Linea d'ombra - anno VIII - n. 53 - ottobre 1990

IJ.CONTESTO Cuba oggi. Un'inchiesta Francis Pisani - traduzione di SaverioEsposito I più implacabili lo paragonano a Ceasescu; Washington prepara la spinta che lo farà precipitare tra i rifiuti della storia; Varsavia medita di rompere le relazioni diplomatiche con il suo governo; intellettuali di tutte le parti del mondo firmano appelli che l'invitano ad andarsene; i "gusanos" di Miami preparano le valigie e il governatore della Florida ha già nominato una commissione speciale per far fronte al caos che la sua inevitabile caduta scatenerà; i giovani cubani lo rispettano ogni giorno di meno e alcuni di quelli che in passato lo chiamavano con ammirazione "El Caballo" oggi parlano di lui come di "El Chivo" (il caprone), e significa che non sono in molti a scommettere su di lui in quest'ultima battaglia che gli è valsa un'altro soprannome: "Armando Guerra Solo" ("fa la guerra da solo''). Quando di receµte gli è stato chiesto se pensava di trovarsi ancora al potere di qui a un anno, Fidel Castro ha risposto: "Solo Dio può saperlo" (conferenza stampa del 3 aprile scorso). Un 'esclamazione molto insolita per lui, mescolanza di fatalismo e senso comune, segno di ottusità o di coraggio. Non si sa più se elogiarlo per le sue virtù o biasimarlo per la sua politica. A 64 anni il vecclùo cavallo combatte ancora e - ponendosi sotto il segno di Numanzia, la città spagnola che resistette a Scipione prima di venir devastata e convertirsi nel simbolo di 200 anni di resistenza iberica ali' invasione romana - dà il via a una controffensiva che si muove un po' in tutte le direzioni. . Il 15marzo di quest'anno, mentre è in visita ufficiale inBrasile (ilche serve a nascondere il suo isolamento) Fidel fa leggere a Raul Castro, suo fratello e successore designato, la convocazione del 40° congresso del Partito comunista di Cuba. Considerando che il processo di "rettifica" lanciato nel 1987 ha dato buoni risultati sul terreno economico - risultati che hanno solo bisogno di "venire approfonditi" -si avanzano promesse di trasformazioni politiche: "riconoscimento della diversità di criteri ... all'interno del partito" e "revisione del funzionamento della nostra democrazia socialista". "Non modificheremo la proprietà dei mezzi di produzione, ma se non procederemo a un'apertura su altri terreni l'esistenza del partito unico si farà pesante, enoi dobbiamo legittimarla", spiega Carlos Aldana, membro della segreteria del Comitato centrale del Pcc e capo del Dipartimento di orientamento rivoluzionario. La discriminazione religiosa, per esempio, dev •essere eliminata, e lo sarà tanto più facilmente in quanto è un "prodotto di importazione". Quanto al sistema di "Potere Popolare1 ': "Siamo decisi a rivederlo da capo a fondo". Ci sarà discussione su varie 'Scelte,come la costruzione della centrale nucleare di Cienfuegos, sinora un argomento tabù. A fianco delle istituzioni abituali, avranno il loro posto altri settori della società: clùese, cooperative e, forse, intellettuali e artisti. A queste promesse si accompagna la valorizzazione della "cubanità". Tutti i portavoce ufficiali ne parlano, e ne parlano soprattutto i manifesti, che esaltano una rivoluzione "cubana al 100%, come il caffé". "A Cuba la rivoluzione, il socialismo e l'indipendenza nazionale sono indissolubilmente legati fra loro", ha detto Castro in un discorso del dicembre scorso. "Se Cuba dovesse tornare al capitalismo la nostra indipendenza e sovranità andrebbero perdute per sempre. E non saremmo che una semplice appendice di Miami, un•appendice del!' imperialismo." In quel discorso programmatico Castro formulò i -due aspetti centrali della sua tesi: "Il capitalismo, la sua economia di mercato, i suoi valori, le sue categorie e i suoi metodi non potranno far mai superare le difficoltà attuali del socialismo". "Gli Stati Uniti si sono assunti il ruolo di gendarmi non solo dell'America latina, che hanno sempre considerato come il loro cortile posteriore, ma anche di tutti gli altri paesi del Terzo Mondo" (Discorso del 7 dicembre '89 alla cerimonia in onore dei combattenti internazionalisti morti). 24 "Io sono un patriota", ci ha detto Alfredo Gueyara, rappresentante cubano all'Unesco e compagno di Fidel e Raul Castro sin dai tempi dell'Università. "L'identità nazionale mi importa anche più del socialismo". Questo forte sentimento si presta a molta confusione quando si tratta di definire una politica. Ecco quanto afferma Eduardo Balari, .responsabile della cosiddetta "domanda interna" e ministro: "Si raffona il concetto di patria e in modo generico quello di socialismo, mentre si lasciano a fasi ulteriori considerazioni d'altro genere, come la funzione del piano o del mercato, sciocchezze e perdite di tempo quando stanno cercando di eliminarci completamente". Altri funzionari considerano al contrario che le differenze dalla perestrojka sono solo una questione di "ritmo". "Abbiamo capito che se seguiamo i passi dell'Europa dell'Est avremo la sua stessa sorte", ci ha detto un membro del Comitato centrale,· mentre un altro sostiene: "Dobbiamo procedere a un riciclaggio in grande stile. È necessaria una rivoluzione vera e propria, perché altrimenti ..." Queste "sfumature" avvertibili all'interno dell'apparato spingono alla domanda clùave del momento: la difesa della nazione sarà la scusa per non mettere in discussione il socialismo come viene realmente applicato nell'isola? Un dibattito centrale, che però non viene approfondito e si accompagna a tutto un lavoro politico in cui si mescolano le seduzioni e la mano ben ferma. I responsabili della Unione dei giovani comunisti, il "partito" dei minori di trent'anni, cambiano stile - salsa, jeans e discorsi meno indigesti- per convincere della loro intenzione riformista. L'Unione ha celebrato il 4 aprile il suo anniversario invitando i militanti a ballare per le strade e distribuendo loro camicette. Roberto Robaina, l'attuale segretario ·generale, l'ha spuntata su coloro che volevano semplicemente reprimere l'incipiente protesta universitaria ed è stato anzi ricompensato con la promozione nell'ufficio politico, con un gesto molto pubblicizzato ma forse insufficiente nei confronti di una gioventù innanzitutto diso- . rientata, che balla ma non per questo smette di pensare. La Chiesa cattolica è un altro settore dal quale potrebbe venire una protesta rilevante. Nel 1985 Castro aveva cominciato a togliere l'anatema posto sui credenti dichiarando che dovevano poter essere militanti del partito comunista. Le relazioni migliorarono quando anche la gerarclùa ecclesiastica fece il suo "aggiornamentp". Il vecchio clero spagnolo ha ceduto il posto a cubani che dicono di accettare la rivoluzione. E si è arrivati fino a ipotizzare una visita del Papa. A inizio d'anno si cominciò a preparare il viaggio con un pellegrinaggio attraverso l'isola della Vergine del Rame, patrona di Cuba. Migliaia di fedeli scesero nelle strade paralizzando intere città in nome della fede e di Giovanni Paolo II, vincitore del comunismo europeo. In alcuni casi i preti presero ad argomento delle prediche una frase-choc: "La paura è finita!". Un messaggio sovversivo che spiega in parte la rinnovata tensione nelle relazioni ufficiali e la sospensione dei preparativi della visita papale. Dal canto suo il Papa fece sapere di voler affrettare il viaggio, e cercò perfino di forzar la mano ai cubani annunciando che sarebbe venuto all'Avana per il Natale. Era un modo di scavalcare il "Comandante in capo", che non si è preso la briga di smentire, ma parla adesso di una clùesa "in agguato", più vicina aMiami che alla teologia della liberazione. Come sempre quando si tratta cli chiesa, nonostante le diverse posizioni si continua a trattare. Questi fatti però illustrano bene la mentalità da stato d'assedio che prevale oggi all'Avana. Uopo aver cercato nel corso del 1988-89 di rispettare di più i diritti dell'uomo, con la liberazione di un gran numero di prigionieri politici, le autorità sono tornate all'offensiva, e i dirigenti degli organismi di difesa dei diritti umani, tra i quali Elisardo Sanchez, che aveva criticato le ingiustizie del processo Ochoa, sono ora in prigione o sotto controllo.

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