lllAQQI/ MIKES finalmente: "V. si prepara a lasciarmi, per il momento sòlo inconsapevolmente. Io l'aiuto in questo e ciò mi dà un piacere doloroso. Dopo sarà una cosa completamente diversa!" (p. 153). Come se non solo supponesse, ma direttamente "volesse" il suo "tradimento". E questo è un paradosso che deriva dal suo testo! Voleva coinvolgere Vera nella vita scritta, dove tutto sarebbe stato leggibile in tutti i sensi, attraverso il tempo. Ma può l'amore respirare in un simile testò dell'altro? Non finisce male ogni amore scritto? Orten voleva avere Vera attraverso la sua opera, l'opera con cui voleva giungere alla fine, fuori della storia, fuori del teatro del divenire, attraverso l'opera scritta con la mano tesa già dal niente, lui voleva esseredopo lafine, voleva realizzare questa impossibilità già nell'esistenza, nell'incertezza dell'esistenza, essere la sua impossibilità- ma pretendere l'impossibile si può solo da se stessi e attraverso la propria opera, all'impossibile non si può costringere l'altro. Voleva che la Vera viva fosse la Vera scriita, per questo costringe anche lei a "scrivere". Dai Diari non sappiamo tutto; dalle testimonianze@rali sappiamo che in un certo periodo Orten scriveva a Vera quasi ogni giorno, e benché avessero un appuntamento aspettava le sue risposte, esigeva che anche lei scrivesse un suo diario, che ambedue si offrissero le loro annotazioni da leggere, reagissero nelle lettere alle note dell'altro ecc. 40 VACLAVHAVEL INTERROGATORIO A DISTANZA Havel racconta le battaglie della sua vita. Presentazione di Paolo Flores d'Arcais. "Saggi blu", 232 pagine, 26.000 lire A.N. AFANAS'EV FIABE RUSSE PROIBITE Le fiabe erotiche del Grimm russo, espunte dalla censura zarista. Introduzione di Boris A. Uspenskij. "Saggi blu", 264 pagine, 28.000 lire RAYMONDCARVER CHI HA USATO QUESTO LETTO Le piccole e grandi violenze della vita quotidiana nell'ultimo libro di Carver. "Narratori moderni", 160pagine, 21.000 lire PAULBOWLES LA DELICATA PREDA Un maestro dell'inquietudine: i racconti dell'autore de Il tè nel deserto. "Narratori moderni", 552 pagine, 32.000 lire Garzanti Chiudere l'amata nel testo? Ma questo significa voler essere alla fine dell'amore, che nella sua sostanza è la massima temporalità, cioè la speranza e l'angoscia e la paura, la perpetua apertura verso il meglio o il peggio. La realizzata impossibilità dell'amore o il "tradimento" è la chiusura e la "liberazione": è scritta e non si scrive più. Non esiste nella poesia boema un più teso a angoscioso presente dello scrivere che desidera che tutto sia già scritto e non si debba scrivere più. Il vero contrario del presente edonistico di Vitezslav Nezval. Orten ha vacillato sotto la minaccia dello scrivere infinito. Per lui è solo quello che già era. Si può supporre che quella "sorella più giovane" della Elegie, sia in effetti la morte, la sorella più giovane dell'amore e che nasce sempre subito dopo l'amore, e che fa si che la sorella primogenita sia ciò che voleva essere: l'amore, e non una cortigiana. Leggere Vera nel suo non-svolgimento, averla una volta per sempre fissamente e leggibilmente scritta. Facciamo male se esigiamo di essere amati attraverso lo scritto: accettiamo la stessa illusione ottica che ci avvicina Franz come Kafka, uno senza nome come uno nominato, uno vivo come il suo testo. È un atto di coraggio, però un coraggio virile, pare- non esigere di essere letto, non costringere altri alla lettura o lasciarci leggere come se fosse un altro, o forse con gli occhi che leggermente volano sopra le righe, poiché il detto: "io non voglio essere letto, voglio essere scritto" - vale anzitutto nell'amore. E che Orten fosse scritto, amato, non c'è dubbio. Ma il suo paradosso consisteva in questo: che non si può fare l'esperienza della compiutezza - ma solo l'esperienza dell'atto del compiersi. Ma c'è ancora una cosa; più delicata, ne parlo con un certo imbarazzo, poiché so che oltrepasso il limite del saggio e mi prendo la libertà di parlare di una persona viva, della signora V.B. Strano: la "letteratura" sta qui accanto alla vita come non mai. Parlare della Lori di Màcha ci pare oggi naturale, perché Lori è divenuta "letteratura". Ma qui si rende necessario difendere "Vera" contro la letteratura. Da tutte le parti si se.nte: "V. ha tradito Orten". Anchè se fosse così, noi commettiamo un errore. Lo poteva direJirì, non noi. Uno senza nome di una non nominata. Ma per quanto riguarda la viva signora V.B., so- mi scuso - solo questo: che dopo il "tradimento" ebbe una relazione non lunga, che non si è mai sposata, che vive sola, in una stanza con la maschera di gesso del volto di Orten morto. Ma non si tratta di offrirsi come avvocato d'ufficio alla signora V.B. Di lei non abbiamo diritto di parlare. Di "Vera" sì, poiché attorno a lei è cresciuto quell'immensa ragnatela dei Diari. Abbiamo il diritto, il dovere di difendere "Vera" contro il testo dell'autodistruzione. Quale diritto ha la letteratura sui vivi? Nessuno! E se lo reclama, è proprio per questo velenosa e inumana. Màcha dice di Lori questo e altro: e questo vale, Lori è così perché lo ha detto Màchanel suoScherz=Schmerz. La costrizione esercitata su di noi' dal testo di un altro è una cosa inumana. Devi essere quello che non potevi essere-perché nessuno leggerà anche te dal testo di un altro? Solo noi stessi possiamo compierci con lo scrivere, non l'altro, non possiamo depennarlo dal tempo ...:..a.-ltrimenti la letteratura rivela la sua ingiustizia. Vivere è, pare, la stessa squisita impossibilità che scrivere.
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