CONFRONTI Prima del muro, dopo il muro Due incon·tri con Katia Lange-Miiller I • a cura di Fabrizia Ramondino 5 ottobre 1989 Perchénell'84 hai lasciatolaGermaniaOrientale? La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un mio soggiornò inMongolia. Ho preso il diploma di ingegnere di primo grado, specializzazione in poligrafia, sistemi di stampa e riproduzione di testi e di immagini, poi ho studiato letteratura a Lipsia. Intanto ho svolto vari lavori, fra cui l'infermiera. Un giorno il Ministero della Cultura mi offre di andare in Mongolia. All'interno di 'Un progetto di aiuti a questa Repubòlica sovietica, avrei dovuto rinnovare le macchine di una tipografia a Ulan Bator. Quando sono arrivata, dopo molte viéissitudini, ho scoperto che la fabbrica esisteva solo sulla carta. Non potevo comunicare perché i mongoli non parlavano russo. La Ddr non aveva una rappresen tanza diplomatica prqpria, si faceva rappresentare dal!' Ambasciata cinese. Anche lì non ci si capiva. Non avevo i soldi per tornare indietro, né per rimanere. Sono vissuta per un po' vendendo tutto quello che avevo, soprattutto capi di vestiario. Poi mi sono acoodata a un gruppo di matematici polacchi che cercavano nella steppa una fabbrica che avrebbero dovuto dotare di un computer. Una fabbrica soltanto sulla carta, anche quella. Dopo vari mesi sono riuscita a mettermi in contatto con la Ddr. Il Ministero della Cultura mi ha detto di impiegare le mie capacità in un altro campo. Ragazze a Berlino Est (Sven Simon, Bonn /G.Neri) Ho così lavorato in una fabbrica di tappeti, dove molti motivi venivano stampati. Infine dopo un anno, e mezzo circa sono riuscita a ottenere il biglietto di ritorno. E stata un'esperienza sconvolgente: essere catapultati in un altro pianeta, non riuscire a capire né a farsi capi re, pareva regnare una totale anarchia, ti potevi perdere, nessuno ti avrebbe trovato, sopravvivere era il maggiore impegno quotidiano. I Mongoli, per quanto poveri e malati - soprattutto di necrosi, di infezioni - mi hanno aiutata come potevano. ·Nel viaggio in aereo mi sono accorta che la terra è grande e tonda, al ritorno non sopportavo più di vivere -in una gabbia per uccellini e sono riuscita a farmi espellere. Parlamidei lavori che haifatto prima di andareinMongolia. Ho lavorato come tipografa per un quotidiano. Non solo la carta, anche gli uomini erano messi sotto torchio. Io mettevo sotto torchio gli altri, gli altri me. Terribile, far gemere così i torchi. Poi ho lavorato in un ospedale psichiatrico. I matti parevano i sani, degli attori comici che facessero la caricatura delle follie di quelli che stavano fuori. Ma almeno era un lavoro reale. Quanto si faceva, serviva un poco agli altri. Però ero depressa, dovevo amministrare il dolore; mentre ero ancora troppo giovane e io stessa avevo bisogno di aiuto. Allora, siccome non ricevevo aiuto, ho cominciato a scrivere. Non proprio un vero aiuto, ma ci si alleggerisce sulla carta. Il mio primo racconto, scritto a'\lora, si
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