Linea d'ombra - anno VIII - n. 53 - ottobre 1990

CONFRONTI alla ricerca della puttana "giusta" condotte in automobile e in coppia (con un altro uomo, naturalmente). I peep-show dei locali di Times Square con relativamasturbazione sorprendono quanto un duello alla pistola in un fùm western. E i difficili rapporti con la solita ragazza simpatica e carina a sua volta afflitta da qualche problemuccio sono dopotutto il Leit-motiv di ogni buon romanzo scritto in prima persona da ogni bravo ragazzo con mamma ebrea (o anglosassone, se è per questo) della letteratura americana da Il lamento di Portnny in poi: Niente choc, quindi, almeno non per quanto riguarda le imprese sessuali che il giovane Vine compie guarda çaso in stato di ebbrezza. Sorprendenti sono invece due· temi insistenti del romanzo, e la facilità, la naturalezza con cui Ames li introduce e li sviluppa: i colloqui con i vagabondi nei quali Vine contempla il proprio futuro, le domande ossessive che rivolge loro sul significato della vita, con la loro assoluta mancanza di retorica, o ·di sentimentalismo, sono brani di grande potenza; e i ricordi d'infanzia, raccontati in una prosa efficace, hanno il sapore serio della nostalgia autentica. È come se Vine-Ames volesse esaltare come autentiche le finzioni dei giochi infantili, e sdrammatizzare, rnostr~done la fondamentale comicità, i giochi pericolosi dell'età adulta. Vine-Ames rimasto bambino non gioca solo quando fa l'amore, ma anche quando scrive, e in entrambi i casi con un pizzico di crudeltà, verso chi lo ama e verso chi lo legge. Forse l'estrema trasgressione, per lo scrittore, non è girare per i vicoli bui di Manhattan in cerca di guai, ma spingere il lettore sulla sua specialissima altalena di humour e serietà, prendendolo garbatamente in giro. E lasciandolo nel dubbio, su parecchie cose, oltre che sugli intenti della propria scrittura. Lascomodaprosa di SandroVeronesi Bruno Pischedda Era passato discretamente in sordina - occorre dirlo, anche con una certa dose di autorimprovero personale - il romanzo d'esordio "ciel fiorentino trentenne, ma romano d'adozione, Sandro'Veronesi (Per dove parte questo treno allegro, ed. Theoria, 1988). E invece c'era nell'asciuttezza di quelle neanche duecento pagine una tale perfezione di tocco, un elegismo generazionale tanto vero e compiuto, da rendere densi di valore espressivo persino gli sparsi ricordi di quell'ltaliuccia appena ubriacata dal boom consumistico e già avidamente costernata dal caso luttuoso di Ermanno Lavorini, o adolescenzialmente perplessa di fronte al semplificato tratto televisivo di un cartone cecoslovacco a nome Gustavo. Il tutto rifuso ai giorni nostri in un trascolorante on the road tardo-borghese: il padre un fallito industrialotto dell'acciaio, ma senza nemmeno la rassicurante pervicacia di un Riva - ricordate?-, e il figlio, più radicalmente irrisolto, chiamato in qualità di correo involontario a recuperare in Svizzera i lungimiranti residui di una imbarazzante fortuna. Una schermaglia edipica, di spada e di fioretto, non mai all'ultimo sangue ma di inconsueta intensità, condotta a un fascinoso crepuscolo cinematografico senza rescissioni finali. Sarà dura per Veronesi ritrovare la naturale giustezza di quelle righe. E non è un augurio davvero, ma è quanto, malvolentieri, viene alla mente dopo aver chiuso Gli sfiorati (Mo~dadori, 1990, pp.372, L.28.000); e dopo aver misurato quegli elementi di maturazione, anche tecnica, che l'autore è riuscito inequivocabilmente a esibire. La grande destrezza nel dialogato breve, per intanto, la tenuta drammatica nel connettersi delle scene, l'efficacia di alcune amplificazioni simboliche, la spicciola felicità inventiva, grafica addirittura. Certo, pur nella nitida continuità ispirativ a, qui la scommessa era più ambiziosa per Veronesi. Si trattava in definitiva di reimpostare un più complesso gioco a tre posizioni: i padri e i figli, ancora, ma i fratelli minori, soprattutto; oggetto questi ultimi di pathos incestuoso e finale pietas avvolgente. E suggestiva anche la neo logistica approntata dall'autore per l'occasione: a partire dall'individuazione di quello stato d'attesa indefinita e ipersensibile che lascia noi tutti, orfani di orizzonti più ampi, col cuore in attesa e sempre deluso; come "per chi è stato solo sfiorato dalla Grazia, ne ha sentito il vento e l'ha vista posarsi su qualcun altro". Ma poi originalmente condotta, senza saccenterie, la trovata grafologica: per cui Mète, il protagonista trentenne, novello scrutatore d'anime, si pone sulle tracce di un nuovo tipo calligrafico e caratteriale, diffuso vieppiù tra i nuovi e a lui inconoscibili teen-agers. Ed ecco la "schiumevolezza" (o "fuggevolezza", anche): "quell'affogare continuamente nell'attimo presente", quella costante disponibilità priva di regolatori etici o morali che redimano ogni azione al rango di esperienza. Ed ecco Belinda, l'indifesa e sensuale sorellastra di Mète, che di un tale abulico vit~ismo porta tutto il peso e la gloria. Si tralasci il pretesto sobriamente gnostico, e persino esoterico: c'è in tutto ciò un impulso fortemente conoscitivo, che sembrerebbe indirizzare il romanzo verso esiti saggistico-sociologici. In una Roma iper-pasoliniana e corsara - immersa nella crudeltà sadica del Carnevale di massa - è proprio il significato di una mutazione culturale e generazionale profonda che l'autore vuole considerare. Una virata, epocale quanto basta, almeno nelle intenzioni, che Veronesi indaga nel compenetrarsi affannoso delle generazioni (sino, appunto, al limite simbolico dell'incesto), come nello smarrirsi delle determinazioni sociali. Istruttiva a questo riguardo la coppia Belinda-Dinamo: alto-borghese lei, sottoproletario, metallaro e spacciatore d'occasione lui. Come ormai caratteristico per l'autore, il NOVITÀ Erich Haclcl Il casoAurora pp. 162t,tre 15.000 GIET-\.\0 \EHI ('.1111n•rsazio11P ron un branzino V FriedrDicihirrenmatt Il tunnel· pp. 64, hre 9.000 DI\O C-\\ll'A\.-1 Ca111Oi rfki t~ \,d 1~J; ERICHHACKL Il caso Aurora MAI.CO$ YNAACO$ NOVITÀ Gaetano Neri Conversazion conunbranzin pp. 128, hre 12.000 FRIEDRICH DÙIIRENMATI Il tunnel ~ MARCO!iYMARCOS DinCo ampana Cantoirfid a curadiGiannTiurchellU pp. 208, ttre 18.000 '--------~-'GIUSEPPE ANCESCHI Delio Tessa GiusepApneceschi DelioTessa profilo diunpoeta pp. 216, hre 18.000 profilodi unpoeta MARCOS Y MARCOS Via Settala 78 - 20124 Milano tal. 02-29517 420/22

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==