ILCONTESTO nalista-socialisteggianteBaath, dal quale il suoproprioraggruppamento si era scisso. Per evitare soprassalti all'interno fece ucciderea più riprese, sempre innumero crescenteanche perché si trattavadi sperimentare le sofisticate armi nuove in dotazione al suoesercito, le popolazioni curde, senza badare in questi casi - visto il numqo delle vittime - Jilla distinzione tra veri militanti dellà ç_ausairredentista e gli altri, quasi ogni volta diverse migliaia fra giovani e vecchi e donne e bambini. Trovò nell'Unione Sovietica; allora impegnata nella ricerca di spazi d'influenza in Medio Oriente, le forniture e la collaborazione che cercavaper costruire la sua forza militare. L'astuto dittatore riuscì a crearsi anche altre fonti di materiale bellico (la Francia, in primo luogo) senza tuttavia scostarsi dalla principale fornitrice fra l'altro, al.fine di dotarsi della bomba atomica. Pochimesi dopo avere assunto in prima persona il vertice del regime, lanciò la guerracontro l'Iran (da poco entratoallora, con l'ascesa di Khomeiny al potere, nella sanguinosa era delle esecuzioni sommarie volute dagli integralisti). Con la sua solita astuzia, seppe sfruttare le preoccupazioni suscitate inOccidente dal nuovo oscurantismo di Teheran e, pur senza divorziare del tuttodaMosca, diventò beneficiario di armi sofisticatein grande quantità dalla Francia, da altri paesi europei, dagli Stati Uniti. Dopo oltre otto anni di combattimenti feroci, che costarono al suo popolo 600.000 morti (seicentomila!) e sacrifici ii:nmani, vinse quella guerra, se vincere vuol dire che il nemico ha finito per accettare la.resa. Ma lo scopo proclamato all'inizio delle ostilità, la conquista dello sbocco marittimo che avrebbe dato all'Irak uno spazio territoriale di grande importanzastrategica e commerciale, rimase irrealizzato. L'Irak dispone in veritàdi uno sbocco sul mare,una cinquantina di chilometri, che però secondo le ambizioni militari di Baghdad rappresentano un territorio vulnerabile di fronte a eventuali attacchi esterni e che impongono l'uso di oleodotti in paesi' vicini per l'esportazione di petrolio (Arabia Saudita e Turchia, mentre il pipeline che attraversa il territorio siriano è chiuso per l'annoso braccio di ferro fra Baghdad e Damasco). Ecco il perché dell'invasione del Kuwait e la cacciata del suo emiro;che per tutta la durata della guerra con l'Iran era stato un · alleato utilissimo per l'Irak. . Beninteso non Sitratta del bisogno d1uno sbocco al mare da parte di un paese povero e magari strozzato da strettezze territoriali, ma della volontà di espandersi di chi aspira al ruolo di potenza. L'Itak era già un paese ricchissimo prima di quest'impresa: terzo produttore di petrolio nel Medio Oriente. Ogni aumentodel prezzò del greggio, come quello deciso in fretta alla fine di luglio dagli esportatori riuniti nell'OPEC per venire incontro alle pretese del capo di Baghdad ed evitare quello che qualche giorno dopo è invece avvenuto ugualmente (da 18 a 21 dollari il barile) significa per le casse irakene ingressi di milioni di dollari in più al giorno; un mese e mezzo dopo l'invasione, il prezzo era salito a 30 dollari. · È vero, così come è stato proclamato a giustificazione ufficiale dell'impresa, che il Kuwait è stato inventato come paese sovranoda un ex potenza coloniale (cosa, questa, che evidente- ·- mente non ha avuto importanza per il dittatore irakeno durante i lunghi anni in cui da quello StatO'artificialeha ricevuto ingenti aiuti e quando si recava a quel tempo a visitare il suo mç:m~ca); aoche il Libano, la Giordania, diversi Stati africani, sono nati da interessidelle ex potenze coloniali, indifferenti a conformazioni etniche e unità culturali. Vuol dire allora che si deve scatenare una guerra globale sul pianeta per rimettere te cose a posto? IIpresidente della repubblica, primo ministrò, capo del Con10 . siglio rivoluzionario e segretario generale del partito dell 'Irak è astuto, senza dubbio: ha guadagnato qualche giorno per rafforzare il suocontrollo del territorio invaso aggiungendodi suoalle inizialiesitazioni di Bush-oche tali sono sembrate-I 'annuncio dell'imminente ritiro delle sue forze. Ha inv~ poi proclamato l'annessione del Kuwait e la sua trasformazione in provincia irakena separata però delle due isole che alcuni dirigenti arabi impegnati in sforzi di mediazione propongono di affidare a Baghdad in cambio 'dellosgombero. Una porta aperta al compromesso? Ancora una volta SaddamHussein si è dimostratoastuto nel riuscire a mettere praticamente sotto il suo controllo le varie componenti del movimentopalestinese, costringendopoi il giustamente impaurito Re Hussein di Giordania (paese confinante a Est con l'Irak e a Ovest con Israele!),ad accogliere nel suo paese anche i nemici storici del proprio regno presenti.tra gli esponenti palestinesi. L'astuzia del dittatore iralçenosarà utile· allacausapalestinese? Si direbbe di no, mentrela crisi è in corso: 1 'I ntif àdah non dispone più dell'assistenza finanziariadell'Arabia Saudita e del deposto emiro kuwaitiano, mentre tutti -gli sforzi per costringere il governo israeliano a negoziare il raggiungimento di una soluzione del problema palestinese (la Comunitàeuropea aveva ultimamente all'esame lapossibilità di adottare sanzioni economiche nei confronti di Gerusalemme) si .sono ora fermati. E il mondo arabo, che nei mesi scorsi aveva raggiuntouna compattezzache trovapochi precedenti storici nel sostegno al lavorìo americano e sovietico per arrivare a un negoziato israeliano-palestinese, dopo l'impresa ,di Saddam Hussein è spaccato. · Il "numero uno " irakeno disse a un'certo punto che l' occupazione del Kuwait sarebbe cessata quando gli israeliani avrebbero lasciato i territori arabi che a loro volta occupano da oltre vent'anni. La sua impresaera in quel momentoal decimo giorno e perciò queste parole, che se pronunciate in partenza avrebbero provocato forse un dilemma a più di un governo "fratello", non ' potevano che essereispirate da demagogia (a prescindere dalla differenza tra le due occupazioni: Israele s;impossessò di territori prima egiziani e giordani in una guerra subita). E tuttavia dall'incontro Bush-Gorbaciov,a Helsinky ai primi di settembre, uscì una decisione che sembrò venire incontro agli enunciati di SaddamHussein: si ritirino gli irakeni dal Kuwait e subito dopo .si farà una conferenza per cercare di risolvere tutte le crisi mediorientali. Pochi giorni dopo il "vertice", però, a Città di ·Kuwait vennero attaccate da.soldati irakeni alcunè ambasciate straniere. Forse il capo di Baghdad voleva ancora una volta saggiare la capacità di reazione dei paesi offesi? O si deve piuttosto pensare - visto il carattere provocatorio di quei fatti - che ci siano tra gli irakeni oppositori intenti a promuovere azioni contro il dittatore e che questi non possa esautorare nessunopubblicamente per non dare segni di debolezza?Non ci sono risposte a questi interrogativi. Difficili i pronostic'isull'esito di questa crisi, che se degene- . rasse in un conflitto bellico rischierebbe, non tanto perché lo ha prqspettato Saddam Hussein, mjl quanto perché le ostilità.-potrebbero sfuggire a ogni controllo, addirittura col dar luogo a uno scontro (scenario terrificante) tra movimenti islamici e nemici dell'espansione islamica nel mondo, tra paesi ricchi e paesi poveri, fra regimi rivali in diverse regioni. Molto dipende, certamente, da quella che può essere la "logica" del presidente della repubblica, primo ministro, capo del Consiglio rivoluzionario e segretario generale del Baath irakeno, SaddamHussein.
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