, negativa per le sue necessità di concentrazione. Nel 1976 si sposta in una piccola città ai piedi del monte Egmont. All'inizio del 1978 la University of Otago fl conferisce il Dottorato onorario in Letteratura. Molte sue opere hanno vinto dei premi. Il suo penultimo romanzo Living in the Maniototo (1979), h<1vinto il Fiction Prize, New Zeland Book Awards nel 1980. Dal 1983 al 1985 scrive i tre volumi della sua autobiografia, che riscuotono un grande successo. Due di questi volumì-T o the ls-land (1983) e The Envoy from Mirror City (1985)- vincono il prestigioso Wattie Book ofthe Year Award,mentre l'altro volume, AnAngel At My Table, è stato premiato con il Non-Fiction Prize, New Zealand Book Awards nel 1984.11 suo ultimo romanzo, The Carpathians, è stato pubblicato verso lafmedel 1988. Dalla sua autobiografia Jane Campion ha tratto nel 1990 il bel film Un angelo alla mia tavola, premiato a Venezia e di cui vedi a p. 88. INCONTRI/FRAME Pur essendocresciutairrlmf!rsnaellanaturaneozelandese,tu ami allo stessomodo le grandi città.Non è una contraddizione questobruscopassaggio da una naturafortementepresente al paesaggiourbanoeuropeodiLondra,dove hai vissutoper circa sette4nni? Pensoche nei primi anni della mia vita mi sia statoutile stare sola ali' aperto, sotto il cielo. Ho acquistato,penso, una specie di autosufficienzache sicuramentemi ha permesso di apprezzarela vita nelle grandi città, il fatto di essere per conto mio, a Parigi, NewYork.Anche in città osservavo, ascoltavoe prendevo.nota. Questomi haallargato,per cosìdire, ilpanoramadellemieopere, ho incontrato diverse persone e, per dirla con un'espressione piuttostocuriosa, "ho ampliato le mie esperienze". Oracheda circaunannovivi di nuovoinunpiccolovillaggio, non è questoun bel cambiamentorispettoalla grandecittà? Sì, lo è. Ma mi piace anche scrivere. Ho cercato a lungo un postoabbastanzatranquilloper scriverçe questo lo è. O questoo una grandecittà. Mi piace scrivere in una grande città,ma non ci sono grandi città qui. Il mio ideale, vedi, sto sognando, il mio idealesarebbevivere in unappartamentoa Londrao aNewYork, vivercie scrivere. Qual è il motivo che ti ha spinta a scrivere i tre volumi dell'autobiografia? Ci sonopersone che hanno scritto la storiadellamia vita con parécchieinesattezzee informazioni di secondamano, scorrette. Così ho deciso di scriverla io stessa, redigerla in modo accurato e pubblicarla,sistemandotutta la faccenda senzaavere altri libri imprecisi scritti sulla mia vita. Mi piace l'accuratezza. Mi meraviglia l'espressività dei titoli che haz scelto per ciascunodei volumi dell'autobiografia. Mi piaceche i titoli sianoricchi per proprioconto.Ogni parte del libro deve avere un significatoe deve stare in piedi da sola. Quindi anche il titolo. Mi piace scegliere un titolo che abbia un senso rispettoal libro. Ma che cos'è l' Envoy che hai introdottonel terzovolume? Si usava chiamarla musa, ma allora naturalmenteerano gli uominiche scrivevanoe lamusaera una donna.Così hopreferito essere un po' neutrale. Mi spiego, le scrittrici non avevano voce in capitolo.Non potevanorealmente dire che dedicavanopoemi - alla musa, perché la musa era una donna. Deve essere solo una forza, una potenza, una specie di essere provenientedal mondo dell'immaginazione.Un inviato, un messaggero,una cosa asessuata,così a qualunquesessotu appartengati ci puoi riconoscere. L'autobiografia,anche se ha assunto la strutturadellafiction, è comunqueunaraccoltadi.ricordi,eventi,persone,luoghi, senzainsertinarrativi. È puramemoria,anche se ciascuncapitolo dell'au_tobio~a è diventato,con una strutturanarrativa, come unastona. E ciòera del tutto naturale, perché mentre scrivevo le mie memorie - suppongo perché mi piace scrivere racconti - scoprii che si adattavanoalla forma del racconto, che avevano un inizio e una 67
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