Linea d'ombra - anno VIII - n. 52 - settembre 1990

- -- ---, -·---·- te, didattica, religiosa, politica, patriottica o umanitaria. Un'opera d'arte quindi è bella al di. là delle intenzioni dell'artista, della scuola, del partito, della chiesa o del governo che l'ha chiamata in vita. Conserva la sua bellezza anche quando le finalità pratiche a cui doveva servire sono diventate obsolete. Nessuno di noi venera Zeus, Minerva o Apollo, ma le antiche statue che li rappresentano ci commuovono ancora con la loro bellezza. Queste statue hanno perso la loro funzione originaria, e adesso sono solo belle. Certi critici d'arte disonorano il marxismo perché, in nome del loro falso marxismo, vedono nelle opere d'arte solo fortuite influenze sociologiche. Poveri uomini da compatire sinceramente, povera gente che non conosce il significato della bellezza! Le stesse influenze modificano e deformano l'ideale etico dell'uomo, sia che questo venga ereditato dal passato, sia che, a causa delle condizioni esistenti, si senta il bisogno di una riforma o di una rivoluzione. Ciò che ne viene fuori e che serve più o meno da guida nella vita concreta è ciò che noi chiamiamo "morale". Una valutazione della morale che si limiti esclusivamente a un giudizio utilitaristico sarebbe inadeguata e, di fatto, contraria alla natura della morale stessa. La morale deve essere giudicata anche in rapporto all'ideale etico che incarna- o finge di incarnare. Io considero borghesi e reazionarie tutte le morali utilitaristiche. Essendo utilitaristiche, non sono morali. Sono teorie che aiutano a criticare la decadenza dell'ordine borghese, ma sono assolutamente inadeguate alla costruzione di una nuova società. Il che significa che diventano tutt'altro che utili. Un-movimento socialista che, per vincere e mantenere il potere più facilmente, non rispetta i principi etici del socialismo, è condannato a vede, inaridire i principali frutti della sua forza vitale. Dietro la maschera della costituzione più democratica del mondo, la nuova società senza proprietà privata sarà dominata dall'antica legge della foresta: homo homini lupus. Qualisono, secondo lei, questiprincipi etici del socialismo? Voglio raccontarle ciò che ho imparato e sentito nei miei contatti con operai e contadini socialisti, con uomini che durante la guerra preferirono andare in prigione che inchinarsi al culto del patriottismo, che furono rovinati a causa della loro opposizione al fascismo, che hanno vinto in se stessi tutte le paure - la paura della fame, la paura di essere torturati, la paura della morte. Ho visto in loro un completo capovolgimento di tutti i valori borghesi, un forte sentimento che l'uomo viene prima del denaro, un sentimento di distacco da tutte le considerazioni di carriera, famiglia, avanzamento, una condanna della società capitalistica basata sull'odio, sulla paura, sul senso d •ingiustizia, e una costante applicazione di criteri morali nel giudicare i dati tecnici ed econo~ici. Non dimentichi che sto parlando di operai marxisti. Ho imparato tutto questo da loro in conversazioni amichevoli, perché in pubblico non aprivano la bocca, considerandosi troppo stupidi. Soprattutto, ho notato in loro un grande sentimento di fratellanza. Naturalmente, nella storia della filosofia e degli ideali etici, questi poveri operai non hanno dato nessun contributo nuovo e originale. Devo perfino aggiungere che, di regola, i loro ideali etici sembrano piuttosto antiquati. Ma fra questi operai il vecchio 44 messaggio cristiano di uguaglianza e fratellanza ha acquistato un significato concreto, moderno, vivo- soprattutto per I' estensione dei principi della morale individuale alla morale collettiva, e per l'insistenza sulla giusta riorganizzazione della società. Nei vari paesi in cui ho vissuto, ho cercato di conoscere il movimento socialista stringendo rapporti amichevoli con i lavoratori. Dopo aver proceduto un po' a tentoni e dopo aver superato le riserve che ciascuno naturalmente prova quando si tratta di confessare i segreti della propria vita, ho trovato che per tutti i lavoratori socialisti, per tutti i lavoratori marxisti, la base più forte della loro fede socialista è il sentimento di giustizia. Sono convinto che nella giustizia risieda la più grande forza del socialismo, e che grazie a questo il socialismo supererà la crisi attuale. Cercare il contenuto morale del socialismo equivale a comprendere la verità interiore e immanente del movimento socialista. L"'essere" comprende il "dover essere". L'errore dei moralisti e degli idealisti è di voler attribuire al movimento principi che gli sono alieni ed estranei.L'errore dei marxisti "volgari" è di non andare oltre la superficie del movimento, frammentando così la realtà, considerando le attività spirituali come semplici riflessi dell'azione economica. Infine, c'è qualcosa di peggio dei marxisti "volgari", ed è una certa "morale tattica" degli stalinisti, i quali, credendo che Giustizia, Dignità Umana e Verità siano illusioni piccolo-borghesi, le hanno però assunte nel proprio vocabolario "come aiuto nella lotta contro il fascismo"! Uno stupido machiavellismo che non vale trenta centesimi! Il socialismo non ha bisogno di mentire per darsi una morale. Il suo contenuto morale sta nella sua insistenza sul fatto che l'uomo viene prima della natura e della tecnica industriale, e nella sua richiesta di una società in cui questa priorità dell'uomo sarà assicurata. Il socialismonon è tecnocrazia,mapiuttostoantropocrazia. Il merito di Marx è di aver mostrato che questa rivoluzione, dalla tecnocrazia ali' antropocrazia, è stata resa storicamente possibile (non inevitabile, perché nulla è inevitabile) dallo sviluppo della società capitalistica, e che questa rivoluzione sarebbe, nella nostra epoca, in armonia anche con le esigenze del progresso tecnologico. (da "Partisan Review", n. 5, voi. VI, autunno 1939). Fotodi David Seymour IMagnum/G. Neri).

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