Linea d'ombra - anno VIII - n. 52 - settembre 1990

POESIA/LUZZI prima di trasferirmi, prima di insegnare il francese in una "vera" scuola---: senza assemblee di cogestione, senza popolo né rivoluzione. Partivo e lei mi chiese una fotografia, per ricordo. Ma io non le chiesi la sua. Più tardi ricevetti qualche lettera. Risposi. Poi silenziò, più nessuno. Qualche anno dopo, tornata sui miei passi in città per affari di famiglia l'incontro in via Ugo Bassi: la pelle rovinata,.meno bella, · un rossetto sbiadito sulle labbra. Era stata ammalata, in ospedale psichiatrico. Era uscita. "Ho lasciato Tonino: adesso sto con il dottore che mi cura il male il mio male alla testa. ' È questa la mia vita." "Angelica, perché? E che sarà di te, che farà Elisa?" "Tonino è bravo, ero un peso per lui. ~lisa l'accudisce la vicina. E una buona bambina. Con me ho portato la tua fotografia: che mi porti fortuna! Ti ricordi O_hBarbarà che mi faceva piangere? Piangevo su me stessa e su di lei e per il principe che non venne mai. Ma ti ho delusa, non i vuoi più bene? Andrà meglio, vedrai." Speriamo. Sì, speriamo. Gli anni della mia gioia, gli anni della speranza che voleva cambiare tutto, gli uomini e le cose, come sono fuggiti! E in lontananza il passato ci irride, sarabanda in sordina del tempo sempre più piano, sempre più lontano ... E poi vicino, e il Principe verrà e ce ne andremo, ce ne andremo via... Diceva la canzone: "Non è un invito a cena la rivoluzione." Eppure ... Dopo la dolce amara festa e quella nostra gioventù poco oziosa è poco quieta l'aver scambiato il pane, offerto il vino è quel che resta. 78 POEMA DELLE Pl~COLE NOffl PARI GiorgioLuzzi a Piero Amerio "Camarades mineurs je vous le dis ici ..." (Eluard)_ •Messaggero a sinistra nel Mantegna di Mantova, mi coli nell'orecchio dei versi di Eluard dolci e fermi, e ne ascolto solo il vento finale: è il mio poco francese che nello specchio arde come vampa di avene, non am.ail maestrale che viene da lontano con la sua furia tarda e lega l'esitazione alla sua fronte di sale. O forse tu mi dici che solo ciò si salda che eros a disfatta, morte a virtù fa uguale? Li ho riletti in una tarda not.tedi vino, al chiaro finto-abete di un tavolo che specchia la scorza della mano nel suo tromper di rughe, il raro accadere dei versi, ormai: e voi, labili lesene ocra e fontane e mirti della vecchia piazza Bodoni, di questo vi ringrazio. Ma è dicembre, mese prostrato di edicole, di ruggini infuocate nel flebile strepito di castagne agli angoli, se.divertono l'inespressa febbre· maschi di colore cui scoppia un cielo e il vetro di gelidi astri alla Croce del Sud s.'inchina e arde sopra un oceano' sacrale e violento.'ln una tarda forma della coscienza, dentro pennini d'aria densa, capitalista, grano di età e di ailarmi, si riveste l'ora più complice, risalgono i minatori forse nell'ordinato fragore dei passi, nel bruciore di acetilene e fibbie: qui se ancora qualche viscera illumina un'alta Mutter Erde, rinata dagli stenti del giorno, dai pneumatici flebili e infuocati, dalla gioia leggera tiepidamente vile che rotocalchi accendono su fragili tizzoni: e la complessità del mondo, simile a un ponte di barche cade in•polpe d'infera spoglia, sotto l'antica calce ' della città romana boschiva di muffe e insetti infeconda laguna di spore di spume dentro la cecità citareda dei labirinti stretti tra fecalomi gessosi, braccia mozze del nume. Ma contro la fragile farfalla di maggio, contro quei sogni di nutrizione e sole, dì papille di latte, basterà la tentazione scettica di un controfilisteo gradevole e di rango? Penso al modo di Kraus venuto al mondo da una cordigliera di negatori: spiegare il mondo senza trasformarlo. Ma splendono ori di ossa che furono catene, carri dalle menti altissime fonde nel fango sui valli di Sigfrido, nell'orma di cavalli · sotto i.cui visceri tiepidi si spalancano gli assetati - penso a noi stessi, al nostro sguardo che solo accendono lutti periodici e metodici o il grazioso delirio di consanguinei orrori. E i poeti, qua e là, nel numero dei Dodici qua e là, per primi e per pochi, a morire, ancora loro?

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