- Non temere, parla, - e sorrideva guardandomi. Allora lampeggiarono nella mia memoria parole che avevo letto in un libro sulla guerra. Io le riferii: - Nei vostri occhi c'è l'austera saggezza d'Europa. A questo punto tutto si volse verso di me, vidi come fremevano le sue mani, la bocca ancora cercava di proferire qualcosa, ma egli guardava soltanto senza parole e taceva. Compresi che quelle parole avevano colpito molto iri profondità, nel cuore o nella memoria. Riavutosi, mi passò un braccio sulle spalle come una carezza. -Figliolo,-poi disse,-anche tu già sai cos'è l'austera saggezza d'Europa ... Dove finiremo se persino i bambini sanno tali cose ... Dove finiremo ... Parlava sommessamente a se stesso, ma anch'io udivo tutto. Forse non si dovrebbe ascoltare, ma non ti turerai le orecchie. - Vai a casa, - poco dopo minacciò forte e adirato. Forse mi parve soltanto che dicesse con ira, senza dubbio con voce stanca e maschia. Io mi voltai ancora tre o quattro volte, volevo vedere dov.e quell'uomo sarebbe andato, ma egli sedette immobile. Non ricordo.per quale tragitto rincasai, ma quel giorno non catturai altri sguardi. Non so, forse dovrei davvero smettere una volta per tutte quest'abitudine di fissare la gente negli occhi. Comincio a pensare che sia un giochetto per bambini. E poi si perdono di vista molte altre cose: com 'è vestita la gente, cosa calza, cos'ha nelle sporte. Così posso diventare anche un tipo strambo. Al meglio, con la testa bassa, guarderò il marciapiede e farò a gara con Arunas M. a chi troverà più monetine, spille o altri tesori. Ma non so se la spunterò con lui. È molto ben allenato a vedere tutto, troverebbe un ago anche in un carro di fieno, davvero. E SI LEVANO LE GRU Bronius Radzervicius Quando ho aperto gli occhi il sole mi colpiva già sul viso. Anche oggi ho dormito troppo. Quasi sempre mi sveglio assai dopo il primo scintillio del sole sugli occhi. Forse perché ieri sera a lungo non ho trovato sonno. Adesso, con indosso solo la camicia, sto in piedi davanti al letto, il pavimento è freddo, da qualche giorno non lo lavo, e sto sulla punta delle dita per non sporcarmi i piedi. Vorrei andare là dove alla parete è appeso lo specchio, dare un'occhiata al mio viso, esplorarlo attentamente soprattutto sotto gli occhi. Così sono abituata. Ogni mattina prima di rifare il letto e di riordinare la camera, silenziosa - come per paura di svegliare la mia bambina, anche se a quell'ora non dorme ormai più, si sveglia sempre con me, - schiudendo le labbra e sorridendo per un tale comportamento, scivolo fino allo specchio. Spesso, se lo stato d'animo è buono, quel sorriso che si stampa sul mio volto quando sto in piedi davanti allo specchio non scompare per giorni. Sembra perfino che quel viso a qualcuno debba piacere, che qualcuno dovrebbe guardarmi, STORIE/RADZ:ERVICIUS Vilnius visto do Cori De Keyzer (Camera 1990). sorridermi, forse così, come io ho sorriso a me stessa quando guardavo il viso nello specchio. Ah, e così di nuovo ho ripensato a lui ....Non so quando sul mio volto comparve quell 'espressione. Forse accadde molto tempo fa. Forse non soltanto quella volta quando lui, il padre della piccina, chiese che recassi acqua dalla cucina. Di nascosto io allora attraversai la camera della padrona, giacché era già tarda sera. Nella camera qualcuno accese un lume, si capisce, non dormivano ancora. Essi non sapevano che lui era rimasto con me. Mai dimenticherò quella notte, alla finestra picchiettava cordiale la pioggia, le sue mani riposavano sul mio corpo, silenziose le nostre labbra dissero parole. Io allora fui felice come non mai. Al mattino mi levai che lui ancora dormiva, infilai il pigiama e scivolai presso Io specchio. Probabilmente sul mio viso per la prima volta.s'impresse allora una simile espressione. Quando mi rigirai, lui dal cuscino mi guardava, mi guardava così che appena gli fui vicina passai una manò fra i suoi capelli. Vivo qui con la mia bambina. Ogni giorno lo stesso lavoro, le,facce degli scolari, la mia voce che risuona nelle stesse aule, i passi nel lungo e vuoto corridoio. Oltre le ampie e alte finestre s'aprono i campi, oltre le colline si scorgono le rive del lago, oltre i vecchi edifici gli stretti sentieri che si snodano verso la città, qui bianchi e polverosi, quand'è sereno e qui pieni di fango quando grandina.Vuote estati uniformi, sugli~lberi, sui tetti s'abbatte la bufera, s'abbatte come sul nudo mio corpo. Nei soleggiati mesi di settembre le foglie ingialliscono e s'oscura la luce come la speranza o il ricordo. E così sono già tre anni. Tre anni che lui è partito. Va da sé che qui più d'un uomo mi desidererebbe, sono ancora giovane, la gente dice che sono pella e Io vedo negli occhi di tutti, non dovrei sforzarmi per piacere a un uomo, se lo volessi. Non lo dico senza orgoglio. Però non ho mai pensato ad altri... Anche se forse ora non dico 61
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==