INCONTRI/POPOV Perfino chi è contro la perestrojka non vuole più la vita di prima. Ma di concreto nella vita dell'uomo non è ancora successo niente, non ci sono garanzie, non ci sono leggi esatte. mostra un cartellino: "Grazie dell'acquisto, sordomuto". Ma allo stesso modo vendono i ritratti di Stalin, di Vysockij. Molte opere d'arte vengono dette pornografiche perché è vantaggioso chiamarle così. Quali sono le tue principali aspettative anche in relazione a quanto è avvenuto negli ultimi anni? Prima ero un ottimista pessimista, adesso sono un pessimista ottimista. In quegli anni di noia terribile non si capiva se il mondo fosse reale o no: corruzione, umiliazione costante, tutto questo dava poche ragioni di sperare: a volte sembrava che sarebbe durato per sempre: allora ero un ottimista pessimistà, ma capivo che, se Dio ha messo l'uomo sulla terra, bisogna vivere anche in condizioni del genere. Adesso invece spero che la nostra società diventi normale, spero, eppure non provo euforia, perché è tutto così complesso e fragile, privo di basi, perché le cosiddette forze frenanti sono molto forti. E cosa vorrebbe dire "vivere normalmente" ? Per alcuni la vita normale era quella della stagnazione, ma io per vita normale intendo cose semplici: poter leggere i libri che vuoi, vedere i film che vuoi, sentirsi cittadini di questo paese senza doversene vergognare, viaggiare, vedere che intorno ci sono uomini diversi, ciascuno coi suoi pregi e la sua dignità, ecco cosa intendo per normale. Su questo, su cosa voglia dire "vivere normalmente", si potrebbe scrivere un romanzo. Da noi "normale" è diventato una specie di slang: come vivi, si chiede, e si risponde: normai' no. Tutto è relativo. Una volta ero con un amico alla redazione del giornale "Junost"', guardavamo dalla finestra, e parlavamo proprio di questo. Abbiamo detto: si potrebbe provare a fermare un passante qualunque e chiedergli come ha passato la giornata di ieri: ne trarremmo materiale sufficiente a scrivere l'Ulisse. La Russia è certo un paese unico nel senso che per lo scrittore è un paese in cui c'è stato di tutto, c'è materiale enorme per uno scrittore. Una scrittrice americana una volta mi ha detto: "Quando da voi c'erano gli anni della stagnazione, io viaggiavo, eppure mi annoiavo, mentre da voi c'era allegria". In realtà allora non si era tanto allegri, ma sempre c'è stata vita, qui. Garanzie di come sarà dopo: mi pare che la Russia ha vissuto tanto, ci sono stati dei momenti di punta, di scossa: la rivoluzione, entusiasmi genuini, desiderio di vita felice, la rottura col passato, poi gli anni Trenta, la dekulakizzazione, le repressioni; l'esperienza di una paura totale, che colpì gente famosa e gente semplice, fu terribile, come quando uccisero Mejerchold con bastoni di gomma. Poi il terzo momento fu la guerra, quando il paese era sull'orlo della liquidazione totale, coi tedeschi quasi a Mosca, poi alla fine degli anni Settanta c'era una noia mostruosa, la stagnazione, gli adulti si vergognavano davanti ai figli, perla loro impotenza e per l'esperienza di noia, di totale perdita di orientamento morale, etico. E questi sono momenti fondamentali di vita, perfino chi è contro laperestro jka non vuole più la vita di prima, forse non vogliono questa vita, ma un 'altra. L'uomo lotta per vivere normalmente, adesso ha un senso della sua dignità. Ma di concreto nella vita dell'uomo non è ancora successo niente, non ci sono garanzie, non ci sono leggi esatte ... e si arriva a conclusioni pessimistiche sulla vita. Questo crea ner- • vosismo, non c'è stabilità: nessuno investe in attività utili, a causa dell'incertezza. Non capisco perché le cooperative invece di investire sul serio cuociano delle torte, dei dolci, e li vendano a cinque rubli l'uno: così non cambia niente di sostanziale, non c'è vero investimento. Leggendo i tuoi racconti vengono in mente i disegni di Kabakov. Kabakòv mi è molto vicino. Anche lì i nomi delle cose si sostituiscono alle cose, come nel mio racconto Strane coincidenze dove i nomi dei personaggi famosi appartengono a totali mediocrità. Così Kabakov: invece di disegnare un camion, scrive "questo è un camion'', oppure: questa è la strada presa da Ivan Ivanovic, ecco i nomi al posto della cosa. Per creare una differenza di potenziale: ci vuole carica diversa, il più e il meno. Il racconto nasce dalla differenza di potenziale fra il Suvorov vero e quello finto. Succede così anche in Kabakov. È come se le cose fossero castrate: di loro è rimasta solo la superficie, senza H dentro, il contenuto. Mi interessa molto Kabakov, ma anche Bulatov: mi sono molto vicini, mi piace la loro grafica, i loro grandi quadri, la serie I van Ivani c va afar legna. Sono artisti popolari, anche senon fanno primitivismo. Popolari in che senso? Nel senso che sono un'eco della lingua, che raccolgono la lingua dal "secchio linguistico della spazzatura"? Sì, dal caos Kabakov sa formare un'armonia, ecco cosa succede, e poi ha inventato una cosa veramente straordinaria, dipingere un quadro come dal nome del personaggio, còme se fosse da un certo personaggio, ed è difficile capire la sua pittura senza accorgersi di questo. Il personaggio a nome del quale disegna il quadro è l'artista· medio (posredestevennyj chudoznik), e in questo mi è vicino, perché anch'io ho cercato di fare prosa attraverso un personaggio del genere, quello di cui parlavamo prima, attraverso il suo monologo, in cui l'autore non ficca affatto il naso, così che si ottiene l'impressione che l'autore sia un po' un idiota nei suoi ragionamenti, e così via. Mosca 1986 (foto di RobertoKoch/Contrasto). 57
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