Linea d'ombra - anno VIII - n. 52 - settembre 1990

Luogo principale di esistenza di questa nuova condizione è socialmenteil terziario avanzato e la comunicazionee informazione (PipernoeLapoBerti;ma è implicito in tutti),spazialmente · è la metropoli (Castellani, Ilardi; ma alcuni degli autori son.o anchepresenti nell'altra notevolericerca collettiva La cittàsenza luoghi, Genova,Costa &Nolan, 1990;anche questaanticipatasu "il manifesto","la talpa" di giovedì27 ottobre 1988),luogodella disseminazionedei flussi della informazione e della comunicazione effettiva. Le prospettivedel pensierocritico, cui gli autoriprogrammaticamente - come si è visto - aspirano, indicate'Clagliautori sono: l'esodo (Virna, p. 41); la contraddizione inevitabile e produttiva in cui viene a dibattersi l'opportunista (DeCarolis, p. 64-5); la 'comunità che viene', una sorta di 'comunismo qualunque', ovverola singolarità 'qualunq'ue', senzaidentitàrappresentabile,allaqualepotrebbemetterecapo l'evoluzione dellapiccola borghesiaplanetaria, il nuovo anti-Stato (Agamben,p. 85). Prospettivealle quali manca il supportodi una individuazionedello spaziostes.sodi'critica', dellapolitica, seancoradi politicasi può e si deve parlare e, soprattutto, praticarla. Ma poi la prospettiva indicatada Agamben, esplicitamenteperseguibileper vjapolitica, non è in definitiva l'opposto specularedi quelladiVattimo: la ricerca positiva di ciò che nella società senza più classi sociali e dominatadalla piccola borghesiaplanetaria è omogeneo, invece· del pluralismo? Un comunismo 'qualunque' che non presenta caratteristicherassicuranti, né tantomeno entusiasmanti;ma più ingeneralecercare !'"altrove" nell'aldiqua si presentaoperazione certamentenon più nobile, ma nemmeno più scientifica. IL CONTESTO Dobbiamochiederci se è possibileoggi unacriticache sfugga all'alternativa tra un radicale catastrofismo, che non vede nel presentesenon condizionidi inevitabiledegradazione,e accettazione 'positiva' di condizioni che appaiono, anche a personalità non viziate di inguaribile 'umanesimo', inique, piatte, per molti aspetti intollerabili?C'è e quale è uno spazio critico, trasformativo, una volta che sia esclusa sia la "nostalgia del 'totalmente altro"' (Horkheimer),sia la nichilistica prospettiva"solo un Dio ci può salvare" (Heidegger), sia l'utopia di un non-ancora;di un "principio speranza". Una volta assodato che sono mutate le condizioni materiali date di esistenza di fatto, non sarà pur sempre necessario, indispensabileper una valutazione,per un giudizio, per la critica di tale esistente- che non si può certo ridurre alla sua insopportabilità esistenzialmentepercepita e vissuta-, un riferimento, un parametrodi tipo diverso, aldilàdi queste stessecondizionidate, di ordine morale? Se questo è vero, allora le domande si fanno ancoradipiùradicali: comepuòconvivere taleprincipioeticocon il nichilismoe il disincanto;come si può 'utilizzare' il 'nocciolo neutro' dell'opportunismo per una trasformazione radicale del presente? · Domanderadicali, certo,alla soglia del metafisico;senon del teologico;ma sfuggirlenonpuò salvarenessunodallacelebrazione del 'cattivo nuovo'. Nemmenogli autori di questaricerca che rimette sui piedi l'analisi e la diagnosi sul presente e pone le premesseper andare oltre. Ma per farlo occorre coraggioe rigore teorico: non possiamo affidarci né al presente né a qualche talpa che·scavisilenziosamenteal di fuori della nostra vista. Coraggio e. libertà Empirici ed eretici, da Bobbio a Pasolini Marino .Sinibaldi C'è stata in Italia, lungo tutto il secolo che sta per finire, una piccola,preziosaschieradipensatori,politici, intellettualidisorganici. Non proprio emarginati e ignorati: per fa maggior parte si trattadi figureconosciute,studiate, in qualchecasoperfinovenera- .te. Ma oggi colpisce ii loro apparire irrimediabilmenterimossi, liquidati,sconfitti;senzaeredi,senzariconoscimentisenonipocriti e formali, senza influenza·su quella che è stata ed è la storia politica,socialee culturaledel nostropae~e. Il motivosembra semplice:sono personaggimai appartenuti, senonmarginalmentee suposizionidi fronda,criticaeminoranza, apartiti,mafie,grandifamiglie:anessunadellelobbieschein Italia danno"visibilità",identità,potere. Ma il vero motivo è •più profondo e decisivo:.sono stati personaggi estranei al caratterenazionale,a quel mistodi trasformismoe demagogia,di familismoe cattolicesimo,di ideologiae compro,nesso che nel corso dei secoli - ma ·a me sembra in maniera straordinariamenteacceleratain questoNovecento...:_ha costituito la nostra razza, gli italiani. Sto parlando di una linea discontinuae disomogeneache va da Gobetti e Salveminifmo a Capitinie donMilani;e sfioratutteleminoranze,le eterodossie,le dissidenzereligiosee politiche:comunistie cattolici,estremistie liberali,laici e radicali.Gente che non ha mai vinto,ma che oggi sembra conoscere una sconfitta più ·profonda.e dolorosa, quasi definitiva, tanto l'Italia solida, sazia e sicura di sé che abbiamo sotto gli çcchi è antiteticamentediversa da quella che avevano NorbertoBobbio. immaginato, desiderato, proposto. Perfino il riconoscimentoe l'assunzionediquestacultura(ma il termine è troppo forteper percorsi, esperienze e persone così differenti) che oggi propone e si propone il Pci appaiono tanto necessariquantotardivie inqualche modo patetici.Come appro- , priarsi non di una bandiera semplicementelasciatacaderemacosì consumata da non mostrare più formanécolore.Tra i disastricui- .• turali e politici del dopoguerra italianoquestonon è statodeiminori: aver sterilizzato non una tradizionema una serie di esperienze e contributi, di immagini possibilidell'Italia e degli italiani._Anche qui il motivo più evidente-loschiacciamentoaopera delledue granditradizioni,cattolica e marxista- è il meno rilevante.·E conta molto di più una sortadi antropologicaestraneità, 11

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