CINEMA COSA VUOL DIRE INTELLETTUALE? INCONTROCON YUSEFCHAHINE a cura di Luisa Orelli Autore di una trentina di lungometraggi, Yusef Chahine è uno dei più celebri cineasti del mondo arabo. Egiziano.prima di tutto nelle scelte tematiche, ha lottato in patria contro l' incomprensione, l'ostilità di molti. In quarant'anni di attività è passato dalla più tradizionale commedia musicale al kolossal storico sulla campagna d'Egitto napoleonica, l' Adieu Bonaparte presentato a Canries qualche anno fa. Ha osato toccare argomenti tabù, esponendosi in prima persona, come attore, memorabile nell'interpretazione del pazzo maniaco sessuale, lo storpio Enaui. Ma prima ancora della sua·arabiÌà o della sua egizianità, sembra che ali' origine di una produzione tanto eterogenea è complessa stia una città. Una città-non comune, certo. Yusef Chahine è prima di tutto un alessandrino. Uno degli ultimi, uno dei rari ... Se e' è qualcosa che mi dà una certa particolarità (e lo realizzo _ adesso) è probabilmente il fatto di essere nato Ìn quella straordic · naria città che è stata Alessandria. Alessandria, quando ci sono nato non lo sapevo, adesso lo so,· era un centro assolutamente incredibiie fin dalla sua nascita, da quando l'ha fondata Alessandro: da quando l'ha pensata, perché a crearla furono i Tolomei dopo di lui. Questa città che si è augurato fosse.il centro culturale del mondo ... È una città che ha visto molte personalità curiose, ma di Alessandria direi soprattutto che è stata la città in cui fin dall'inizio la gente, gente di religioni diverse, ha imparato a vivere assieme. Quando Alessandro è venuto credeva di fondare luoghi ellenici nel deserto egiziano: è successo anche in Palestina, dove improvvisamente ci si è dovuti rendere conto che la gente del posto aveva già una civiltà antichissima. Così si è dovuto realizzare una sorta di understanding; trovare un modus vivendi, una mediazione fra le due culture. Sono venuti gli ebrei da Gerusalemme: hanno visto che era una città in cui c'erano molti ebrei, una città in cui si lavorava bene, un formidabile centro di studi e anche loro hanno voluto incorporarsi. E probabilmente è da lì che viene la religione cattolica, pare addirittura che Gesù Cristo abbia preso molte lezioni da Alessandria,.si dice che vi abbia studiato ... E non può che venire da Alessandria l'idea di unire tutti in una filosofia fatta di bontà e di comprensione. E ancora dopo, con l'invasione araba: sempre, in ogni circostanza Alessandria ha cercato non tanto il compromesso, perché di compromesso si può parlare su un unico punto: il principio che tutti hanno il diritto di vi,Jtre e di vivere bene, in . una certa armonia. . Io ho vissuto in un'Alessandria che era così. Fin da giovane, ricordo una quantità di francesi, di italiani, di belgi, di inglesi. Vivevano in uno statuto curioso, assai speciale. È stato Muhammed Ali il Grande a riprendere lo slancio alessandrino. Ad Alessandria eravamo di quattro o cinque religioni diverse, e nessuno si poneva domande su questo. Ciò non impediva che ognuno potesse seguire la sua religione quanto più religiosamente desiderava. Da quando ero giovane è così. Ho aspettato tante volte il mio amico ebreo.alla porta della sinagoga che ho finito per imparare anch'io le canzoni, l'inno ebreo di Smetana. Coi musulmani era esattamente la stessa cosa. E dato che sono nato Yusef Chahine in una scena di ·Alessandria ncoro... ancoro. cattolico, greco-cattolico, cioè un po' latino, mi trovavo in un'ennesima cesura, interna alla comunità cattolica questa, ma tutto ciò non era molto importante. La vita era da ogni parte sufficientemente interessante e ricca allora per .non cadere in quello che è il mondo oggi .. In questo ambiente dell'anteguerra, dal '26 quando sono naia fino al '39, si viveva tutti assieme, c'era una tolleranza straordinaria ... anzi, non voglio neppure chiamarla tolleranza, era un 'acceitazione totale dell'altro per quello che è. Eravamo tanto mescolati, a greci, italiani, francesi, che automaticamente tutti si parlava almeno quattro lingue. E trovo che questa sia una cosa straordinaria. Ne ho parlato nel mio film Alessandria perché, e ne parlo in Alessandria ancora ...ancora ho continuato a parlarne in tutta questa serie di film fatti partendo da una decisione presa quindici anni fa: di dire quello che so. Non sono un narratore, ho · come una vocazione per dire quello che ho realmente sentito, quello che ho vissuto, e dal punto di vista politico e da altre angolature. · Poco dell'Alessandria di ieri si ritrova in quella di oggi. Non la rattrista un po' vederla tànto trasformata? Non può essere quella che era una volta. Non bisogna mai sperare che una cosa sia come prima. I punti positivi, ci sono ancora? Si pensa ancora a lottare contro la corrente reazionaria che esiste dappertutto nel mondo? Guardi un po' i Jimmy Swagart in America ... da Khomeini a Swagart c'è poco da ridere ... Il capitalismo ultraselvaggio che tutti hanno adottato, chiamandolo deregulation: ancora un po' e ritorniamo nella giungla. Tuuo ciò va contro quella che era Alessandria. Ma se Alessandria non è più quella che era, è il mondo intero che sta degenerando. Ognuno tende a isolarsi, e se adesso si ritenta in Europa l'unificazìone, be', è certo una gran bella cosa, ma ancora se ne parla come di un sogno. È proprio un peccato, perché quando io prendo l'aereo per andare in Europa e attraverso 81
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