Linea d'ombra - anno VIII - n. 52 - settembre 1990

IL BARAffOLO DI STRUffO e altre poesie Jir[ Orten a cura di Vladimir Mikes e Ismaele Magni Il barattolo di strutto Il barattolo di strutto su cui posa il coltello, e il pane un po' più in là e la saliera, tutto voi conoscete. Il liscio piano del desco e, sopra, queste mie mani. La mia cena è finita. Guardo ancora la lampada. È l'ora delle falene e d'ogni specie di piccoli insetti. Prima che mi riscuota dal cedere grave del sogno, alcuni saranno già morti, già in preda ai lacci della luce, del buio, delle ombre: e le briciole sul tavolo, per loro quasi montagne, gli spezzeranno il collo. Anch'io persi sognando quello che mi era caro: fissavo una luce e intanto l'amor mio periva, meschino. E le parole che scrivo son per lui queste briciole. Ma chi era a mangiare con tale noncuranza? Settima. elegia Vi scrivo, Kàrina, e non so se siete viva, se già non siete dove non c'è desiderio, se intanto non è finita la vostra precaria età. Siete morta? Chiedete dunque alla vostra pietra di farsi lieve. Chiedete alle rose, signora, di rinchiudersi in boccio. Chiedete al disgregarsi di leggervi la lettera del mio disgregamento. La morte tace al cospetto dei versi, nei quali vengo a voi, giovane così crudelmente e appena sul maturare, che nella mia giovinezza a un re mi fa somigliare d'un perduto reame. Ma voi lo sapevate quanto di ali a noi manca per volare come angeli, come ridiamo col sangue e come col sangue piangiamo. La mia caduta ho trovato. E voglio dirvi su cosa. Sul cielo una volta (questo io scrivo di Dio) la trasparenza si ferì di un rosso e sanguinava, si dileguò, tramontava. Forse era un sogno, nel quale sognavo madre e padre, la casa, entrambi i miei fratelli, forse era un sogno, nel quale un uomo scorga se stesso sotto i cerchi d'acqua d'uno stagno, forse era un sogno, specchio della luna, ma non doveva apparirmi, se poi non mi fossi svegliato, non doveva lasciarmi nel fuoco che abbrividiva! La caduta di Dio! E poi resta solo il ragazzo, senza la forza beata che sa abbassare l'altezza degli ostacoli, ridurre la lontananza, e l'inferno sbarrare con le viole, con la fragranza. Poi resta solo il ragazzo e si sveglia e va a una realtà dj mali. Pensa di non trovare. Il tempo non guarisce, se non vuole. Il tempo è un ciarlatano. Su una donna, una volta, in ogni sua parte amorosa, la caduta parve un non-cadere: ciò scrivo di Narcisa. Tutto era lieve. E inesprimibilmente vicina a noi parlò la gioia. Era un accento che mai si potrà dissolvere in un vento, era una lingua, la cara lingua materna di labbra, mani, occhi, corpi e del grembo amato, Disegnodi Allred Kubin.

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