Linea d'ombra - anno VIII - n. 52 - settembre 1990

CINEMA dell'ironia); mentre, per il secondo, è un 'interprete femminile, Nadia alGuindi, a riscuotere il favore dei produttori, anche perché il suo nome è legato a tutto un filone sexy, che però non si spinge, è ovvio, molto oltre i limiti consentiti dalla censura locale. In generale, per assicurare il successo di cassetta, anche quando si tratta di film di qualità, vi è la tendenza ad inserireneleast, per i ruoli maschili, almeno due dei quattro o cinque attori che negli ultimi tempi v~o per la maggiore.Nell'ambito delle protagoniste femminili la situazione è più sfumata: accanto alle star affermatesi già negli anni Sessanta troviamo attrici preferite per i film più impegnati; acconto anomi di sicuro richiamo, anche volti nuovi. Naturalmente anche il soggetto ha il suo peso. Un tratto saliente del cinema egiziano è ciiessere fortemente letterario. Yusuf al-Siba'i, Thsàn 'Abdel Qudciùs e Nagib Mahfuzsono gli autori egiziani più tradotti cinematograficamente. I primi due ispirano film che si inseriscono nel filone sentimentale. L'ultimo, Mahfuz, è fonte inesauribile per film a carattere sociale, che descrivono la vita dei quartieri popolari della capitale. Dopo il Nobel, tra i produttori si è scatenata una vera e propria gara per assicurarsi opere dello scrittore, inedite dal punto di vista cinematografico. La naturale espansione del cinema egiziano è il mercato arabo, altri mercati sono scarsamente importanti. Nonostante la presenza di grosse comunità arabe in Francia, Usa, America Latina e Africa, l'esportazione - in questi paesi è quasi irrilevante acausadell' ampia diffusione dell 'homevideo e della pirateria che vi è dietro. In Europa l'unico mercato aperto al cinema egiziano è I'Unione Sovietica, attraverso il Sovexportfilm, ma per un numero assai limitato di film. A testimoniare Il carattere illegale e selvaggio del mercato delle videocassette valga il caso del regista Youssef Chahine il quale, in un'intervista ("Bulletin", op. cit.), parlando di quella che egli definisce la "Mafia internazionale" - che non ha bisogno nemmeno di comprare a basso costo, perché più semplicemente i film li ruba-, racconta l 'episodio di quando recatosi in Brasile per presentare il suo film Il sesto giornodovette constatare che il film era arrivato molto prima di lui, in video e, naturalme11te,in copia pirata (danotare che il regista è titolare della casa di produzione e distribuzione dei suoi film). Il tentativo di conquistare il mercato africano non ha avuto grande successo, se si escludé la Somalia, che tuttavia è un caso sui generis in quanto appartiene alla Lega Araba. Per avere un'idea dell'ampiezza del ~ercato arabo, bl\5ti pensare che i paesi della Lega Araba sono 22 e che soltanto pochi di questi paesi hanno una produzione cinematografica che, anche quando è di buon livello, è scarsamente. abbondante dal punto di vista numerico. La domanda maggiore negli ultimi anni proviene dai paesi del Golfo. L'Egitto, in termini quantitativi, assicura a questi paesi 1'85% del loro fabbisogno per quanto riguarda cinema e video. Ma il reddito che gliene deriva che, secondo le stime del regista-produttore Youssef Chahine ("Bulletin", op. cit.) dovrebbe ammontare a 200 milioni di dollari l'anno, in realtà è di gran lunga inferiore. · I costi di produzione di \lll film, sono incredibilmente bassi. Si va da un minimo di lOOmila Leg. (1 Leg. = 500lireca.) a un massimo di 500mila Leg. La media per un film considerato cii buon livello (e con un buon cast) si aggira intorno alle 250 mila Leg. Sul bilancio complessivo incide in maniera. consistente il compenso che va all'attore/attrice protagonista, tenendo presente che-come si è già detto - quanto più il cast è ricco di nomi di richiamo, tanto più ampie sono le garanzie di successo. Le quotazioni degli interpreti con notorietà da divi vanno da una media di 35/ 40milaLeg. a punte di 100-150milapercepiteda poche star, comeNùr alSherìfo Fàte11Hamàma, fino allaciframassimadi 250milaLeg. rapgiunta da Adel Imàm, l'attore più pagato in assoluto. Le sovvenzioni statali, cioè l'intervento del settore pubblico, ormai non.sono più operative se no:nper una produziòne marginale limitata ai cortometraggi, alle quali ricorrono i registi giovani, freschi di diploma dell'Accademia. La produzione di lungometraggi, per la quale il finanziamento pubblico ha avuto fine agli inizi degli anni Settanta, è totalmente in mano ai privati. Tuttavia l'uso di alcune strutture, ancora appartenenti al settore pubblico, come laboratori di sviluppo e studi, costituisce un sostegno indiretto, consentendo di abbassare notevolmente i costi, anche se a discapito della"qualità tecnica. Registi come Youssef Chahine o - utilizzano proprie strutture o realizzano coproduzioni con paesi esteri. L'unica esperienza di coproduzione negli anni Ottanta, in realtà, è stata attuata da questo cineasta, con la Francia (Ministero della Cultura e Tv) e con l'Inghilterra (Tv). Ecco perché il costo del suo Adieu Bonaparte ha potuto raggiungere la cifra assolutamente fuori del!' ordinario di un milione e mezzo di Leg. I produttori egiziani - osserva Chahirie ("Bulletin", op. cit.) - applicano il principio del massimo profitto col miriimo dei costi: non investono, cioè, in manutenzione e ampliamento delle strutture per assicurare la qualità dei requisiti tecnici di base (sviluppo, suòno). In sostanza, ancora oggi, le strutture più importanti rimangono quelle degli -anni Cinquanta-Sessanta che, poiché non rinnovate, versano in stato di serio degrado. Per concludere resta da dire che, accanto ai nuovi autori, continuano a lavorare nomi ormai entrati a far parte della storia internazionale del cinema. Le due personalità di maggiore spicco continuano a restare Salàh Abu Seif e Youssef Chahine, Negli anni Ottanta i due maestri sono presenti con tre film che confermano la maturità artistica delle loro ope~e migliori: Salàh Abu Seif con al-Bidàya (L'inizio, 1986) e Youssef Chahine con i già citati Adieu Bonaparte (1985) e al-Yawm al-sàdis (Il sesto giorno, 1986). · Se le nuove leve, che si sono formate negli anni Settanta, si sentono coinvolte in prima persona nelle problematiche scaturite da quegli anni di formazione, registi come Salàh Abu Sef e Youssef Chahine, pionieri del realismo egiziano, sembrano oggi meno sollecitati da problematiche contingenti eperseguonounalineadi pensiero in cui la realtà, filtrata da un processo di interiorizzazione, si proietta in una dimensione autobiografica come nell'ultimo Chahirie, o in un simbolismo "atemporale" come in al-Bidàya di Abu Seif. L'ultimo film di Chahirie al-lskandreyya kamàn wa kamàn (Alessandria ancora ... ancora),riprende il discorso autobiografico, iniziato con al-lskandreyya leh? (Alessandria perché?, 1979). Salàh Abu Seif, invece, è dedito alla realizzazione di un suo antico progetto, di cui il regista stesso ci ha detto che sarà "un film sulla sessualità all'interno della vita coniugale, un 'idea su cui lavoro da tempo e alla quale tengo· molto. Un tema che J-Ìafaticato ad avere l'approvazione della censura, ma finalmente dopo quasi dieci arJ?i il nulla osta è arrivato." • Eduardo Galeano Memoria del fuoco. 1. Le origini 2. I volti e le maschere lJna trascinante epopea delle due Americhe 87

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