STORIE/BAGATII All'improvviso era tutto chiaro ma non avevo il coraggio di pensarci. Ero tutto sudato sotto la mimetica, zuppa d'acqua. sagoma della penna. Faceva freddo ma la poltrona era comoda e avrei potuto riacchiappare il sonno appena avessi chiuso gli occhi. Pensai a Mirko che ora se ne stava in branda, con gli altri, in camerata, a guardare il soffitto nel buio senza riuscire a prendere sonno. Pino teneva la testa poggiata all'indietro contro lo schienale e si era coperto gli occhi con un braccio: forse si era addormentato. Forse. Bisognava stare attenti ai rumori. La porta era chiusa ma un'ispezione è un'ispezione e se fosse passata di lì era meglio sentir la. "Cerca di tenere gli occhi aperti- pensai -non scazziamo proprio ora. Cerca di stare in campana vecchio Prof'. Poi sentii le gambe pesanti e un po' di calore lungo la schiena. Molto dolce. · Aprii gli occhi e sobbalzai col cuore in gola. Avevo la lingua secca e la testa indolenzita. Guardai l'orologio. - Cristo di Dio, Pino. Svegliati. Svegliati! Sono le quattro meno venti! Siamo fuori di un quarto d'ora. Corriamo! Pino scattò dalla poltroncina come una molla e arraffò in fretta il fucile e il cappello. Cercò la chiave e il fucile gli cadde per terra con un rumore sordo. Lo raccolse bestemmiando. Mi tremavano le gambe e dopo un secondo eravamo già fuori, sotto la pioggia, correndo verso la porta centrale. - Corri, Pino, corri. Qui succede un casino. Che cazzo c'inventiamo ora? - Dio, Dio, ora no, ora no. Correvamo nel buio schizzando l'acqua dalle pozzanghere senza badare più alla pioggia, al silenzio e al freddo. Napoli: la recita continua sulla scena e nella vita GOFFREDO FOFI LA GRANDE RECITA Introduzione di Vittorio Dini COLONNESE EDITORE tel. 081/459858 "Sei anni, fino a sei anni per chi si addormenta in guardia. Sei anni". Andavo avanti come un ubriaco. Il basco mi scivolava dalla testa. Me lo tolsi con una mano mentre con I' altrastringe.vo il legno viscido del fucile. Il sangue mi batteva nelle tempie con violenza. Pino continuava a ripetere: - Ora no, ora no, no ... no ... no ... Sbucammo sul piazzale girando dietro alla palazzina bassa dell'infermeria. Dall'altra parte, sotto l'arco della porta centrale, vidi Valentini in piedi, illuminato dalla luce giallastra della lampadina. Era solo. Appena ci vide alzò un braccio e fece cenno di far presto. Continuammo a correre con la gola in fiamme e le gambe pesanti. - Ma che cazzo avete combinato? Manca un quarto alle quattro! Stavo per venire a cercarvi ormai, non sapevo che pensare. Ho preso anche quella ... Indicava la lampada portatile al neon che aveva appoggiato in un angolo. Cercai di riprendere fiato. Pino si era appoggiato al muro: teneva la testa all'indietro con gli occhi chiusi, la faccia pallida e tirata, il respiro affannoso. -Non so che è successo Val. Ci siamo addormentati. Pino aveva la chiave dell'officina falegnami. Ci siamo imboscati lì dentro. Poi non lo so. Abbiamo dormito come massi. - Dio cane mi avete spaventato davvero: se non eravate voi due avrei già dato l'allarme. C'è mancato poco Prof, c'è mancato davvero poco. 'INDIC F ,n ( ,l!u,I., ,I/(! d, IJi.:,n1 11/t 1, • LI ,IJ.!,()1/() t 11 Il, 1JdN1 , 111 1.il.Jll::J . . 97
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