IL CONTESTO porge il benvenuto, come Italiano,poi repentinamentemiparla in ebraico per verificare che non sia un impostore... Tremo: due tecnici della troupe sono Israeliani e io ho.dichiarato che siamo una troupe italiana. Non è tempo di malintesi in Palestina. Per la tensione dimenticonel taschino una biro senzacappuccio e quando esco due ore dopo ho un ottimo filmatoin più e una giacca in men9... "Le troupe internazionali ormai stanno ai marginidei territori," racconta Chris; "stiamo ad aspettare attaccati agli scanner delle radio. Appena succede qualcosa entriamo con le auto blindate e soltanto in coppia. Questo a causa dei chiodi: se bloccanoun'auto la troupepuò scappare con il secondoequipaggio. L'alternativa sarebbe una pioggia di pietre: ti smontano la macchinaa sassate.Unmiocollega si è allontanatodi centometri dall'auto per delle riprese: quando è tornato la macchinabruciava. Per fortuna è stato caricato da un'altra troupe. Non si fidano più di nessuno. Certo, con i contatti giusti puoi entrarenei campi profughi,parlare con chi vuoi, ma prendete immaginigeneriche di Gaza: dimenticatelo!" Sulleprimenon glicredo, ancheperché vorreialmenoqualche immaginedi Gaza. Chilometri di graffiti di ogni tipo coprono botteghe, strade, auto,suck,e moschee.L'esercito li ha sfregiati a suavolta con un reticolato colossale di croci nere di catrame. Fuga da New York al confronto sembra un film turistico. Quandoentriamo aGazaper girare del materialenel campo di Shatileparole di Chris si rivelanovere. Abbiamounaguida arab~ • è un taxi arabo, ma da una delle sei porte del campo, sbarrate da giganteschi muri neri di bidoni di cemento, emergono trenta ragazzini con le pietre in mano. Sono solo un'avanguardia... Dal taxi tutti si sbracciano a urlare "Arab Television!!" mentre Chris sussurra in inglese, arabo, ed ebraico tutte le bestemmie più oscene che.conosce... "Una volta stavo torn.ando",racconta dopo, "ho voluto scendere per riprendere il cartello della '7UP' che sta all'inizio della città: We/cometoGaza. Appenaho acceso la cameraunmassoda 1 O Kgmi ha distrutto il lunottoposteriore dell'auto. Il problema , non è più soltanto là diffidenza.Due anni fa ci davano sempre il benvenuto e tutti ti offrivano il caffé, ma dopo due anni hanno visto che tutta questa sofferenza non è servita a niente, che le troupei giornalisti i media non sono serviti a niente,e ora c'è chi pensa di alzare il tiro. Come è accaduto qui un mese fa quando hannoammazzato i soldati con il Kalashnikov. In quest'ottica le troupesono un bersaglio facile. Siamo disarmati e ci sono gruppi che sfuggono a ogni controllo. Proprio qui a .Gazauna volta ci hannocircondati e hanno cominciato a picchiare sull'auto con le catene.Avevamoun'auto corazzata:ci hanno abbassatoil cofano a colpidi catena e uno di loromi ha detto: "La prossima voltache ti rivediamo a Gaza ti uccidiamo"... Per aggirare il coprifuoco, alcune reti internazionali hanno affidato delle piccole telecamere ai Palestinesi dei campi, ma i risultati sono stati scarsi. I militanti dell'Intifadah li considerano spie e qui un sospetto può costare la vita; l'esercito non li considera giornalisti e se li prende gli fa passare una volta per sempre la voglia di fare scoop.... Da un anno la Palestina è l'unico posto al mondo dove le regoledella "pragmatica dellacomunicazione" si possonoverificare sul campo, di battaglia. · I Palestinesi accusano le troupe di aver chiamato l'esercito e l'esercito accusa la Tv di aver provocato i disordini. 12 In un certo senso è vero. . Oggipiù di prima ogni sasso lanciato è unmessaggionel gran maredeimedia, unmessaggiochepuò cos~e lavitae che spesso spariscenell'indifferenza dei notiziari. Quando e,ntriarno.nel campo profughi di Deheyshe, a 20 minutida Gerusalemme, alcuni ragazzi si avvicinanoe ci dicono che stanno preparando una manifestazione: Chris rifiuta di riprenderli: "Lo fanno per noi, per la Tv; se solo uno venisse colpito...". Gli diciamo di lasciar perdere: i tetti si stanno riempiendodi soldati. InpiùDeheysheè completamentecircondatada un niuro di filo spinato alto 8 metri: la caccia all'uomo qui è infinitamente più facil<;~che altrove. Entriamo inunacasae cominciamoa registrareconunadonna una delle tante storie di caduti. All'improvviso, vicinissime si sentono4; 5, 10, 15denotazioni... Piccole nuvole di fumo emergono tra le case poi tutto torna tranquillo. Quando usciamo dalla casa, incrociamo la pattuglia. Ci controìlanoi documenti, poi con uncerto disprezzol'ufficiale ci dice "Adesso ho capito perché tiravano i sassi"... L'Intifadah, di fatto, non fa più notizia. L'esercito ormai sa _come"gestire" la:rivolta sul piano militare e l'iniziativa dello scontrononappartienepiùallegrandimanifestazionidi massadei primi tempi, ma a piccoli gruppi di militanti, alcuni dei quali vivono da clandestini sulle montagne dell'interno. Di loro si occupano sempre di più le squadre speciali e i collaborazionisti. L'esecuzione a colpi di accetta di questi ultimi si iscrive in questocontesto, chenon è più quellodi una insurrezionedimassa, ma quello di una guerriglia urbana, di una "guerra a bassa intensità". La "libanizzazione" dell'Intifadah sta trasformando in modo radicale i mezzi e i messaggi dell'insurrezione. I "media" della rivolta popolare erano i martiri, quelli della guerriglia sono gli attentati. A Gaza nell'arco di un mese sono stati uccisi quattro soldati, in modo professionale e deliberato. ·Precipitata nel buco nero·dei media, la rivolta delle pietre rischiaora di far parlare di sé solo con il più atrocee disperato dei linguaggi: quello del tèrrorismo. I fondamentalisti di "Hamas" che predicano la riconquista islamica di tutta la Palestina hanno rivendicato gli attentati e sembra che diversi "collaborazionisti" uccisi fossero in realtà uominidell'OLP ...Questiultimi sannomegliodi tutti che lapace in Medio Oriente è ora più che mai una lotta disperata contro il tempo e contro l'usura dei media. Lo hanno capito perfettamente i fondamentalisti ebrei del "Gush Emunim" che si battono per l'annessione definitiva dei territori.Nelle interviste che concedono mostrandosicome tranquilli cittadini di campagna ripetono tutti la stessa cosa: "È tutto . normale, i nostri bambini non hanno perso un solo giorno di scuola. Sì, forse ci vorrebbero delle misure più energiche, ma siete voi giornalisti che esagerate l'importanza di questi fatti..." ·C'è anche chi fa un piccolo calcolo: "Ci accusate di non comportarciin modo democratico,ma cosa avrebbe fatto la Siria al nostroposto, cosa avrebbe fatto la Cina?Pensate a Piazza Tien An Men!2000 morti: chi ne parla più? Qui ci sono stati oltre 600 morti, se li avessimo ammazzati tutti e subito l'Intifadah sarebbe finitadue anni fa, inveceguarda lì, se ne parla ancora adesso...". Questo testo è basato sulla trasmissione "Reportage speciale Intifadah" di Rete 4.
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