CONFRONTI di Coello. È la casa in cui ho passato l'infanzia, una tipica hacienda di caffè, con grandi terrazze sulle quali si secca il caffè e si tendono le amache, con i profumi unici di quelle zone della Colombia, di una zona dove piove sempre. La pioggia mi rimanda a una associazione con l'erotismo. Insomma è un racconto di terre calde che ho voluto inserire nell'ambiente del romanzo gotico per un gioco del destino. in una delle tante conversazioni con Luis Bui'iuel, che era anche un lettore severo e implacabile, mi venne in mente, non so come, di dirgli che era possibile scrivere un romanzo gotico ambientato ai tropici. Luis si mise a ridere. Mi disse, che era assurdo perché ci volevano il castello, il paesaggio nebbioso e invernale, la riva del mare e tutte le convenzioni dei romanzi della signora Radcliffe e di Walpole. Lo sfidai: lo scriverò e se riesce dovrai farne un film. Quando gli consegnai il manoscritto mi disse: "Mi hai ~onvinto, farò il film". Peccato che non si sia mai potuto realizzare. Tu che sei della cordigliera, che rapporto hai con ilmare, che è così presente in tutta la tua opera? ' Avevo due anni quando mi trasferii in Europa. Mio padre era un diplomatico e trascorsi 12 anni fra Parigi e Bruxelles. Viaggiavamo molto. Il mio racconto Elviaje è testimonianza di una parte di quei mitici viaggi: in treno dalla cordigliera fino alla terra calda, poi in chiva fino a Buenaventura; lì ci imbarcammo e, dal primo viaggio, l'incontro con il Pacifico, il passaggio attraverso il canale di Panama; l'incontro prima con il Caribe e poi con l'Oceano Atlantico per arrivare ad Anversa o Amburgo. Questo lasciò in me un 'impronta di meraviglie. Il mare della mia infanzia è il mare del nord, quello di Ostenda. Da grande, lavorando, ho riscoperto il Caribe, che.conosco come le mie mani, tutte le Antille. Il tuo rapporto con la-Francia risale alla tua infanzia ... ,Il francese è stato lamia prima lingua. Poi, rientrato in Colombia, una necessità impellente (parlavo uno spagnolo maccheronico) guidò il rri.io sguardo verso la Spagna, e imparai il castigliano con Garcilaso, Quevedo, Santa Teresa, Fray Lufs de Le6n e, naturalmente, con San Juan de la Cruz, poeti straordinari. E poi Cervantes ... Per me la Spagna èmolte cose. È un paese che propone ancora all'uomo percorsi di salvezza attraverso i suoi affetti e attraverso la sua prodrgiosa virtù immaginativa. La presenza degli arabi in Spagna è uno dei fenomeni che più mi affascinano: grazie agli arabi spagnoli giungono nell'Occidente romano-cristiano Aristotele, Platone, Eraclito; poeti, filosofi, pensatori, scienziati come Maimonide ... La Spagna è anche il paese d'origine della mia famiglia. Noi Mutis siamo di Cadice e discendiamo in linea diretta dal fratello del saggio Mutis, astronomo, botanico, intimo di von Humboldt, ricercatore di cose deliranti e belle come il sonno delle piante. Parliamo un po' di Maqroll, tuo alter ego e tuo doppio. Potresti spiegare al pubblico italiano cosa significa El Gaviero? Cominciai a scrivere in un'età in cui non avevo ancora una esperienza di vita sufficiente, ma avevo già una.visione del fallimento, dell'errare, dell'andare vagando solitario per il mondo. ·Erano le mie ossessioni, ma non le conoscevo. Cercai un personaggio nel quale riversarle, un perso- - naggio che per ragiorù di vita e di esperienza potesse dire e parlare di queste cose senza che risultassero false. Questa terza persona fra il pubblico lettore e me, fu El Gaviero. Cercai prima il nome di Maqroll, un nome che non avesse nessuna connotazione geografica, che non evocasse nessuna lingua e nessuna nazionalità. Aggiunsi El Gaviero perché, in gioventù, era stato vedetta su una nave. Più tardi, moltissimi anni più tardi, sei o sette anni fa, mi resi conto che la vedetta, il marinaio che sta sull'albero più altci della nave, per scrutare l'orizzonte e annunciare quanto avvista, è l'immagine più perfetta di quello che considero il poeta: l'uomo che mostra agli altri uomini cose a loro occulte, lontane dalla loro vita quotidiana. Il poeta annuncia e mostra un mondo. Col passare del tempo e a forza di frequentare le pagine che scrivo, Maqroll si è arricchito. In lui c'è un pessimismo di fondo, un atteggiamento di cruciale sconforto che ritengo molto importante. O meglio, Maqroll non è un pessirrùsta, è semplicemente un uomo che non trova, non vede tutto nero; è un uomo c~e gode della vita, ama le donne, ma non si fa più illusioni su nulla. Ha una visione della realtà abbastanza brutale, amara, sconfortante non si aspetta mente da nessuno né da nessuna cosa. È un uomo capaçe di sentimenti d'amore, ma non coinvolge mai le donne nelle sue scelte poiché sa che la sua vita è un continuo errare, un continuo andar per mari, per porti, per tutti i posti del mondo·, mentre una donna chiede sempre stabilità, una situazione duratura. Non si fa illusioni nemmeno sulla lealtà e la stabilità dei sentimenti maschili, ma non se ne amareggia. NÒn conosce l'amarezza, e questa mescolanza di non-amarezza, di godimento di ogni momento del presente quando il presente è godibile, di una visione profondamente scettica dei rapporti e dei sentimenti umani, forma il nucleo, il nodo della sua personalità. Maqroll, evocato dapprima nelle mie poesie, non doveva avere volto, né età, né nazionalità. I particolari reali, gli avrebbero tolto il suo alone poetico. . . Ma c'è della rassegnazione in Maqroll ... No,nonèunrassegnato. Al contrario è un ribelle, un anarchico totale. Quello che Maqroll non accetta - e in questo rrù assomiglia - sono . decreti, leggi, regolamenti, principi stabiliti dagli uomini per coartare la libertà degli uomirù. Non li accetta per principio. Parliamo dell'Àlvaro Mutis che, qui in Messico, partecipa attivamente alla vita intellettuale, ponendosi al di sopra delle ideologie, delle sette, dei partiti, ma tuttavia coriunpreciso atteggiamento etico difronte alla vita e alla tormentata storia che stiamo vivendo, non solo inAmerica latina. Ho sempre avuto sospetto eriservesulle determinaziorù degli uomini di regolare, spiegare e canalizzare la vita degli altri. Credo che nessuno abbia il diritto di farlo. Detesto e rifiuto in modo radicale le ideologie che, sopratt:µtto .a partire dalla rivoluzione francese, sono state la piaga del nostro tempo. Respingo queste proposte di soluziorù magiche alla vita dell'uomo, queste proposte di felicità ovviamente inattendibili e false che si realizzano poi nel fenomeno sinistro di dittature burocratiche infami e stupide. Non credo nel successo, nella necessità e nell'utilità della democrazia, inganno della statistica, comedicevaBorges. Né credo che all'uomo sia dato trovare una formula per essere felice al mondo senza cadere nella realtà della famo.sa frase dei nostri maestri gesuiti secondo cui "a questo mondo non si è venuti per essere felici". Sì, credo che si sia venuti per cercare di esserlo, ma respingo le formule. Àlvaro Mutis è mosso da qualche utopia? Assolutamente no.Nell'uomo mi interessa soltanto quello che riposa nel più profondo del suo essere, il suo centro oscuro, mitico, la sua accettazione dell'inspiegabile, dell'ineffabile, del trascendente, che per mc è fondamentale, è essenziale senza che questo significhi affidarsi o mettersi al suo servizio".Basta semplicemente sapere che esiste il mistero. Ogni tentativo di spiegarlo e di razionalizzarlo mi sembra stupido, ingannevole, e ci porta a vivere la bugia e l'inganno, sia che si chiami democrazia, che si chiami razionalismo o che si chiami liberalismo ... Non mi interessa definirlo, è un fenomeno che rifiuto nella sua totalità .. Non ci sono spiegazioni, non ci sono ragioni per cui siamo al mondo, e tuttavia siamo· qui. Diventare giudici degli altri, giudicare i fatti degli altri, giudicare la condottà degli altri: nessun uomo è qualificato a farlo. -25
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