IL CONTESTO Pomeriggio al Burghy (fo_lodi Edoordo Fornaciori). condotta".E molti segnalarocomeprimo autore a usare il termine Giuseppe Mazzini (1872), di cui lo stesso Battaglia riporta il brano seguente: "L'opportunismo accenna inevitabilmente a limiti di tempo e di condizioni che un principio non cura". Dunque, un significato non limitato esclusivamente all'uso politico, certamente prevalente, al punto che a esso è dedicata una voce di Gianfranco Pasquino, nel Dizionario di politica, a cura di Bobbio-Matteucci-Pasquino, UTET, Torino, 1983. Basta pensare al significato 'dogmatico' adoperato esclusivamente nel marxismo, e segnatamente nell'opera di Leni,(l, dove sta.a indicare l'abbandono, il tradimento della corretta linea di interpretazione dei principi teorici del marxismo. , L'estensione del concetto comprende invece; in generale, l'ambito individuale e sociale, con una forte, decisiva, connotazione morale. Negli autori del libro in questioné tale connotazione è pressoché completamente taciuta, o meglio sapientemente neutralizzata. Vediamo le definizioni che Virno e De Carolis, nei saggi che aprono il volume e ne offrono la griglia generale, forniscono dell'oppor!Unismo. De Carolis parla del "flessibile adattamento della propria identità al continuo mutare delle circo- . stanze", rilevando, insieme alla sua diffusior:ie, il dato sorprendente della sua diffusione proprio "in quegli strati e in quei gruppi sociali che nei decenni scorsi erano stati i portavoce di istanze radicali di trasformazione etica e politica". Si tratta di una 'tonalità.emotiva', di una 'modalità di esperienza nuova e importante', di una nuova e necessaria 'arte ·del vivere' nella nostra epoca del disincanto, allorché il mondo diventa ambiente e si realizza una "tendenziale dissoluzione dell'eticità tradizionale". Ma per la verità non tutto è 'nuovo': a questo tipo di 'arte del vivere', di cui l".p-te di arrangiarsi' è una variabile soltanto più meschina, nella prima età moderna sono state dedicate analisi e veri e propri manuali. Alla simulazione e dissimulazione veniva addestrato ed educato ogni soggetto; certo, quei soggetti allora èonsiderati tali, dal principe al politico, dall' 'uomo di corte: all' 'uomo di mondo', al saggio. Alla capacità di cogliere I' occasione, proprio nel nome di un mondo moderno che ne offre tante ma a chi le sa scegliere tempestivamente, alla necessità di essere opportunisti, è esplicitamente rivolto più di una aforisma del gesuita spagnolo Baltasar Graciàn, nell''Oracolo manuale. Nel§ 77 Sapersi adattare a tutti, addirittura si invita il saggio a comportarsi come Proteo: "essere dotto con il dotto e santo con il santo". Ma è nel § 288 Saper cogliere l'occasione che troviamo la più estesa illustrazione: "Ragionare e governare dipendono sempre dal caso, ed è giùsto che sia così; bisogna volere quando si può, perché il momento e l'occasione non aspettano nessuno. Non bisogna procedere nella vita secondo regole generali, tranne 10 nel caso in cui si debba seguire la virtù; né si possono imporre leggi assolute alla volontà, perché può accadere di dover bere domani l'acqua che oggi si disprezza. Ci sono alcuni così para- .dossalmente inopportuni che pretenderebbero di vedere le circostanze adattarsi alle loro manie per condurli al sucèesso, e non capiscono che la realtà è proprio l'opposto. Ma il saggio sa bene che il nord della bussola della prudenza consiste nello scioglier le vele al vento dell'occasione." Il punto di vista teorico, la collocazibne di Vimo e compagni, trova in alcune posizioni 'di successo' il suo bersaglio polemico. Innanzi tutto, contro il pensiero debole e il suo fragile ottimismo, che converte immediatamente la lettura dei fenomeni in giudizio storico e teorico. In relazione a Vattimo, lo stesso Vimo, in "il manifesto", 11 maggio 1989, chiarisce consonanze e dissonanze. Yimo concorda con l'analisi del postmoderno come perdita di direzione univoca del la storia, indirizzatasi in una comunicazione generalizzata, nella proliferazione e disseminazione delle 'visioni del mondo'; l'effetto è stato una perdita di centro e di fondamento.Io 'spaesamento'. Ma Vattimo-equi inizia il disaccordo - legge proprio in esso la possibilità di emancipazione: il vero conterrebbe in sé anche il principio del giusto. Virno si chiede se · davvero lamolteplicità, in quanto tale, allenta il dominio; o se non è invece vero proprio l'opposto, che cioè il dominio si articola nelle labili e mobili identità. Il postmoderno, sviluppo specifico del modo di produzione dominante, stadio in cui'l"'agire comunicativo" è divenuto il tratto saliente del processo lavorativo materiale, non-è per Vimo riducibile alla coppia uno/molti. Un altro bersaglio polemico è l'illusorio, semplicistico, miraggio di un'etica comunicativa che consentirebbe una 'trasparente' e 'positiva' comunicazione tra soggetti (ma quali? se è proprio questo il punto critico in discussione: la crisi di ogni soggettività 'forte'). Infine, c'è un atteggiamento comune contro ogni teoria critica, fondata inevitabilmen,te - sembra di capire- su.un'etica fondativa di tipo tradizionale, cioè su parametri che non corrispondono più in alcun modo alla realtà; contro ogni utopia, che fondi su un 'altrove' la propria prospettiva, relegandosi ali' impotenza interpretativa rispetto al presente. . · Oltre la descrizione e'la diagnosi, c'è invece il tentativo di scoprire un 'nocciolo neutro', la condizione della nuova realtà, ma assunta come principio inèvitabile di ogni possibile trasformazione del presente. Gli autori infatti mettono le mani avanti: il presente non gli sta bene, auspicano profonde, rivoluzionarie trasformazioni. Il loro obiettivo è piuttosto cercare - o anche soltanto intravvedere- se esiste una qualche possibilità di trasformazione tenendosi sempre e solo aldiqua, senza nemmeno prospettarsi qualche condizione di giudizio e di prospettiva che vada aldilà delle condizioni date. Ma torniamo indietro, all'analisi del presente·, alla caratterizzazione della situazione attuale.L'elemento essenziale appare la fuoriuscita dalla società del lavoro, che caratterizza l'attuale tendenza oggettiva di sviluppo della società, con la centralità del 'generai intellect' sul lavoro produttivo.L'analisi di Marx, Fr(lmmento sulle macchine, nei Grundrisse, sarebbe in gran parte confermata e. verificata. Ne risulta una realtà in cui il tempo di · lavoro essenziale è quello della macchina informatica; il terziario è il luogo della produzione dell'informazione e insieme spazio di estrinsecazione dell'opportunismo. L'ordine di_grandezza della trasformazione, più che epocale, è paragonabile a quellàavvenuta con il passaggio dall'oralità alla scrittura (Piperno, p. 116).
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