critiche ufficiali che condannarono allora la sua scelta, fa oggi e~o la pubblicazione in patria dei suoi versi e interventi pubblicistici prima censurati, fracui si ricordano le raccolte Kalboszenklas (Segno di lingua, Vilnius 1972), 98 eilerasciai (98 versi, Chicago 1977), Rozmowa w zimie (Conversazione d'inverno, Parigi 1989); i saggi Tek.stai apie tekstus (festi su testi, Chicago 1985). Gli anni Ottanta vedono prodursi una marcata differenziazione stilistica e per generi; la narrativa s'incanala lungo tre linee prevalenti: lirico-psicologica, lirico-ironica, simbolico-allegorica. Di questi autori contemporanei occorre menzionare almeno Juozas Aputìs (di suo si può leggereLafattoriasolitarià, "Linead'Ombra"5/1988, Far Conoscenza, "L'Astragalo" 14-15/1988, Quattro novelle, "Rassegna sovietica" ·4; 1989. Una visione d'insieme sulla letteratura di questi anni si trova in B. Zindziute, La vita letteraria nella Lituania contemporanea, "Le lingue del mondo" _4-5/1988), Romualdas Granauskas, Birute Baltrusaityte, Saulius Saltenis. Parallelamente e durante tutto il periodo del secondo dopoguerra hanno per lunghi anni espresso ai margini dell 'ufficialìtà una meditazione filosofica in forma di versi Vytautas Bloze, Jonas Juskaitis e i più giovani J. Strielkunas, Sigit,asGedà, Gintaras Patackas, Komelijuus Platelis; per i frequenti agganci al folclore sì caratterizzano i versi di Marcelijus Martinaìtis. La fine degli anni Ottanta e questo primo scorcio dei Novanta hanno nuovrunente sconvolto il panorama politico e culturale lituano. Delle vìcende politiche hanno dato e continuano a dare ampia informazione quotidiani e riviste; l'inizio del processo in corso è stato "raccontato" anche su _questestesse pagine (vedi il mio Una rivoluzione che canta? Notizie e impressioni sui recenti,avvenimenti in Lituania, "Linea d'Ombra" 3/1989, pp. 17-20). Il radicale mutamento avvenuto nella vita culturale è invece meno percepibile élaicronisti non specializzati. Con il "nuovo corso", come altrove nell'Urss, anche nel Baltico il mondo del giornalismo e d~ll'editoria è stato violentemente scosso. Si sono potute finalmente stampare o ristampare opere prima censurate o obbligate al confino e all'oblio dei "fondi speciali" delle biblioteche; si è iniziato a pubblicare periodici che si preoccupano precipuamente di'ritesse~ il rapporto con le comunità esuli: quelle lettoni in Canada e Svezia, quelle lituane soprattutto negli Stati Uniti, e per ciò si adopera in particolare la rivista "Santara", fondata nel 1989, diretta da Ceslovas Kudaba. In generale, si assiste alla produzione di una messe notevole di giornali e libri, che trova un limite soltanto )lella scarsa disponibilità di carta per stampare; un caso peculiare nel Baltico costituiscono le cooperativeeditrici, fra le prime nell'Unione. Nonostante l'abitudine alla lettura sia qui fra le più alte d'Europa (basti pensare che un libro, anche di poesia, vende mediamente almeno fra 20 e40 mila copie), la mole d' informazione che ha investito il Baltico negli ultimi due anni è stata tale che ha spesso prodotto un effetto di forte stordimento fra la gente. Una rivista semi-clandestina, ma che merita molta attenzione per il suo importantis- .simo ruolo di cinghia di trasmissione per fornire un'adeguata conoscenza del panorama della letteratura mondiale in lingua nazionale, è attualmente "Sietynas" (Pleiade), pubblicata per la prima volta a Vilnius nel 1988. Gli autori di cui qui vengono presentati i racconti - Bronius Radzevicius, Danìelijus Musìnskas, Tom·as Saulius Kondrotas - rappresentano tre momenti distinti nel panorama letterario lituano del secondo Novecento. Bronius Radzevicius (Radviliskiai 1940 - Vilnius 1980) è stato un isolato, dalla prosa densa dì esiti filosofici e dal tragico destino. Dopo aver studiato matematica e lituanìstica a Vilnius, lavorò dapprima come insegnante e poi nelle redazioni di varie riviste. Il 1 O ottobre 1980 morì suicida. Nel 1970 esce la raccolta di racconti Balsai is tylos (Voci dal silenzio) da cui è tratto E si levano le gru; nel 1979 esce la prima versione del romanw Priesausrio vieskeliai (Le vie prima dell'alba), rimasto STORIE/MUSINSKAS incompleto. In esso, su uno sfondo alternante fra città e campagna, Radzevìcìus affronta il tema della difficile maturazione morale e spirituale delle generazioni di giovani lituani vissuti negli anni del secondo dopoguerra. Tomas Saulius Kondrotas è nato a Kaunas nel 1953. Dopo gli studi letterari compiuti a Vilnius insegna filosofia all'istituto di Belle Arti della stessa città. Nel 1986 approfittando dì una visita in Occidente vi rimane, trasferendosi poi negli Stati Uniti dove continua la sua attività creativa, attualmente di nuovo apprezzata anche in patria. Fra· le sue opere ricordo le raccolte Pasaulis be ribu (Il mondo senza confini, 10977), lvrairiu laiku istorijos (Storie dì vari tempi, 1982), da cui è tratto anche Il collezionista, (già apparso su "L'Astragalo" 12/1/1987, Cuneo) e i romanzi Zalcio Zvilgsnis (Lo sguardo del serpente, 1981), Jr apsiniauks zvelgiantys pro langa (E s'adombrerà guardando dalla finestra, 1985). Danìelius Musinskas è nato a Telsìaì nel 1951. Ha studiato lettere all'università di Vlinius e ha lavorato nella redazione dì riviste per la gioventµ. Accompagnando sempre l'attività pubblicistica a quella creativa, ha esordito con la raccolta dì novelle Kol isausta rytas (Finché sorge il mattino, 1979), pubblicando in seguito Melynu dilgelynu nakJis (La notte delle ortiche azzurre, 1982) e Sviesa virs Tausalo (La luce sopra Tausalas, 1987). Sebbene Musinskas non faccia segreto di carezzare l'idea del romanzo, il racconto qui tradotto e tratto dalla rivista letteraria "Pergale (Vittoria)", prelude a unanuovaraccoltadiracconti. (P. U. D.) LA SEVERA SAGGEZZA D'EUROPA Danielius Musinskas Ho la strana abitudine di guardare la gente negli occhi. Anche per le strade della città, scivolando con la moltitudine dei passanti, non fisso il marciapiede, non guardo dove metto i piedi, ma nel volto degli sconosciuti, e per la precisione negli occhi. Perciò non posso mai dire come uno sia vestito, cosa un altro porti nella borsa. E non vedo davvero nulla, perché con gli occhi catturo lo sguardo altrui. . Invano quella fatica: cacciare sguardi; li acchiappi, ma un attimo dopo davanti a te hai già altri occhi, e due passi più avanti di nuovo. E la cosa più importante è che quegli occhi spariscono chissà come e, stranamente, si sciolgono come zucchero nell'acqua calda. In verità, capitano anche quelli che, una volta presi, te li porti per una decina di passi e magari più oltre. Uno o due li trasporti addirittura fino a casa, comunque anch'essi svaniscono nel vano della porta. Rientri completamente vuoto, non sai più persino perché eri uscito in città. Ti innervosisci soltanto, prometti a te stesso di non farlo più; ma vale solo fino alla prossima volta. Non riesco a dominarmi in nessun modo. Pensavo che cogli anni sarebbe passato. Ho un amico, Arunas M., che nonguarda mai nessuno in volto, né negli occhi. Perciò vede tutto quello che c'è sul marciapiede, raccoglie monetine, spilli, le sue tasche sono colme di tesori. Imparai da questo Arunas a .passeggiare a testa bassa - ma non c'è nulla da fare! appena esco da solo tutta l'applicazione sparisce. La cosa più brutta è che quegli sguardi cominciavano a darmi u_n senso d'oppressione. Si sciolgono, si dissolvono eppure oppn59
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