Linea d'ombra - anno VIII - n. 52 - settembre 1990

STORIE/L'ABATE impostazione, facendo anche commenti vari ad alta voce nella sala, che sembrava trasformata in un circolo di cultura politico. È per una ii.voluzione nonviolenta di questo tipo, che Capitini ha definito "aperta", e altri hanno chiamato "vivente", o "creativa", e che richiede non solo nuove strutture sociali, ma anche un "uomo nuovo", non più "suddito" ma "soggetto" dell'azione umana, che sono diventato un "turbatore dell'ordine pubblico", di quell'ordine che ci porta ad accettare come aspetti normali, non modificabili, l'attuale corsa agli armamenti, nella ricerca di un impossibile, e sempre precario, "equilibrio del terrore", e la costruzione e lavendita di armi ai paesi affamati del terzo mondo, e la condanna di popolazioni intere, a causa delle alte spese per le armi, alla morte qu~tidiana per fame. Epilogo: il processo È il 15maggio, mattina. Domani si dovrebbe tenere, aRagusa, presso il tribunale penale, un processo contro di me: "a) ... (ometto gli articoli) per avere - così recita il decreto di citazione a giudizio - in concorso con una moltitudine di persone non identificate, comunque superiore a dieci, con violenza e minaccia, occupato la sede stradale nonostante gli ordini di sgombero dell'autorità di P.S., e facendo resistenza passiva allo sgombero materiale, costretto quanti dovevano liberamente circolare ad astenersi dall'entrare od uscire dall'aeroporto Magliocco di Comi so per non menomare la propria incolumità e quella dei dimostranti ... b)... per aver omesso deliberatamente di osservare iprovvedimenti e le intimazio- · nidi sgombero legalmente dati dal!' autorità di P.S. per ragione di ordine pubblico, nel corso di una manifestazione pacifista, in Comiso, il 26.9.1983". Ho chiesto a Umberto, uno dei miei avvocati, di domandare il rinvio del processo perché Adriana, l'altra avvocatessa, non è disponibile domani, e molti dei testimoni amia difesa, Stefano, Tommaso, Tano, Luciana, non possono nemmeno loro: i primi perché impegnati a partecipare ai blocchi di Genova contro la Mostra Navale (ma questo non l'abbiamo scritto nella domanda!), l'ultima perché deve,testimoniare a un tribunale europeo a Bruxelles. Verso le l Osquilla il telefono. La collaboratrice di Umberto mi dice che non si è ancora saputo se il rinvio è stato accordato, e che, in queste condizioni, è meglio che vada a Ragusa. Preparo in fretta le valigie e mi precipito alla stazione di Firenze per prendere il primo treno utile. Ma malgrado questo, a causa di uno sciopero nella zona sud, arrivo a Ragusa verso le 10,10 del giorno 16. La convocazione è per le 9, ma ho avvisato telefonicamente l'avvocato del ritardo "obbligato", e lui si è impegnato a comunicarlo ai giudici. Quando arrivo, tutto trafelato, al Tribunale, verso le 10,30 del mattino, l'unico volto amico venuto a portarmi la sua solidarietà .è Morishita, il monaco buddista che ha pahecipato a tutte le nostre lotte e che vive alla "Verde Vigna" di Comiso, che è un terreno acquistato da due movimenti nonviolenti (Mir e Mn), dalla cooperativa "campo intemaziom,ileper la pace", edaoltremilleproprietari individuali, con i fondi dell'obiezione alle spese militari e di una campagna per "un metro quadro per la pace". Esso è situato proprio accanto alla base, ed è stato comprato da noi (per conto del Mir e del Mn ho firmato l'atto di acquisto)con lo scopo di ostacolare l'ampliamento della base. Saprò più tardi, ma nessuno me Io dice malgrado chiedessi chiarimenti sull'ora effettiva del mio processo, che l'avvocato l'ha fatto spostare verso le 12. Uno, o due, dei giudici, hanno un volto familiare. È, o sono, stato/i -,.- sono passati vari anni -membro/i della giuria che aveva giudicato, in quella stessa aula, anche mia moglie, e altre 11 donne, queste ultime tutte straniere, per avere effettuato un blocco stradale all'entrata principale dell'aeroporto di Comiso. lnquella occasione la giuria era stata "m,agnanirna", e aveva condannato le donne a una pena puramente "simbolica" - una pena pecuniaria-, riconoscendo anche l'alto valore morale dell'azione, tanto che i giornali avevano parlato di "quasi assoluzione". Quando arriva il mio avvocato è in corso un' altro procedimento 72 penale, non so per cosa, perché, malgrado i miei tentativi per capirlo, i giudici e gli avvocati parlano a voce così bassa che il pubblico non riesce a seguire. Sembra che il pubblico non esista, o, se esiste, non c'entri con il processo: un affare riservato tra giudici, avvocati, e imputati. Mentre si attende la sentenza dell'altro processo l'avvocato si fa dare il mio dossier e ci mettiamo a sfogliarlo insieme. Non ci vuole molto a capire le debolezze dell'accusa. Il procedimento era iniziato contro 25 persone tra cui l'organizzatore ufficiale, Gabrielli, e gli onorevoli Castellina e Serafini. Questi ultimi erano stati picchiati così duramente, durante le operazioni di sgombero della strada, che all'ospedale era stato esteso il referto di "trauma cranico'.'. Ma malgrado questo, e malgrado il fatto che la polizia avesse dichiarato di aver picchiato solo quelli che ingombravano la strada e non avevano accettato di andarsene, i più "pervicaci", nelle sue parole, sono diventati, con tutti gli altri feriti fattisi medicare all'ospedale, semplicemente due della "moltitudine di persone non identificate". Enonostante i nostri blocchi fossero durati circa 6 ore, e ci fosse una richiesta a procedere che ha portato alla mia incriminazione, in una relazione di due "vice questori primi dirigenti" di Ragusa era scritto: "Tutti hanno mantenuto un comportamento pienamente rispettoso della legalità". Dai 25 indiziati si passa all'incriminazione di me solo (agnello sacrificale, capro espiatorio, o semplice.strumento per mettere la parolll fine su un processo scomodo?) grazie a una relazione della polizia stessa. Il procuratore della repubblica, in data 14/10/1985, scriverà infatti: "Visti gli atti relativi al rapporto a carico di Gabrielli Bruno + 24 ritiene non debba promuoversi l'azione penale nei confronti di tutti i denunciati, escluso il L'Abate Alberto, in quanto non vi è prova alcuna della•loro partecipazione alla manifestazione in modo attivo, avendo tra l'altro i funzionari di P.S. precisato che i nominativi riguardano persone. identificate nei giorni precedenti la manifestazione". I giudici non concedono il rinvio e mi chiedono conferma delle mie dichiarazioni al giudice istruttore. In queste avevo fatto registrare: "Ammetto di aver partecipato alla manifestazione ... il 26.9.1983 in Comiso. Io sono stato l'unico fermato in quella occasione. Nego fatti di violenza e di minaccia come dall'imputazione. La nostra azione dimostrativa si è caratterizzata per un atteggiamento rigorosamente nonviolento. È vero che.le persone partecipanti allamanifestazione, me compreso, hanno fatto sosta seduti per terra in corrispondenza delle uscite, per precisione, di una delle uscite. Si è operato così per impedire il transito attraverso quell'uscita, e~quindiimpedire sirnbolièamente i lavori della base ... Abbiamo agito in questo modo in quanto assertori che la installazione della base missilistica è contraria alla nostra legislazione costitu0 zionale. Firenze, 17/12/1985". Avevo, con l'avvocato, appena riletto la mia dichiarazione. Quindi mi so o affrettato a confermarla aggiungendo solo qualche parola sulla mia consolidata, e praticata, fede nella "nonviolenza", e dicendo che consideravo gli addebiti di "\!iolenza" e "minaccia" - che non avevo commesso~ come offensivi nei miei riguardi. Il pubblico ministero, in un intervento di pochi secondi, chiede lamia assoluzione per insufficienza di prove per il capo a) delle accuse (occupazione, violenza e minacce), e il non doversi procedere per amnistia per il capo b) (disobbedienza agli . ordini). L'avvocato parla l!n po' di più, ma non molto. Sostiene che se l'azione fosse stata illegale avrebbero dovuto essere incriminati gli stessi organizzatori, e che none 'era alcuna prova di violenza ominacce da parte rniache mi ero limitato a fare"resistenzapassiva", come da dichiarazioni degli stessi poliziotti che mi avevano fermato. E chiede l'assoluzione per' non aver commesso il fatto per entrambi i capi d'accusa. I giudici si ritirano ma dopo pochissimo tempo rientrano pronunciando la seguente sentenza:" Assolve L'Abate (in realtà, in questo, come inmolti degli altri atti del processo, sono stato ribattezzato Labate - e in alcuni anche Albino) Alberto dal reato di cui alla lettera a) per non aver commesso il fatto, e diehiaranon dcversiprocedere nei confronti dello stesso in ordine

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