CINEMA ~ LA GENTE NON E STUPIDA INCONTROCON SALAHABU.SEIF a cura di Luisa Ore/li Parlare di cinema arabo vuole prima di tutto dire, parlare dell'Egitto, capitale incontrastata da questo punto di vista da ormai cinquant'anni. Sa/ah Abu Seif li ha vissuti tutti, dalla nascita dei primi studi cinematografici, lo Studio Misr,.creazione di un illuminato banchiere e mecenate egiziano, Talaat Harb, dalle prime timide sperimentazioni, fino ali' affermazione del genere che con SalahAbu Seif è nato e ha preso forma definitiva: il cosiddetto neo-realismo egiziano. Un genere che può reggere ogni confronto: l' Egitt~ - e a Sqlah Abu Sei/ va gran parte del merito - è riuscito nell'ambito cinematografico a vincere la sfida, ad appropriarsi di un mezzo che non appartiene alla sua tradizione culturale e a sfruttarlo con originalità, innestandolo sulla materia vivacissima (storica e umana) che gli è propria. François Truffaut, nei "Cahiers du Cinéma", è stato uno dei primi a stupirsi e a elogiare il risultato di questa non/ acile s(ntesi, nel 1956, dopo aver visto a Cannes uno dei capolavori di Salah Abu Sei/, Shabab Imra' (Giovinezza di una donna). In più di settant'anni Salah Abu Seif è stato prima ancora che regista spettatore e attore degli avvenimenti_ chef anno da sfondo ai suoi . film. Oggi abita sempre al Cairo, all'ultimo piano di un palazzo moderno del centro. Ma è in un Cairo che poco sembra assomigliare alla metropoli di oggi che SalahAbu Seif è nato e cresciuto. Sono nato durante la prima guerra mondiale, in uno dei quartieri più poveri del Cairo, Bulàq. Un quartiere dalle origini lontane,con una lunga e gloriosastoria.Un quartieredi operai, di · fabbriche, dove sono iniziate tutte le rivoluzioni. Sono molti gli avvenimenticui ho assistitoda piccolo, e che mi hannomarcato. Prima fra tutti, ricordo l'occupazione britannica. Nelle viuzze strettedi Bulàqvedevo arrivarea cavallo i soldati inglesi,entrare annati nei vicoli per spaventare la gente. Ero piccolo, era molto impressionante.Una volta, ricordo, gli inglesi stavanoattaccando dei manifesti, delle prescrizioni su cosa si poteva fare e cosa no. Accanto a ogni manifesto veniva me~so un soldato, per impedireche qualcuno venisse a strapparlo.Un giorno, passeggiando, ho visto un giovane egiziano avvicinarsi per leggere l'annuncio. I soldati inglesi, credendo volesse toglierlo, presero a picchiarlo,con le anni, in pienoventre, c'era sanguedappertutto. Immaginiun po' che spettacolo, per un bambino.Non potrò mai dimenticarlo. Mio zio a quei tempi era attivo in politica, pubblicava volantini e giornali contro il governo e contro gli inglesi. Un giorno la polizia ha fatto irruzione in casa nostra, cercavaquellepubblicazioni.Mio zio è riuscitoa nasconderle in temposotto il pane. La polizia cercava, cercava. Io continuavo a guardaredove era il pane, ero terrorizzatodal!' ideache la polizia scoprisse il nascondiglioe trovasselepubblicazionidimio zio. Se solo avesseroguardato verso di me avrebbero capito subito dove erano nascoste! Alla fine presero mio zio, e Io portarono via. Tutti questi fatti hanno generato in me sensazioni terribili, contro l'occupazione, l'oppressione, la dittatura. A quei tempi c'erano dei grandi comizi in cui gli uomini politici tenevano discorsi infuocati, appassionati, che mi piacevano moltissimo. Volevo diventare come loro, dire anch'io "salviamo i poveri! cambiamoil sistema!", pensavo che fosse davveropossibile. Mi sonopropriomesso inmente,era ilmto ultimoscopo,di diventare anch'io un politico, un predicatore.E stato un piccolo incidente 88 SolohAbu Seif. a farmi decidere.Noi eravamo il ramo povero della famiglia, ma avevamodei parenti ricchi. Un giorno sono andato a trovare un cugino ricco, un ragazzino della mia età. Aveva una quantità di giocattolimai vista,unabicicletta,unpallone, e un'infinità di altri giochi, mentre io a casa mia non avevo altri giocattoli che gli oggetti di casa o un bastone. Così quando sono partito ho preso con me un suo giocattolo,mi sembrava naturale, ne aveva tanti, cosa importava se ne prendevo uno? La sera mi aspettava la sorpresa.La famigliadel ragazzino è venuta,mi ha datodel ladro, e sono statopicchiato. Ero allibito, proprio non riuscivo a capire: mi pareva tanto logico che fra tutti quei giocattoli ne potessi prendere uno, uno soltanto,per me. I giovani della mia famiglia, quelliche studiavano, dopoquesto fatto cominciaronoa dire che ero un bambinoprogressista,addirittura socialista.Ho così preso per laprimavolta coscienzadel fatto che al mondopoteva esserci un regime politico, un sistema e.cohomico,più equilibrato, dove nonci fosserodifferenzetantoforti trapersonaepersona, traricco e povero. A queste cose pensavo tanto e con tanta intensità che davvero da grande non avrei voluto essere altro che un uomo politico.Non hoperò trovatoinme stesso la forzanecessaria.Ero moltotimido,mi imbarazzavo,non riuscivoa tenerediscorsi,non riuscivo nemmeno a parlare davanti a due o tre persone...
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