CONFRONTI sesso, età, condizione economica, nonconformismo sociopolitico. Si è ignorati o controllati e costretti in base a decisioni che appaiono incontrollabili e arbitrarie come quelle del potere assoluto. Potere accentrato (non importa il nome di democrazia o di socialismo o socialdemocrazia), forte di motivazioni incontestabili: la verità scientifica espressa inappellabilmente dalle corporazioni specialistiche. Dalle corporazioni, anzi dai loro vertici, la conoscenza è gestita come proprietà privata, e preclùsa al singolo; egli è tenuto non solo ad assumere come vero quanto gliene viene divulgato, ma a trasformarsi in oggetto di indagine e sperimentazione altrui, senza voce in capitolo e con l'annullamento della propria volontà e quindi della vita morale; e dell'esperienza propria come fonte del conoscere. ("Non vorrà mica farsi da sé la diagnosi?" è la risposta indignata del medico al primo momento di distrazione di Connie, di solito attenta a evitare ogni giudizio sui suoi mali e in genere su quel che la concerne)3. Il coinvolgimento dello scrittore e del lettore nella condizione del personaggio, in termini non ingenuo-primitivi, ha il valore di un'allegoria: contro la separazione del soggetto cosciente e giudicante (e deliberante) dalla specie umana assunta e osservata (e manipolata) quale oggetto della conoscenza-oltre che ai fini produttivi. Là dove conoscenza per la produzione e produzione per la conoscenza sono intrecciate in un nodo indissolubile. Ma lo sviluppo della'conoscenza e lo sviluppo della prod uzione non sono forse per il bene della specie umana nel suo complesso?. E le corporazioni del sapere, quando il loro dominio sia istituzionalizzato, non sono forse sede di sintesi universali, per il bene complessivo della stessa specie umana? La difesa anarchica ed estrema dell'individuo contro la "società" non è velleitarismo inconsistente, per chi appartiene come frammento a un tutto, e non esiste se non nel rapporto organico con i propri simili? Non è valido.più il discorso di Socrate sulla fedeltà alle "leggi"? L'utopismo anarchico è un pensiero disorganico e disorganizzatore. Non si è wai proposto come programma realizzabile, fosse pure in via ipotetica4 • Tuttavia è un'istanza perenne, insopprimibile e feconda ogni volta che nel corso della storia le forme sociali e istituzionali si autorinnegano coi propri stessi argomenti, in una ricorrente dialettica autodistruttiva. Non ci serve a nulla oggi la veste illuministica e razionalistica di cui spesso si ricopre l' istanza anarchica: la sua verità, e utilità, contro la dialettica dell'illuminismo, risiedono invece dove per altro verso si colloca l'utopia blochìana. Dare voce al perdente, al dimenticato, al non espresso, al negativo, allo yin, al femminile, alla nazione la razza la classe assoggettate, allo specifico-concreto; contro il vincente, il registrato, la parola detta, il positivo, lo yang, il maschile, la nazione la razza la classe dominanti, l'astratto-generalizzante. Quando le istituzioni, lamorale, i riti e il costume smentiscono se stessi al grado estremo in cui oggi accade, e falsificati e falsificanti distruggono i rapporti sociali e riducono la gente a rotelle di ingranaggi, la difesa a oltranza dell'individuo diventa la più alta rivendicazione sociale e la ricerca più sincera di comunicazione autentica fra gli uomini. Eppure il rifiuto dell'ordine, del potere e della razionalità generalizzante, e la·difesa a oltranza dell'individuo, sono ambivalenti. La critica e la ribellione tradizionalmente efficaci contro il. dispotismo si applicano male a un tipo di oppressione e he assume nella propria etica le istanze liberatrici: la rivendicazione di libertà dell'individuo, da.un lato, e dall'altro la solidarietà umana e il controllo sociale; nell'ambito della conoscenza, il potenziamento del sapere scientifico e il suo utilizzo pratico. A distruggere la libertà è un ordine ispirato alla libertà. Attraverso meccanismi di liberalizzazione economica, di esercizio protetto dell'arbitrio privato e di destabilizzazione sociale, l'attuale esercizio del potere (nel pianeta e nei singoli luoghi) si configura come una logica accentratrice di disgregazione universale, che dalle periferie risale verso il centro. Accentramento e disgregazione, libertà e oppressione, potenziamento trionfale del pensiero e degradazione intellettuale e morale, liberazione dal lavoro come fatica e alienazione estrema, violenza e non-violenza sono i poli entro cui si disegna il presente sistema sociale. È impossibile colpirlo seriamente attaccandone un singolo aspetto. Ma se guardiamo con più attenzione, vediamo che il presente sistema sociale tollera tutte le contraddizioni nel suo seno, a patto però che siano considerate e affrontate come quelle di un meccanismo oggettivo, ugualmente presente in ogni nazione, classe, individuo. È tabù ricercare e scoprire che i poli delle contraddizioni coincidono con condizioni e interessi contrapposti di differenti gruppi umani (nazioni, classi sociali, generi sessuali, associazioni diverse di individui). A copertura del tabù viene divulgata l'ideologia che - assunti l'intolleranza e l'uso della violenza, come mali assoluti - equipara all'intolleranza l'esplicitazione di idee e visioni del mondo rispettivamente incompatibili, e ogni forma di resistenza e di lotta alla violenza. La diffusione di questa ideologia è palesemente essa s~sa un elemento della polarizzazione, attuata da parte dei gruppi umani che si collocano su uno dei due poli, ad uso di quelli che si trovano sull'altro. Dai luoghi centrali, dove l'agire è conseguente con l'elaborazione creatrice e libera del pensiero, e dove il lavoro mentale è riscattato dalla fatica materiale, si dettano alla periferia disgregata norme morali dalla cui osservanza il principe del potere assoluto - oggi chi occupa il centro- è svincolato. Fino al punto di poter legittimamente decidere ad arbitrio l'uso della violenza più mostruosa: la distruzione programmata di una mente; di molte menti; di milioni di individui con la guerra. Non solo dunque la polarizzazione coincide con la condizione e gli interessi di differenti gruppi umani, ma uno dei due poli è gerarchicamente superiore all'altro, è dominante, in grado di condizionare chi occupa l'altro polo, ove occorra con la falsificazione ideologica e con la violenza. · Se una realtà così lampante non riesce a mostrarsi limpidamente, e ciascuno si lascia sbattere fra l'intuizione del vero e i pasticci della mistificazione ideologica, è perché la polarizzazione è complessa, non ha un solo aspetto, e la società- nel mondo e nei singoli luoghi-è attraversata da molte linee divisorie, e non verticalmente da una sola. Assumerne una sola (la nazione, la classe, il genere sessuale ...) come principale conduce al fronte unito e obbedisce al criterio della gerarchia e dell'accentramento: una contraddizione in termini riguardo al fine da perseguire. D'altra parte, decidere caso per caso dove collocarsi significa ·obbedire alla logica della disgregazione e della ghettizzazione - anch'esse funzionali all'esercizio effettivo del potere in un luogo accentrato. Tornano a farsi importanti le sintesi intellettuali, che con~ntono di collegare que\ che è disgregato e di individuare un nemico comune a molte sfere variamente colpite e assoggettate. Ma occorre lasciare che ciascuna sfera si governi in modo autonomo e decentrato, fino al decel)tramento estremo della decisione individuale. Dall'incerta e confusa consapevolezza di Connie iniziale, nel libro di Pierce l'esistenza di un nemico si va profilando via via sempre più chiara. Si definisce netta da quando, nella visione del 31
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