I s P E ·, , A e o L . o ~ EFTERMA.LE:QUELLO CHE SI DIRA DOPO EugenioBarba Il lavoro è radicato nel presente, attento a quel che accade nelle distese della storia e nell'arena del teatro. · Tenta una risposta ai problemi professionali e personali che sorgono giorno per giorno. Cerca di realizzare sogni e desideri, rispondendo agli obblighi del momento. Ma ciò che veramente conta è quello che si dirà dopo, quando noi che lavorammo al compito saremo scomparsi. Eftermrele: quello che si diràdopo.L'uomodi teatro è responsabile anche di fronte a quegli "spettatori" che non l'hanno mai veduto. La sua identità professionale, così come egli la inventa e la vive, è una parte dell'eredità che trasmette al tempo. Eftermrele: questo termine della cultura norvegese andrebbe tradotto con la somma di due parole: nomea eonore.-Vuo1 dire: "il tempo deciderà il senso e il valore delle tue azioni". Ma il tempo sono gli altri, coloro che verranno dopo di noi. Tutto questo è paradossale: il teatro è arte del presente. Onore è una parola che sembraappartenerealleepq- Eugenio Bo1bo con Sonjuklo Pani91oh1. che passate. Sembra indicare arcaiche costrizioni sociali. Ma indica anche l'esistenza di un valore superiore. Implica un obbligo non verso noi stessi e ciò che ci circonda, ma verso ciò che ci trascende. Molière - testimoniano i contemporanei - pur essendo gentiluomo di eone, pur essendo considerato "uno dei più·grandi filosofi di Francia", trovava il proprio punto d'onore nell'imbrattarsi la faccia ogni sera e presentarsi alpubbl ico come uno zanni. È un 'immagine esagerata e romantica? Ognuno, allora, trovi la sua. Le costrizioni possono essere trampolini di lancio. Kierkegaard, a proposito d'una grande attrice, parla del peso che la fa volare. "Arte del presente" vuol dire un'arte chiamata a battersi contro il suo destino e la sua specificità di creare opere effimere. Nell'età della memoria elettronica, del film, della riprod uèibilità, lo spettacolo teatrale si definisce anche attraverso il lavoro a cui obbliga la memoria viva, che non è museo, ma metamorfosi. Possiamo lasciare in ere- . dità agli altri solo ciò ·che noi stessi non abbiamo del tutto consumato. Un testamento non trasmette tutto, né lo trasmette a tutti. È inÙtile domandarsi: chi saranno i miei eredi? Ma è essenziale non dimenticare. che ci saranno degli eredi. ·Si ptò parlare agli eredi sconosciuti solo facendo passare la propria voce attraverso coloro che oggi ci circond_ano. Ancora un paradosso: gli eredi si raggiungono per linee curve, parlando a coloro che eredi non sono. Questo implica una visione del teatro, la capacità d'inventarsi un'identità e una tecnica minuziosa della relazione attore-spettatore. Come trasmettere il messaggio? Un'istantanea dalla vita di Brecht, nell 'immediatodopoguer79·
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