Linea d'ombra - anno VIII - n. 53 - ottobre 1990

Il piacere del racconto diventa nella suµ scrittura incanto, magia,reinvenzionedellarealtà... · E vero.Nella cultura indianaesite questa tendenzain modopiù . marcato che in occidente. Max Weber ha detto che la cultura occidentale si è disincantata tramite la· scienza; anche se poi secondome esiste pure un incantesimo che nasce dalla ragione, dalla scienza e dalla tecnica. In ogni caso, in India non si può sfuggire all'incantesimo, che poi è sempre legato al racconto, al piacerediraccontareunastoria, di esprimereconlaparolafantasmi e fantasie. Oltretutto per gli uomini è impossibile vivere senza storiee senza racconti.Tutti inseguiamofantasmie fantasieche ci trasformano. Spesso addirittura cerchiamo di vivere i fantasmi presentinelle storie. I raccontidunquepossono SP.ingercaili' azione, possono modificare i nostri comportamenti. È per questo che bisogna sostituire i racconti brutti coh altri migliori. Anche se la bellezzadei racconti può a voi&essere pericolosa,terribile. Eppurepoi nei suoi libriemergesempre la realtàchaa volteè violentae contraddittoria... La letteratura si fonda sul potere del racconto. Essa non è governatadalla realtà, anzi proprio la letteraturapuò contribuirea · orieptarelarealtà. In particolare,per me il problemaè sempre stato quellodi riuscire a scrivere in manieranon violentaanchequando parlodellaviolenzadelmondo.Voglioaffrontarelaviolenzasenza condividerlae sostenerla. L'India, nonostante tutti gli stereotipi occidentali, è in realtà unpaesemoltoviolento,forseil piùviolento del mondo. La mitologia della violenza però non appartiene alla tradizioneindiana, è stataimportatadall'occidente. Così,laviolenza politica alla quale oggi assistiamoe di cui paghiamo le conseguènze è per noi qualcosadi nuovo. io ho iniziatoa scrivereil mio secondo romanzo nel 1984, poco dopo l'assassinio di Indira · Gandhie le violenzechene seguirono.Furono avvenimentichemi colpironoenormementee chemi spinseroa tentaredi ricostruirela violenzache avevo conosciutonella mia vita, così come, nel mio primo romanw, in fondo avevo cercato di affrontare la violenza chenascedalla scienzae dallatecnica.Nel libroallorahoraccontatogli scontri tra indu e musulmanidel 1964..Si trattadi episodi che ho sempre ricordato perfettamente ma di cui mai avevo osato parlare,né tantomeno scrivere.C'era in me una speciedi tabù. Non so esattamente, comemai, forse solamenteperché è difficileo perché non si deve.La stessacosa è accadutaagli inglesiche hannoconosciutoi bombardamentidei tedeschidurantela-seconda guerramondiale. Non è un caso se nel libro esiste un rapporto tra quei bombardamenti e le violenze cui ho assistito da bambino. Naturalmenteho costruito tali rievocazionicercandodi creareuno stile e una forma che sapesseroesprimerè la violenza, senza però· convalidar:lae approvarfu.Insomma, si trattavaper me di demistificarelamitologiadellaviolenzaattraversolascrittura,cercandodi tr~ferire inletteraturaleidee di Gandhi.Aquestopropositovorrei drrequalcosa sulla letteraturasudamericana:ciò che mi allontana da quelleesperienze è proprio il problema·dellaviolenza.In quella letteratura infatti è sempre presente un carattere apocalitticoche finisceperprodurreunaformaviolentaeunascritturaviolenta,che evidentemente io non posso condividere. Mentre invece sono sempre più interessato agli scrittori africani che mi sembrano spessoalla ricerca di una scrittura"dolce" e non violenta.La loro letteraturain fondo mi sembrapiù umanista. Il discorsosull'intolleranzae sulla violenza è purtroppoassai INCONTRI/GHOSH attuale,anche in ambitoletterario;sipensi al casoRushdie... · Rushdie è un grande scrittore; I figli della mezzanotte è un romanzomoltobelloche ha avuto sicuramenteunacerta influenza sul mio modo di scrivere, soprattuttonel mio primo libro. Quello che gli è accadutoa causadei Versettisatanici è una tragedia, è un episodiochemipreoccupaenormemente.Inoltre,per uno scrittore deveessere terribilevederedellagente chemuorea causadi unsuo libro (in India ci sonostati almeno una decina di morti). In realtà, secondome, Rushdie ha sperimentato su di sé la violenza che è sempre implicita nel realismomagico; da uricertopunto di vista, egli è stato infondo la vittima sacrificaledel postmoderno. Nel suosecondoromanzoc'è unforte recuperodellamemoria personale cbn un'evidente evoluzione rispettoallaprima opera, dovedominavanoaltrielementi.A cosaè dovutataleevoluzione? Sì, c'è stata un evoluzioV,ea,nche se già nel primo romanzo il ricordoe lamemoriaavevanòunospaziopreciso. Le lineed'ombra contienemoltiricordidi esperienzepersonali,manonper questosi tratta di un romanzo autobiografico; Credo che il mio modo di leggeree di scrivere sia statoinfluenzatodaProust, che non a caso ho lettopoco prima di iniziarequesto secondoromanzo.Proustmi ha mostrato un altro volto della modernità, un volto diverso da quelladi Joyce, che invecenonmi avevamai affascinato,anche se naturalmente il suo valore culturale non si discute. In realtà però, mi sembra che Proust oggi influenzi molto di più la letteratura contemporanea di quanto non fo faccia Joyce. In ogni caso, per quantomi riguarda, taleinfluenza è indiscutibile:il libroprobabilmente era dentro di me da molto tempo, ma è stato proprio lo scrittorefrances~a mostrarmiuna via per realizzarlo. • çosa pensa della letteraturaindiqnacontemporanea? E molto vivace e molto ricca. E però difficile parlarne in . .generale, visto che, come ho già detto, in India ci sono più di trecento lingue e quindi molte letterature,diverse.Quello che mi preoccupa è che oggi molto spessosi creano dei legamipericolosi tra letteraturae violenza.Nello stato dell'Assam, ad esempio, gli scontri e le violenze cui abbiamo assistito nascevano da motivi linguisticied erano diretti dai membri della localeSocietà letteraria. In India la letteraturanon è mai-innocente, finisce sempre per prendereparte e scenderein piazza. . Comevede i rapporticulturalitra norde suddelmondo? Mi sembrache la distanza tra le culturedeipaesiricchi e quelle deipaesipoveri stiaprogressivamenteaumentando.Questiuniversi sono sempre più distanti nei loro stili di vita e quindi anche nei loro caratteri culturali. Certo, forse oggi ci so_nòpiù sçambi e gli occidentali sembrano prestare più attenzione alla nostra cultura. Ma in realtà l'occidente si interessa alla cultura del terzo mondo solo per trovare ciò che si aspetta di trovare, in pratica senza disponibilitàreale alla diversità..L'occidente ha un'idea precisadi come "deve" essere la nostra cultura. Le case editrici da questo puntodi vistahanno unpoterereale, vistochepossonoincentivare determinatimodelli letterari. In questo momento si aspettano dal terzomondoil pittorescoe il fantastico.Così, ilmio secondolibro, cheèmeno"esotico" delprimo, è statoaccoltoconpiùdifficoltàin occidente proprio perché non rispondeva alle attese: non era il prodotto tipico di uno scrittore del terzo mondo. lo però scrivo perché ho delle cose da dire e non per accontentarequesto o quel critico,questoo quell'editore.

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