Criticamilitante. l'esempio di Spinazzola Mario Barenghi Tutti i principali quotidiani italiani offrono ai lettori supplementi librari piuttosto importanti, almeno per numero di pagine. Tutti i settimanali riservano un certo spazio alle recensioni letterarie. Oltre ai periodici di carattere accademico, che fanno storia a sé, esistono diverse riviste di informazione culturale, destinate a un pubblico più o meno esigente, ma comunque non specialistico: da "Leggere" a "Millelibri", da "Alfabeta" a "L'Indice", fino al recentissimo "Wimbledon" (e in parte, naturalmente, alla stessa "Linea d'ombra"). Ciò non di meno, la critica militante continua a essere in crisi. E crisi è dir poco. Si andrebbe più vicini al vero dicendo che, a dispetto di tanto scrivere, lacriticamilitante è così stecchita che è scaduto anche il tempo delle esequie: ormai la sipuò solo commemorare, rimpiange-. re o abbandonare alle erbacce. Quanto a resuscitarla, non è piccolo affare: oggi come oggi sembra più facile trovare firme note e perfino .prestigiose, che idee e programmi veramente nuovi, in grado di produrre mutamenti di rilievo. I lettori, dal canto loro, leggono, anche se meno e meno bene di quel che si vorrebbe; e leggono anche, un poco, la stampa d'informazione letteraria - altrimenti le tesiate non riuscirebbero a sopravvivere. Ma con quale spirito, e quale profitto? Essere ottimisti non è facile. Una delle ragioni del di_sagio(o dell' eclissi) della critica militante consiste con ogni probabilità in una sostanziale e, a conti fatti, letale mancanza di respiro. Recensire opere singole è necessario e importante, manon basta. Occorre anche saper fornire orientamenti ge- · nerali, orizzonti complessivi; individuare linee di tendenza; indicare possibili sviluppi, incoraggiandoli o deplorandoli; occorre, in una parola, proporre dei punti di riferimento, dai quali sia possibile cercare di valutar~ (s 'intende, in maniera criticamente fondata, al di là di frettolose approssimazioni giornalistiche) la situazione e revoluzione della cultura letteraria nel suo insieme. Ciò richiede, inutile precisarlo, un grande sforzo di comprensione e di sintesi; giacché il panorama dell'attuale produzione letteraria - stavo per dire: della società attuale - appare quanto mai asfittico, stagnante, o, nella migliore delle ipotesi, disgregato. Ma quale funzione ha la critica, senon quella di aiutare i lettori a capire ciò che non è evidente di per sé? Un notevole contributo alla comprensione dei fatti letterari attuali è ora offerto da un libro .che la scarsa notorietà e la precaria distribuzione dell'editore rischiano di penalizzare ingiustamente: Dopo l'avanguardia di Vittorio Spinazzola (Transeuropa, pp.160, f.18000). Questo volume raccoglie una serie di recensioCONFRONTI ni e inter:ventisulla narrativa degli anni Settanta, or.dinati in maniera tale da comporre un discorsounitario. Già questacircostanza èdegna di nota. Di fronte a una realtà che può presentarsi, a seconda dei gusti e dello stato d'animo dell'osservatore, o molto frammentaria o molto omogeneizzata, e a volte entrambe le cose (come apparirebbe forse a un onesto selvaggio lo scaffale di un supermercato: un cumulo di prodotti variegati e multicolori, accomunati da una supposta ma non garantita commestibilità), di fronte, dicevo, a un panorama di proposte editoriali quantitativamente ricco ma di valore incerto e tendenzialmente livellato, era tutt'altro che facile articolare un'analisi critica propriamente detta. Spinazzola c'è riuscito; vediamo come. Dopo l'avanguardia parla di scrittori fra i più cospicui del dopoguerra: Elsa Morante, Calvino, Arbasino, Volponi, Cassola, Sciascia, Eco, Moravia, Pasolini (che offre il destro per un isolato excursus cinematografico). Più delle singole letture importa però rilevare la griglia interpretativa in cui esse sono inserite, che delinea un'ipotesi di ·descrizione del sist.ema letterario nella moderna società industriale (o post-industriale). La tassonomia proposta si fonda su una premessa, l'importanza del pubblico nella letteratura. Il pubblico di un'opera non è un elemento aggiuntivo, una circostanza accessoria, un "a posteriori" da tener in conto solo in indagini d'ordine sociologico: è una condizione di esistenza dell'opera in quanto oggetto estetico. Ogni scelta compiuta dall 'autore (tematica, ideologica, linguistica, espressiva) rappresenta una prefigurazione dell'immagine dei lettori a cui egli intende rivolgersi; Vittorio Spinazzola in una foto di Giuseppe Tonelli. non si può capire quindi come è fatta un'opera, come è strutturata, come funziona - e se funziona - senza nello stesso tempo capire a chi è destinata. Non dissimili, sia detto per inciso, sono i principi dell'estetica della ricezione, con cui il metodo di Spinazzola presenta convergenze significative (sia pur sulla base di motivazioni in parte diverse, legate soprattutto alla sua originale lettura di Gramsci). D'altro canto, "il luogo in cui si precostituisce la destinazione sociale del testo, e quindi le sue stesse possibilità di valorizzazione estetica" è dato - né potrebbe essere diversamente - dal linguaggio. Al centro dell'indagine rimane dunque, rigorosamente, il testo, nella sua obiettiva strutturazione: che viene però analizzato in una prospettiva funzionalistica, anziché formalistica. Spinazzola distingue nel sistema letterario quattro fasce o strati di destinatari possibili, che non corrispondono in maniera meccanica ·a diverse categorie di lettori, bensì a diversi atteggiamenti di lettura: diversi codici o orizzonti di ricezione, che a loro volta rinviano a diverse modalità di concezione e di organizzazione del testo. Il primo strato comprende la narrativa;in senso lato, sperimentale: "la zona dei linguaggi più affatturati, degli stratagemmi tecnici più ardui da decifrare, delle inquietudini etico-esistenziali più intellettualizzate" -ossia le opere destinate a una élite di intenditori, capaci di apprezzare elaborazioni espressive e rovelli di pensiero di" esibita complessità. Al secondo strato si colloca "la produzione che esibisce i contrassegni di letterarietà più istituzionalizzati'': che cioè, pur serbando l'aspirazione all'eccellenza artistica, si dimostra più rispettosa della tradizione, e quindi accessibile a un pubblico più esteso, "di media prèparazione umanistica". Al terzo troviamo la letteratura d'intrattenimento, "sorretta da una cordiale perizia professionistica", che mira a conciliare il decoro formale éon un'esigenza di larga leggibilità. I destinatari, in questo caso, formano un insieme assai composito, che comprende livelli di compe.tenza fortemente differenziati. Aun pubblico decisamente subalterno è invece indirizzata la produzione marginàle o residuale, che i lettori più qualificati bollano come 33
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