ormai desueti- magari non proprio sull'ultimo ma sul penultimo o sul terzultimo, organizzare un revival romantico, e suscitare parecchio entusiasmo pseudorivoluzionario con questa "rivoluzione à rebours". E c'è sempre disponibile una parte della Intellighenzia che, rinunciando alla propria aspirazione ali' autonomia di giudizio e staccandosi dal corpo centrale, si presta a revival romantici di questo genere. Sono gli stanchi e i cinici, gli edonisti, i capitolatori romantici, che trasformano la loro dinamite in fuochi d'artificio, gli Jtinger, i Montherlant, gli Ezra Pound. Lasciando da parte casi come questi, resta comunque il problema di come e perché movimenti storici reàli, emergenti, progressisti, quelli che portano alla proclamazione dei Diritti dell'Uomo e alla fondazione del Prima Internazionale dei Lavoratori, quelli che non hanno penultimi principi cui fare ritorno, infallibilmente trovano l'ideologia giusta al momento giusto. Ripeto che non posso fingere di credere che il processo economico crei da sé le proprie sovrastrutture. Il marxismo ortodosso non l'ha mai dimostrato storicamente. Ed è chiaro che non si tratta di semplici coincidenze. Sembra piuttosto che economia politica e sviluppo culturale non siano altro che due aspetti dello stesso processo, che al momento non sappiamo ancora come definire. Due esempi tratti da ambiti diversi possono aiutarci a chiarire questa affermazione apparentemente generica. Il primo esempio è l'antico problema del corpo e dello spirito, dove l'antitesi tra pensiero materialista e pensiero idealista coincideva praticamente con quella tra materialismo storico e idealismo storico, finché la teoria dualistica portò a una risoluzione quanto meno temporanea della disputa riguardante la distinzione tra causa ed effetto, tra l'uovo e la gallina. Infatti l'acidità di stomaco non è né la causa né l'effetto del nostro nervosismo, perché entrambi sono manifestazioni, conseguenze del nostro generale modo di vivere. Il secondo esempio è il rapporto tra fisici e matematici. Quando Einstein si trovò davanti alla dimostrazione contraddittoria di due esperimenti di fisica del suono, entrambi perfetti (Michelson-Morley e Fizeau), fu in grado di formulare la teoria della relati vi tà solo perché le fantasie matematiche non-euclidee apparentemente astratte e inutili di Bolyai, Riemann e altri, erano lì pronte ad aspettarlo al momento giusto, subito dietro l'angolo. Le componenti matematiche e fisiche della teoria sulla relatività si erano sviluppate autonomamente, e la loro coincidenza apparirebbe miracolosa se non si riconoscesse una fondamentale tendenza evolutiva del pensiero scientifico, di cui le varie branche del sapere non sono che singoli aspetti isolati. La crescita del Terzo Stato e della middle class progressista non fu né la causa né l'effetto della filosofia liberale umanitaria. I due fenomeni sorgevano dalla stessa radice, indissolubilmente legati e correlati come il colore e la forma di un oggetto. La funzione principale degli Enciclopedisti e di tutta quella Intellighenzia fu questa correlazione tra evoluzione sociale e intellettuale; erano gli organi di autocoscienza e introspezione della società: e questa funzione include automaticamente sia retemento iconoclasta sia quello pedagogico, ii momento distruttivo e quello costruttivo. Il declino del Terzo Stato Questa pare una buona chiave di lettura di quella che continua a essere la struttura peculiare della Intellighenzia. 46 Il cornportamento sociale ha molta più inerzia di quanto si pensi. C'è sempre una enorme differenza tra il nostro modo collettivo di vivere e i dati che scienza, arte e tecnica hanno accumulato. Noi dichiariamo guerra, andiamo in chiesa, adoriamo i re, seguiamo diete micidiali, ci adeguiamo ai tabù sessuali, rendiamo i nostri bambini nevrotici, squallidi i nostri matrimoni, opprimiamo e ci lasciamo opprimere - mentre nei nostri libri e nelle gallerie d'arte è racchiusa la consapevolezza oggettiva di come vivremo solo tra decenni o secoli. Nella vita di tutti i giorni ci çomportiamo come se vivessimo in un frammento temporale, anacronistiche caricature di noi stessi. Tra la libreria e la camera da letto si apre una distanza astronomica. Comunque il corpus di conoscenza teoretica e dell'autonomia di giudizio è qui, aspetta solo di essere raccolto, come i giacobini raccolsero gli enciclopedisti. Questa operazione di raccolta, comunque, è riservata a un certo tipo di persone; gli agenti di raccordo tra il modo in cui viviamo e il modo in cui potremmo vivere secondo il livello del nostro sapere oggettivo. Quelli che si sono comodamente installati nella gerarchia sociale è ovvio che non avranno forti impulsi verso l'autonomia di giudizio. E perché mai? Non hanno motivo di distruggere i valori in vigore e nessun bisogno di costruirne di nuovi. La sete di sapere è generalmente relegata a situazioni in cui l'ignoto appare inquietante; le persone felici raramente sono curiose. D'altronde alla gran parte degli oppressi, o dei derelitti, mancano le opportunità ol'obiettività o entrambe le cose per arrivare a una autonomia di giudizio. Essi o accettano oppure rifiutano i valori presistenti; entrambi gli atteggiamenti sono inarticolati e non obiettivi. Così la funzione di coordinamento tra i due concetti di Homo e Sapiens spetta a loro, chiusi in mezzo tra due strati e vittime della pressione di entrambi. La Intellighenzia è una specie di membrana sensibile e porosa tesa tra mezzi dalle diverse proprietà. I suoi esponenti non sono comunque confondibili· con la middle class in quanto tale. La sensibilità, la ricerca e il "brancolamento" sono atteggiamenti che presuppongono una certa dose di frustrazione - non troppa e non troppo poca; una specie di moderata infelicità, un armonioso disequilibrio. Gli strati alti che accettano i valori tradizionali non conoscono questa frustrazione; quelli veramente bassi fin troppo - al punto da restare paralizzati ò da scaricarla in accessi convulsivi. Inoltre deve trattarsi di una frustrazione particolare- lo scontento di professionisti, scrittori, artisti, che si ribellano non perché la società abbia negato loro qualsiasi chance, li abbia schiacciati o sotterrati in una fossa o in un laboratorio, ma perché hanno avuto abbastanza margine per sviluppare le proprie doti, ma non tanto da essere soddisfatti e accettare l'ordine stabilito delle cose. Per chi è soddisfatto, pensare è un lusso, per il frustrato una neces- - sità. E fintanto che ha la meglio il chiasmo tra pensiero e tradizione, discernimento teoretico e routine, il pensiero deve per forza di cose essere diretto dai due poli del ridimensionamento e dell'utopismo. " Que!;,tonon vale più per la middle class in genere. Lo era finché il suo clima fu il "Commonwealth" e il giacobinismo. Nel frattempo l'allora borghesia rivoluzionaria urbana è diventata .una forza conservatrice. Non è più una membrana sensibile, ma
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