Ca.rl Schmitt Dialogo sul potere Maurice Blanchot L'ultimo a parlare P. Celan) Theodore Dreiser Libero Bernardino Zapponi Trasformazioni Jean Starobinski L'ordine del giorno Alda Merini Il tormento delle figure Sion Segre Amar Amico mfo e non della ventura opuscula Michail Bulgakov Lettere a Stalin Jean-Michel Maùlpoix Compendio di teologia . ad uso degli angeli Giorgio De Chirico Ebdòmero R. Koselleck - H. G. Gadamer Ermeneutica e !storica Hannah Arendt · Teoria del giudizio politico opera Marie-Christine Pouèhelle Corpo e chirurgia all'apogeo del medioevo il melangolo via di Porta Soprana 3/1 16123 Genova CONFRONTI nonostante le ricorrenti (e anche motivate) previsioni sulla fine dell'impero? Già negli anni Trenta Corrado Alvaro parlava dell'influenza di questa nuova "civiltà del costume" e dell "'epoca delle grandi classi medie", protagoniste di una rivoluzione tesa ad affermare un nuovo "diritto dell'uomo", quello alla "vita confortevole", ossia al consumo di massa. TItema delle classi medie è ora ripropo- .sto in uno studio di Mariuccia Salvati improntato a evidenziare la grande diversità di ruoli che esse hanno esercitato nel corso del ventesimo secolo sulle due sponde dell'Atlantico (Da Berlino a New York. Crisi della classe 'media efuturo della democrazia nelle scienze sociali degli anni Trenta, Cappellil989, pp. 287, L. 29.000). Lo spunto politico è fornito implicitamente dal difficile rapporto tra classi medie e democrazia in Italia. Il tema comincia a essere dibattuto all'indomani della marcia su Roma (da Salvatorelli, ma anche da Gramsci); ma ancora negli anni Settanta è al centro di prospettive diverse e convergenti. Penso a Enrico Berlinguer e Paolo Sylos Labini. In altri termini, diversamente da quanto avviene in Germania, il miracolo economico successivo al 1945 non riesce· a riassorbire le peculiarità di questo strato sociale. Sul piano storiografico, invece, è il libro di Juergen Kocka Angestellte zwischen Faschismus und Demokraatie (Goettingen 1977), che fornisce, sul terreno dei processi sociali, lo sfondo indispensabile alla rièostruzione di storia della cultura offena dal lavoro della Salvati. La letteratura prodotta dalla sociologia classica tedesca, da cui parte, è di estrema ricchezza. Già nel 1912 Emìl L,ederer, che diverrà figura di primo piano nella Spd di · ·Hilferding, poneva il problema di un difficile rapporto tra ceto medio e democrazia. Negli anni Venti sono intellettuali come Kracauer e Horkheimer, che riprendono il tema a un livello analitico più sofisticato. Il quadro di riferimento è fornito da una borghesia che mantiene un rapporto culturalmente subalterno nei confronti dei vecchi ceti feudali, e da una classe operaia che si dif~nde come controcultura tendendo a costituire con lapropria organizzazione di classe uno stato nello stato. Ma i grandi problemi di identità che travagliano gli strati medi tedeschi si moltiplicano in vi_rtùdi una scala di problemi che afferisce direttamente alla configurazione di ciò che oggi chiamiamo il moderno: e cioè tendenza a trasferire nella società i rapporti.di gerarchia d'origine assolutistica che caratterizzano la burocrazia e l'industria tedesche; la struttµra autoritaria della famiglia; l'impatto della cultura di massa. Una volta in esilio, nella "terra delle classi medie," gli studiosi tedeschi proseguono le loro ricerche; il contesto presenta tuttavia differenze radicali rispetto a quello europeo. Dalla fine del secolo diciannovesimo, il consumo di massa aveva fornito il quadro entro éui integrare le grandi differenze e diseguaglianze prodotte dallo sviluppo capitalistico. Ha abolito la possibilità di una subcultma operaia .quale si era espressa nell'associai.ionismo di classe. · Coney Island si sostituisce al saloon di Liverpool o alla casa del popolo dell'Emilia. Ma ha anche fatto perdere alle classi medie il tipo di identità che hanno acquisito in Europa sotto l'influenza della struttura gerarchica dell 'ancien régime. . Di qui il permanere di una divaricazione di percorsi analitici tra la sociologia tedesca in esilio e le scienze sociali americane. C'è in Lederer ,l'idea che lo sviluppo detennini un appiattimento dei rapporti sociali, una massificazione che impone alla comunità e all'individuo una perdita di senso d'identità. La società di massa diventa così la via maestra all 'irrazionalismo e al totalitarismo. La scienza sociale americana invece sottolinea le nuove e più complesse forme di identità che possono derivare dallo sviluppo e dal benessere, e le nuove forme di consenso, che il sistema politico può suscitare riconoscendo le qualifiche, o il merito, che i diversi strati sociali riescono a conquistare partecipando allo sviluppo complessivo. Harold Laswell, personalità di primo pi3.D,o nella scuola di Chicago, ne è uria figura particolarmente esemplificativa. Per dare "coscienza" a ciò che definisce "il gruppo specializzato a reddito medio," propone di concentrare l' attenzione sul reddito invece che sulla classe, abolendo quindi ogni idea di "predestinazione" soci-aiedei singoli e dei gruppi. Paradossalmente le analisi di Lcderer su classi medie e società di massa diverranno un ingrediente assai importante delle teorie americane sul totalitarismo fiorite negli anni della guerra fredda. Contemporaneamente I' austriaco Paul Lazarsfeld contribuisce sensibilmente alla applicazione degli studi di psicologia sociale al problema del marketing. Sembra quasi che la società americana sia già egemone negli anni•Trenta, tanto da potere subordinare alla conoscenza o alla rappresentazione più o meno ideologica di se stessa contributi analitici sorti in relazione a diversi contesti storici. In fondo proprio Talcott Parson è estremamente esemplificativo, con il suo iter intellettuale, della capacità della scienza sociale americana di impadronirsi di apporti assai diversi, finalizzarldoli a un contesto sociale tipicamente americano e a un impegno politico di tipo liberaldemocratico. Lo stegpomarxismo non fa paura. In modo rri.olto simile a quello con cui Hollywood si impadroniva di tematiche del cinema europeo, le scienze sociali americane del periodo tra le due guerre useranno il marxismo come uno dei tanti ingredienti utili per proporre il modello di crescita americano come the one best way nel dopoguerra. La accurata e stimolante ricostruzione storicadi questa vicenda fattadallaSalvati presenta figure di intellettuali pronti a lasciarsi dietro alcune certezze per affrontare, non senza ottimismo, le grandi sfide del nuovo mondo. Piii dolorosi forse i punti di approdo di questo lungo viaggio, almeno nella misura in cui ogni viaggio riusciU> implica anche una perdita di identità. Agli intellettuali tedeschi degli anni Trenta non fu dato di riacclimaiarsi nel loro paese, dopo il 1945. E rimane sempre più forte l'interrogativo su quanto essi abbiano capito del mondo nuovo in cui erano stati proiettati e quanto del mondo vecchio che furono costretti a lasciare.
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