Linea d'ombra - anno VIII - n. 52 - settembre 1990

STORIE/KONDRATAS "Vendesi collezione. Tramonti." posai a terra. Rimasi stordito per un po' come chi riprende a fumare dopo tanto tempo. Mezz'ora più tardi, passata la vertigine, passai in rassegna tutte le altre etichette. Su tutte c'era la data, il nome del luogo e la stagione. Nient'altro. Ne trovai alcune degli anni prima della guerra, tre o quattro degli anni della guerra, ma I.amaggior parte erano degli ultimi vent'anni. Ricomposi tutto con ordine quanto meglio potei e uscii di casa. Avevo bisogno di camminare e di riflettere con calma. Riuscii a passare tutte le scatolette nell'arco di un mese ma non più çli dieci al giorno. La testa mi girava, avevo perso la percezione di chi ero e di dove ero. Dieci era il limite che più di una volta non fui capace di superare. Molto più tardi mi imposi una regola: non aprire più di tre scatole nello stesso giorno. Ma ciò avvenne molto tempo dopo. Allora invece io ero come un folle. _Come quell'uomo che nel deserto era quasi morto dalla sete e ora beve credendo che l'acqua non finirà m?i. Non riuscivo a capire come avessi fatto prima a non notare i· tramonti. E ancora: quell'uomo, Grikonis, che aveva messo insieme la collezione era costantemente con me. Io lo conoscevo così come conosco me stesso. Sebbene fosse morto e sepolto, tra noi si.stese un resistente filo d'oro. Molto più resistente di qualunque altro che mi legasse a chicchessia. Ricavavo informazioni su di lui da come aveva selezionato i tramonti, con quali colori, linee e stati d'animo. Alcuni tramonti non mi piacevano affatto, altri aosì così, da altri ancora ero affascinato come da vere opere d'arte. E tutto questo mf faceva conoscere Grikonis. Fino ad allora non avevo mai immaginato che d'un uomo si può dire ciò che è dai tramonti che preferisce. Senza conoscerne i dettagli, potevo sperimentare la I solitudine di quell'uomo come fosse la mia propria (io quella sensazione non l'avevo mai provata), rillt'>civoa provare i sentimenti e le preoccupazioni dalle quafi egli da temp.o si era liberato per sempre. Talvolta guardavo e riguardavo lo stesso tramonto, finché percepivo cosa rodeva i pensieri di Grikonis quando anch'egli lo contemplava. Non c'erano tramonti casuali. Ognuno possedeva un significato, solo che bisognava saperlo cogliere. Col tempo selezionai una ventina di tramonti che guardavo e riguardavo ogni volta scoprendo sempre nuovi stati d'animo e sensazioni. Gli altri li guardavo solo di tanto in tanto, se mi restava qualcosa di oscuro in uno dei venti. Il mondo acquistava per me nuove e mai viste profondità e dimensioni. Un giorno viaggiavo verso quella casa dove tutto aveva avuto inizio colla segreta speranza di riuscire a trovare anche le aurore. Da tempo nessuno aveva più aperto la porta. Io mi stavo rallegrando del fatto che il luogo fosse disabitato perché così sarei riuscito nel mio intento. Ma la porta si aprì e apparve il volto raggrinzito e ingenuo di una vecchina. Dissi di essere un amico dell'ex proprietario della casa e m'informai su dov'era sepolto. Ma la vecchina l'ignorava. Allora chiesi dove abitava il figlio. Ma anche questo non seppe dirmi. Mentre perdevo la speranza di trovare qualcosa, accennai alle aurore. - Quali aurore? - si spaventò la vecchietta. - Sa ... nelle latte. Devono essere nello scantinato. - Aurore nelle latte? Nello scantinato? Lei è pazzo! - la vecchina mi sbattè la porta in faccia e sentii che strillava dentro: - Prendersi gioco di una donna anziana! No! Chiamerò la polizia! Non finirà così! Mi hanno avvelenato il gatto e ora si burlano di me! Mi vogliono buttare fuori di casa! La vedremo! Porterò tutto in tribunale! E così via. Non indugiai oltre. Tentai d'ottenere qualche informazione dal custode del cimitero, ma anche questi non sapeva niente. "Ne seppelliamo tanti. Come si fa a ricordarseli tutti?", e basta. Col tempo cominciò a non-bastarmi più quello che possedevo. Volevo avere qualcosa di mio. Proprio di mio. Con sempre crescente insistenza ci rimuginavo su, finché, senza neanche accorgermene, presi la decisione. Riempii la valigia di scatolette vuote del tè, presi alcuni giorni di ferie non pagate e viaggiai nei posti dove immaginavo vi fossero i tramont_i più belli. Anche se non c'ero mai stato prima d'allora, scelsi la zona dei laghi nel sud della Lituania. Quei posti mi attiravano già da tempo. Per tre giorni fu nuvoloso, ma il terzo già dall'alba si mostrò niente male e così mi preparai per il sud. Devo confessare che avevo molta paura di non riuscire. E infatti le prime prove non furono buone, ma compresi presto dov'era il mio errore. Non occorre semplicemente guardare il sole che cala. Bisogna invece vivere quella visione. Concentrare in uno- nel· tramonto - tutti i propri sentimenti e pensieri. Qui è nascosto tutto il segreto, perché non si può sentire così ogni tramonto. . Un'altra difficoltà è che in un giorno si può vedere un solo tramonto. Esso non si ripeterà più una seconda volta. Perciò qui non può esserci alcun tentativo. O ti riesce oppure no. E basta. Da quei giorni sono passati quindici anni, e posso dire ché la mia.s{1eranzaè stata soddisfatta. Anno su anno ho accumulato la mia raccolta, ogni giorno libero sono andato in cerca di tramonti. Ho selezionato, lasciando fuori o recuperando una cosa o l'altra, finché la mia collezione personale è diventata anch'essa bella, ordinata e compatta. Si può dire che sono diventato un virtuoso di quell'insolito genere di cose. Appena sbircio un tramonto so subito quanto vale e se si addice o no alla mia collezione. Ecco, sono già due anni che sono in pensione e allora, lo capite da soli, non è più oltre le montagne il mio tramonto, che vedrei solo una volta senta poterlo inserire nella collezione. Adesso io viaggio di continuo per il paese, con ogni mezzo di trasporto e anche a piedi. In alcuni posti mi conoscono già e i ragazzini si offrono di portarmi le scatolette. Loro non sanno perché sono sempre qui, cosa mi spinge in questi paraggi, ma forse un giorno glielo spiegherò. Forse spieg~erò e racconterò tutto ciò çhe so sui tramontte sul mondo. E ogni volta più faticoso camminare col carico dei miei tramonti e non c'è paragone con quegli acchiappagonzi, detti gli ".ungari", che tempi addietro andavano per i villaggi. Ogni giorno è più dura. Non è da escludere che anche a me verrà il desiderio di vendere a qualcuno la mia collezione, sebbene preferirei donarla a una . persona adatta. Non meravigliatevi perciò quando vi capiterà di vedere su un giornale questo piccolo annuncio:. VENDESI COLLEZIONE. TRAMONTI L'avrò messo io. 6S

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